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ottobre/novenbre/2004 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
La grandezza di un simbolo
di Ugo Rodorigo

Il grande Anfiteatro Flavio prese il nome di Colosseo fin dal Medio Evo per la sua grande mole e per la vicinanza alla colossale statua di Nerone presso la quale sorgeva. La sua costruzione venne avviata da Vespasiano nel 75 d. C. e terminata da Tito nell’80. E’ situato tra il Palatino, il Celio e l’Esquilino. E’ a pianta ellittica, una circonferenza esterna di 596 metri ed alto 57 metri.
L’esterno è costruito in travertino mentre all’interno è in mattoni. L’arena misura 76 metri per 56 ed ha quattro ordini di scalinate.
All’esterno, si presenta con tre ordini di arcate sovrapposte. Nel III secolo fu danneggiato da un incendio e ripristinato diverse volte. Nel IV secolo fu abbandonato fino al XIX secolo quando fu necessario rinforzare le parti murarie non più stabili.
Nel 1979 il Colosseo ha corso seri rischi tanto da dover intervenire prontamente ed affrontare un intervento per salvare questo monumento della Capitale, testimone del passato glorioso di Roma. I rischi ora non si presentano più, tanto da ospitare rappresentazioni culturali in questo monumento che, senz’altro, è tra le meraviglie del mondo.
L’Anfiteatro venne eretto per contenere cinquantamila spettatori come desiderato da Vespasiano. L’area sulla quale sorge era un lago che Nerone aveva fatto realizzare davanti al suo splendido palazzo, la famosa “Domus Aurea”, anch’essa recuperata di recente dopo una lunga stagione di restauri.
L’Anfiteatro venne terminato e inaugurato da Tito, figlio di Vespasiano, con festeggiamenti durati cento giorni. Il popolo entusiasta assisteva a spettacoli dove il sangue era l’elemento principale. Senza distinzioni, il sangue dei gladiatori e quello delle belve, scorreva in spettacoli sadici e feroci fino alla morte.
Questi spettacoli, grondanti sangue, erano attesi e seguiti da tutto il popolo che ne veniva informato attraverso manifesti affissi nella città. Gli imperatori promuovevano questi eventi con grande frequenza specialmente per celebrare le loro vittorie e dimostrare la loro potenza al popolo che mostrava di gradirli.
Più restii a seguire questi spettacoli furono Adriano e Marco Aurelio che ostentarono la loro indifferenza. Gli organizzatori di giochi erano, nella maggioranza dei casi, magistrati o questori per ottenere come riconoscimento un avanzamento di carica. I giochi avevano durata variabile da pochi giorni ad un mese ed oltre. I costi, per gli organizzatori, erano alti. Ma le spese venivano coperte anche da elargizioni che servivano anche per procurarsi belve, gladiatori, giocolieri, ecc. L’”editor”, così era chiamato l’organizzatore, veniva coadiuvato da un impresario che, attraverso varie “agenzie”, si procurava gli animali esotici.
Quando tutto era pronto, il popolo aveva la possibilità di ammirare da vicino i gladiatori, valutarne il fisico e dare inizio alle scommesse. Quando l’”editor” scendeva nell’arena iniziava una musica che accompagnava l’esibizione e sottolineava i punti salienti dello spettacolo. Le lotte tra gli animali e gli uomini finivano sempre in una mattanza.
Si ricorda che per lo spettacolo d’inaugurazione offrì combattimenti di gladiatori e furono uccisi novemila animali. I gladiatori combattevano nel pomeriggio di fronte alla folla che cercava in tal modo di divertirsi. Ammiravano gladiatori professionisti dalla muscolatura possente, scolpita da allenamenti estenuanti.
L’inizio veniva dato dai “reziari” che cercavano di imbrigliare l’avversario per poi pugnalarlo. L’avversario indossava un grande elmo, con la mano sinistra reggeva lo scudo, con la destra la daga.
Altri gladiatori assalivano gli avversari con un laccio che serviva per strangolare. All’alba del giorno successivo restava soltanto uno dei due contendenti.
Alcuni anni fa, nel Colosseo venne allestita una mostra divisa in tre sezioni: nella prima parte veniva illustrata la costruzione dell’Anfiteatro. Nella seconda sezione erano esposti dipinti e sculture, provenienti anche da altri anfiteatri romani. Nell’ultima sezione erano raffigurati gli spettacoli.
Si potevano anche ammirare strumenti musicali originali usati nell’antica Roma, come trombe che dovevano creare l’atmosfera durante i giochi. E poi, statuette raffiguranti gladiatori in lotta, elmi in bronzo…
La parte più spettacolare della mostra era rappresentata da rilievi raffiguranti combattimenti, trionfi e lotte con le belve.
Provenienti da un ritrovamento dell’Ottocento, furono esposte armi di offesa e di difesa (incise con scene di mitologia), plastici di macchine sceniche usate durante le esibizioni spettacolari.
Tutto per ricordarci gli spettacoli orrendi ma affascinanti di un tempo che fu

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