Il brillante risultato della mobilitazione ferragostana del Siulp non può che suscitare il plauso di tutta l’organizzazione e la sincera gratitudine per la competenza e la caparbietà del nostro Segretario generale.
Non possiamo esimerci nel condividere pienamente sia nel linguaggio mediatico che nella difficile conduzione della trattativa, l’operato di Oronzo Cosi, il quale ha colto i tratti salienti del lungo e difficile processo di democratizzazione, mai concluso, della Polizia di Stato rivendicando con energia e convinzione la destrutturazione dello strisciante militarismo della sicurezza, l’impegno all’attuazione della Commissione Interno presso la Camera dei Deputati e Senato.
Una rivendicazione che oltrepassa gli interessi meramente categoriali per salvaguardare un interesse più generale che è la tenuta democratica della nostra Nazione.
L’impegno a diversificare definitivamente la compagine contrattuale e normativa di un Comparto distinto da quello dell’esercito, contro l’assurda contrapposizione dell’Arma, e non meno importante, l’istituzione di una Commissione tecnica presso il Viminale per risolvere e migliorare la problematica del riordino delle carriere e la valorizzazione del ruolo dirigenziale; baluardo resosi necessario per garantire una risoluzione non avventurosa e demagogica, come proclamato da sindacati all’arrembaggio, ed ulteriore garanzia per l’identità civile della Polizia di Stato, rifuggendo da gerarchie militaresche.
Bisogna riconoscere che non è da poco far confluire il Sap nelle dinamiche progettuali e garantiste del Siulp. Il susseguente corollario di alcune rivendicazioni categoriali e di riallineamento non possono che concludersi nella piena fiducia e conferma del mandato del Segretario generale.
Ciononostante, è doveroso esprimere alcune riflessioni con il solo intento costruttivo di vigilare e rafforzare il gravoso impegno e carico di responsabilità che tutta l’organizzazione ha sostenuto, in questi cruenti giorni, in nome e per conto degli iscritti rappresentati e dei poliziotti. Un persorso futuro che si annuncia, comunque, a lungo termine e non immune da pericolosi ripensamenti o contromosse dell’ormai vorace marzialità che ha invaso il nostro Paese.
Non bisogna nascondere che altre organizzazioni sindacali sono rimaste all’asciutto da questa improvvisa e grande mobilitazione generale dei maggiori sindacati di Polizia, oltre che deluse dal non accadimento di quello che acclamavano flop annunciato e dalla mancata occasione di concretizzare la prima manifestazione contro il governo da parte dei poliziotti. La loro amara constatazione della grande forza di persuasione del Siulp non li farà desistere nel futuro da rancorosi attacchi e livori già manifestati su alcuni giornali.
Insomma, occorre rilanciare e rafforzare il prezioso principio di “democrazia interna partecipata” che valorizzi l’unitarietà nel pluralismo della nostra organizzazione sindacale.
Non serve il garante unico, che spesso si trova solo, nella contrapposizione con l’Amministrazione ma occorre la compartecipazione e condivisione di tutti i quadri e soprattutto della base, spesso frastornata dalla disinformazione interna o peggio dalla controinformazione.
Il metodo non deve diventare “il merito” o addirittura il solo fine, dimenticando la storia, la cultura, la tradizione del Siulp.
Il fine deve essere raggiunto attraverso la trasparenza dei metodi, la collegialità della scelta, la compartecipazione totale all’attività non solo dei centri decisionali e dei quadri ma anche degli iscritti, il rigoroso rispetto di persorsi democratici e vincolanti per tutti.
Cosi ha usato un linguaggio democratico ed accattivante che ha affascinato e convinto l’opinione pubblica ma anche compagini ostili nei nostri confronti.
Ora è necessario, tutti insieme, reggere e possibilmente rafforzare l’immagine di un sindacato, che oltre a trascinare sindacati ed associazioni gelosi della loro autonomia in battaglie da loro avversate nel passato, riesce a superare l’aspetto categoriale per abbracciare quello solidale. Questo ci differenzia dai sindacati autonomi e bipartisan.
Al Siulp non può sfuggire l’ingresso privilegiato dei volontari in esercito nella Polizia, non può non esprimersi nel rincaro dei costi e della vita anche per gli operatori di Polizia, dovrà salvaguardare i diritti dei poliziotti ma anche dei cittadini non rifuggendo ad affrontare temi spinosi come la giustizia, l’ordine pubblico, il terrorismo, la droga ma anche la disoccupazione, il malessere sociale, l’abbattimento del welfare state, della giustizia minorile e perché no dell’economia.
Uno sguardo a 180 gradi per non essere sorpassati, in una parola, il recupero della “cultura confederale” per meglio chiarire i rapporti non elusivamente con questa o quella confederazione ma con il mondo sociale e politico intero, senza preclusioni ma con la forza del buon senso che ci contraddistingue, il dialogo ed il confronto con le associazioni civili e spontanee.
Non bisogna accontentarsi del riallineamento di qualche ruolo in sofferenza ma mettere mano, o almeno avere il coraggio di mettere mano, ad una seria riforma istituzionale che sia ancorata alla professionalità, alla dignità di ogni singolo ruolo, ai profili ben delineati non trascurando l’impegno a riformare il regolamento di disciplina meno marziale è più deontologico.
Valorizzazione del ruolo dirigenziale accompagnato alla valorizzazione di tutti i ruoli, con una reale apertura alle carriere, seppure con criteri selettivi, non ancorata alla mera anzianità o premialità perniciosa.
Se vogliamo concretamente far rispettare l’impegno alla non militarizzazione dobbiamo spogliarci al tavolo tecnico di ogni gerarchizzazione rigida, basata sulla distinzione tra graduati, sottufficiali ed ufficiali, promuovendo la valorizzazione di chi ogni giorno svolge mansioni o funzioni superiori ed assume responsabilità oltremodo il proprio ruolo piuttosto che la semplice appartenenza al ruolo nominale.
È agli occhi dei più savi, che è necessario depotenziare la rincorsa alle carriere cercando paragoni con i paralleli ruoli militari, è una strada senza sbocchi degna del peggiore demagogo.
Altra partita importante e da non rimandare a piè di agenza è la contemporanea valorizzazione della formazione permanente che deve essere un’occasione di arricchimento del proprio bagaglio culturale e non annichilimento della persona in un petulante addestramento, bensì partecipazione libera a stages, convegni esterni o partecipazione a seminari aprendosi al mondo universitario e culturale.
Indubbiamente, la Commissione Interno e la diversificazione del Comparto sono una mossa strategica per consentire un modello più civile e meno marziale della Polizia ma sinceramente si spera che non sia interpretato soltanto come la soddisfazione di appetiti sociali e personali per una visibilità nella compagine governativa dei massimi vertici del Viminale.
D’altro canto il malcelato svilimento del Capo della Polizia quale autorità nazionale di pubblica sicurezza è diretta conseguenza dell’opera di scardinamento delle autorità tecniche provinciali.
Non ultimo è la verifica della concreta capacità di mobilitazione, occorre fare autocritica e capire il perché di alcune sofferenze di adesione e partecipazione proprio allora che l’organizzazione chiedeva il massimo sforzo di risorse economiche e umane.
In parte devono essere individuate nel mancato coinvolgimento della categoria ma sarebbe un errore fare il gioco dello scaricabarile, delle ferie e degli impegni ferragostani.
Il Siulp deve coinvolgere maggiormente i quadri e gli iscritti, ripristinando una maggiore informazione meno informatica ma più interattiva e personale.
Il sindacato cammina come le idee sulle gambe degli uomini e bisogna uscire dalla propria stanza dei bottoni per rendersi conto della realtà quotidiana del poliziotto.
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