home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 14:47

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
ottobre/novenbre/2004 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Islam
In cerca della pace
di Ugo Rodorigo

Sono trascorsi oltre tre anni dalla tragedia dell’11 settembre 2001. Non ci sono parole adatte a descrivere quello che il mondo ha provato di fronte alle scene che hanno segnato uno dei giorni più neri nella storia dell’umanità.
Questo è stato l’inizio del nuovo millennio, un orrore vissuto in diretta tv di quanto è accaduto. L’attacco agli Usa ha dimostrato quanto siano vulnerabili tutte le più sofisticate tecnologie che non sono riuscite ad impedire una catastrofe. Il terrorismo voleva colpire lo strapotere occidentale e tutta l’umanità si è sentita ferita da questa globalizzazione del terrorismo da cui doversi difendere.
Dopo il tragico gesto, gli americani feriti nel corpo e nell’orgoglio hanno reagito con determinazione per non lasciarsi sopraffare dalla disperazione.
La reazione è stata intelligente? Questo attacco terroristico dell’estremismo islamico non deve trovare rivalsa verso tutto l’Islam. Coloro che hanno organizzato ed attuato l’aggressione vanno individuati e puniti, ma l’Islam non è una realtà unitaria e non tutti sono invasati fanatici. Il fanatismo religioso copre un desiderio di liberazione e la richiesta di un mutamento economico e politico nei loro confronti. Quindi l’obiettivo è quello di allargare il dialogo, il confronto, per arrivare a risultati concreti e poter apprezzare e godere il meraviglioso dono della pace.
Dopo la decisione di portare un’avventata impresa bellica in Iraq, da parte dell’Amministrazione americana, conclusa con la destituzione del dittatore Saddam Hussein, si sta tentando il passaggio dei poteri ad un governo iracheno. Ma la gente, a Baghdad, non sente ancora questa “liberazione” carica di disordine, terrorismo, insicurezza.
Sequestri di persona, furti, attentati, sono realtà quotidiane. Le distruzioni che provocano gli attentati, che si susseguono, aggravano la situazione, mancano i servizi indispensabili, acqua, luce e la vita si svolge in una insopportabile precarietà.
Nulla si risolve se non si mette mano alla ricostruzione, ma il governo che si cerca di varare sarà in grado di risolvere la situazione?
Purtroppo la maggioranza della popolazione che aspira alla pace, resta silenziosa; si organizzano e agiscono soltanto le minoranze più aggressive che intimidiscono chi vorrebbe esprimersi liberamente.
Il più grande problema resta il terrorismo alimentato dall’interno e dall’esterno. Contro i contingenti di pace stranieri, le minoranze sunnite e sciite si sono unite in nome di un Islam simbolico, rivendicando i loro diritti. Il paese è diviso in tre aree: il Nord, il Sud sciita e il Centro sunnita. In questa situazione l’ordine pubblico deve essere affidato al popolo iracheno, ma forze multinazionali devono assicurare assistenza al governo centrale che, con l’aiuto internazionale, possa avviare la ricostruzione politica e morale dell’Iraq.
C’è una società civile musulmana che aspira alla nascita di un Islam compatibile con la democrazia mondale. I musulmani che vivono in Italia, proprio mentre la guerra del terrore islamico ha toccato le vette più alte della follia omicida in tutto il mondo, fanno sentire la loro voce per dire che loro sono contro questo terrorismo, con un “Manifesto contro il terrorismo e per la vita”. Questa maggioranza moderata riconosce che i terroristi sono tali per totale “mancanza di Islam”. Il Corano proibisce il suicidio e l’assassinio. Su questa maggioranza moderata dei musulmani in Italia si cerca di attuare la proposta di una Consulta islamica come interlocutore dello Stato che li ospita.
Ci chiediamo che cosa sta succedendo all’umanità; è un passato che esplode, un passato di odi e rancori per cui vogliamo prendere una rivincita.
Per costruire il bene dobbiamo rivivere un passato di male. Dalla distruzione nascono energie, cresce il senso di responsabilità. Forse domani avremo un Islam migliore e fin da ora iniziamo a non condannare l’Islam, nel suo insieme, perché si trova ora in grande difficoltà. L’Islam deve chiedersi che cosa vuole essere, se paura o speranza. L’assassinio non può avere valore sacro, né si può fingere di credere che si uccide in nome di Dio, perché Dio insegna ad amare ogni uomo. L’uomo di fede insegna e trasmette il bene agli altri, ma non si può imporre la fede con la forza.
Guardando agli attacchi terroristici si piange per la fine di vite innocenti, ma non dobbiamo disperare ed invece credere negli uomini. Nel passato ci sono state altre sciagure, ma dobbiamo sperare poiché il mondo alla fine cambierà in meglio. La sciagura fa parte del destino e serve a scuoterci. A fare scelte migliori poiché, per uscire dall’indifferenza e dalla rassegnazione, abbiamo bisogno di una forte spinta.
Questo nostro tempo, tanto violento e travagliato, riguarda tutti e tutti abbiamo bisogno di scoprire le cause di questa violenza, per non diventarne complici. Capire che non ci sono guerre giuste come non c’è un terrorismo giusto. Tutte le guerre, tutti terrorismi e tutte le violenze sono ingiuste. Solo la pace è giusta.

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari