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Agosto-Settembre 2020/2020 - Articoli e Inchieste
Criminalità organizzata
‘Ndrangheta in Veneto, altre due retate
di Marco Scipolo

“Isola Scaligera” e “Taurus”: i maxiblitz di Polizia e Carabinieri, coordinati dalla Dda veneziana, contro le filiali della mafia calabrese radicate da decenni nel Veronese.

Ancora ‘ndrangheta all’ombra dell’Arena. A giugno e a luglio, nel Veronese, sono stati sferrati, dalle Forze dell’Ordine e dalla magistratura antimafia, due duri colpi contro i tentacoli della criminalità organizzata calabrese: nuove inchieste giudiziarie ed arresti che, uniti alle precedenti operazioni di polizia in Veneto per combattere le cosche, svelano un radicamento profondo delle mafie, favorito anche dalla complicità di colletti bianchi e di imprenditori (non sempre soltanto vittime), nella ricca regione del nord-est.
Il 4 giugno scorso è scattato il blitz della Polizia di Stato per azzerare una presunta locale di ‘ndrangheta, attiva da oltre vent’anni a Verona e provincia. È l’operazione “Isola Scaligera” coordinata dalla Dda di Venezia (pm Lucia D’Alessandro). Bilancio dell’inchiesta: 26 misure cautelari (17 arresti in carcere, 6 ai domiciliari e 3 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria) per accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa, riciclaggio, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di beni, truffa, emissioni di false fatturazioni per operazioni inesistenti, corruzione e turbata libertà degli incanti. I beni sequestrati ammontano a circa 15 milioni di euro. La Questura veronese sottolinea che «l’inchiesta, che si è sviluppata anche grazie al contributo di alcuni collaboratori di giustizia, ha evidenziato le condotte criminali degli indagati soprattutto in attività di corruzione ed estorsione e nel mantenere rapporti affaristici con le altre organizzazioni presenti nelle altre regioni, attività tipiche delle ramificazioni extra-regionali della ‘ndrangheta».
Secondo gli inquirenti, a guidare il gruppo malavitoso, collegato alla cosca degli Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto (Kr), sarebbe Antonio Giardino, detto “Totareddu”. La maxioperazione ha visto impegnati le Squadre Mobili di Verona e di Venezia, lo Sco (Servizio centrale operativo) e l’Anticrimine. L’indagine, con intercettazioni ambientali e pedinamenti, è partita dal ricovero del presunto boss Giardino in ospedale, dove egli parlava senza remore delle sue attività delinquenziali: una microspia piazzata dalla Polizia nella camera da letto dell’ospedale di Negrar (Vr) ha registrato gli ordini che impartiva ai suoi fedelissimi.
L’ipotetica cellula ‘ndranghetista, una gemmazione locale della casa madre, è imperniata sulla numerosa famiglia Giardino ma non solo. Varie le attività lucrative messe in atto, anche con l’intimidazione: traffico di cocaina, affari con le sale da gioco, riscossione del “pizzo”. La ‘ndrina, interessata pure al traffico di rifiuti, avrebbe usato aziende edili fittizie per giri di false fatturazioni e per ripulire i capitali illeciti. A libro paga del clan figurerebbero anche imprenditori, un commercialista e un vicedirettore di banca. La cosca non avrebbe trascurato nemmeno i contatti con rappresentanti della pubblica amministrazione. Agli arresti domiciliari sono finiti, tra gli altri, Andrea Miglioranzi (accusato di tentata turbativa d’asta e di corruzione) ed Ennio Cozzolotto (incolpato di tentata turbativa d’asta), rispettivamente ex presidente e direttore di Amia (Azienda multiservizi di igiene ambientale), la società municipalizzata veronese per i rifiuti. Secondo la Procura, i due dirigenti di Amia avrebbero svenduto la loro funzione pubblica: abusando dei loro poteri si sarebbero adoperati per turbare la gara sulla fornitura di formazione per corsi antincendio, in particolare agevolando Francesco Vallone, gestore del Centro studi “Enrico Fermi” di Verona e ritenuto affiliato al clan.
Il 3 maggio 2018 Miglioranzi (presidente di Amia fino a settembre 2018) avrebbe ricevuto una “mazzetta” di 3 mila euro dal faccendiere Nicola Toffanin, rodigino di Occhiobello ma residente a Verona, considerato uno dei soggetti operativi della cosca, che li avrebbe consegnati per conto di Vallone. Il pm aveva ipotizzato, sia per Miglioranzi che per Cozzolotto, anche il concorso esterno in associazione mafiosa, ma il gip Barbara Lancieri ha ritenuto insussistente tale incriminazione. Il tribunale del riesame di Venezia ha fatto poi cadere l’accusa di tentata turbativa d’asta per Miglioranzi lasciandolo però ai domiciliari per l’ipotesi di corruzione.
A Cozzolotto sono stati revocati gli arresti domiciliari ed è stata annullata, per mancanza di indizi di colpevolezza, anche l’interdizione dallo svolgimento per sei mesi delle sue funzioni, visto che la gara in questione per i corsi antincendio non sarebbe mai stata bandita da Amia: anche per lui si è frantumata l’accusa di tentata turbativa d’asta.
Miglioranzi (entrato nel maggio 2019 in Fratelli d’Italia, che dopo il blitz l’ha sospeso) proviene politicamente dall’estrema destra veronese. Ex membro della band Gesta Bellica (le cui canzoni omaggiano nazisti come Priebke), del Veneto Fronte Skinheads e della dirigenza provinciale di Msi-Fiamma Tricolore, fu capogruppo in consiglio comunale della lista di Flavio Tosi il quale, dunque, lo sdoganò nel suo primo mandato di sindaco di Verona (2007-2012). E proprio l’amministrazione Tosi, durante il suo secondo mandato, lo designò presidente di Amia. Per una vicenda slegata dall’odierna inchiesta, Miglioranzi ha di recente risarcito Amia con 5 mila euro e patteggiato una pena di 14 mesi in merito ad un’accusa di peculato per fatti avvenuti tra il 2016 e il 2017: gli era stato contestato di aver utilizzato la carta di credito aziendale per effettuare spese personali (una serie di trasferte in hotel con pranzi, spese per carburante, taxi e pedaggi autostradali).
Nelle pieghe dell’inchiesta Isola Scaligera l’ex sindaco Tosi, attuale consigliere comunale, risulta indagato per concorso in peculato (non per mafia) per un fatto che risalirebbe all’estate 2017 e dal quale egli si mostra oggi sicuro di uscire totalmente estraneo (nessuna misura è stata emessa a suo carico).

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