home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 14:47

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
ottobre/novenbre/2004 - Articoli e Inchieste
Giovanissimi
Quando il bicchiere ha undici anni
di Carlo Lancari

Si diffonde anche nel nostro Paese la “moda” del bere. Birra, vino, ma anche superalcolici. I dati preoccupanti dell’Istituto Superiore di Sanità


Bevono per farsi accettare dagli amici, bevono perché facendolo si sentono più sicuri e alla moda, ma bevono soprattutto perché sono giovani. Troppo giovani. Il primo bicchiere arriva quando hanno appena 11 anni, contro i 14 e mezzo degli altri ragazzi in Europa, e tra loro a subire in modo particolare il fascino dell’alcol sono le ragazze, una "passione" che a dire il vero condividono con le donne adulte. ¶
Giovani e alcol, donne e alcol. In Italia sono ormai le due nuove emergenze che allarmano gli esperti, preoccupati soprattutto per il fatto che il primo contatto tra un adolescente e una qualsiasi bevanda alcolica avviene proprio tra le mura di casa. L’allarme arriva da un recente studio condotto dall’Istituto superiore della sanità che raffrontando i dati a disposizione dell’Istat ha calcolato in poco meno 900 mila i giovani sotto i 16 anni considerabili bevitori abituali di birra, vino o aperitivi alcolici, molti di più rispetto ai 781 mila registrati nel 1998. Ma lo studio evidenzia anche un’altra tendenza preoccupante, come quella che vede le donne farsi sempre più largo tra i bevitori accaniti.
I minori. Potrà stupire, ma è proprio così. Il primo contatto con una bevanda alcolica arriva quando il bambino ha appena 11 anni, vale a dire non appena messo piede fuori della scuola elementare. A piacere è in modo particolare la birra, preferita soprattutto dai maschi, seguita dal vino, dagli aperitivi alcolici che ingannano soprattutto per il loro sapore zuccheroso, e dagli amari. Un numero, quello degli adolescenti bevitori, in costante crescita. Stando infatti ai dati dell’Istat, i giovanissimi di età compresa tra i 14 e i 16 anni che già si possono considerare bevitori erano 781 mila nel 1998, per diventare 848 mila nel 2000 e passare infine ai 870 mila del 2001. Tra questi ultimi, ce ne sono poi 400 mila considerati forti consumatori di birra, vino e altre bevande alcoliche. Una categoria particolarmente a rischio in cui spicca sempre più forte la presenza di ragazze, passate dal 35,7% del 1999 al 41,6% del 2001. Nello stesso periodo i consumatori fra i ragazzi sono aumentati dal 46,2% al 51,6%.
Ma perché i giovanissimi sono attratti dall’alcol? Secondo i ricercatori dell’Iss, le motivazioni vanno cercate nell’apparente normalità della bevanda, con la quale si è abituati a convivere da sempre: “A differenza degli altri principali fattori di rischio per la salute – spiega infatti Emanuele Scafati, dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’Iss- l’alcol gode di un’accettazione sociale e di una popolarità legate alla cultura italiana del bere che poneva, fino a dieci anni fa, il consumo di vino come elemento inseparabile dell’alimentazione”. Il primo contatto che avviene quindi in maniera naturale. Negli ultimi anni, però, il rapporto con l’alcol è cambiato, fino ad assumere nuovi significati: da bevanda legata al pranzo e alla cena, a sorta di lasciapassare utile per entrare in contatto con persone che non conosciamo, fare nuove amicizie, dare “il meglio di se stessi”. Oggi, spiegano sempre i ricercatori dell’Iss, il consumo di alcol è legato in gran parte “agli effetti che esso esercita sulle performance personali”. “Si prova il primo senso di euforia che può sconfinare molto rapidamente nell’ubriachezza. L’alcol è una sostanza tossica e agisce anche abbassando la percezione del rischio”, spiega ancora Scafati.
Si beve dunque per sentirsi più sicuri e loquaci quando si è in gruppo, per apparire più trendy agli occhi degli amici. Motivazioni che spingono i ragazzi a non associare più l’alcol al cibo, preferendo bere in orari che sono lontani dai pasti. Una scelta fatta dal 12% dei giovani, ma preferita in particolare dalle ragazze (il 27,6% contro il 3,9% dei maschi). Non più vincolata agli obblighi alimentari, la gamma di alcolici da consumare può quindi allargarsi a volontà. Fatta eccezione per la birra, che resta sempre tra le bevande preferite, ad essere amati in modo particolare sono i nuovi cocktail a base di frutta, solo in apparenza innocui visto che il loro contenuto di alcol può variare tra 3,5 e 8 gradi. “Oltre che dal sapore zuccherino, i giovanissimi sono attratti dai colori vivaci e dalle forme gradevoli delle bottiglie – prosegue Scafati – Più che come alcolici li usano come un simbolo che ha un valore estetico, anche nel gesto di tenere la bottiglia in mano. Probabilmente l’alcol aiuta i giovani a sentirsi più inseriti nel gruppo perché se bere è un’abitudine diffusa, allora si tende a bere per fare come gli altri”.
Le donne Rappresentano un capitolo a parte della ricerca condotta dall’Istituto superiore di sanità che denuncia un aumento delle donne che abusano di alcol. Nel 1998 le consumatrici di bevande alcoliche erano il 58,6% della popolazione femminile, ma già nel 2001 erano diventate il 63%. Il picco più alto di consumi si è avuto nella fascia di età compresa tra i 25 e i 44 anni, dove si è passati dal 64,7% di bevitrici del 1998 al 68% del 2001, e in quella più matura compresa tra i 45 e i 64 anni, dove si è passati dal 62,2% del 1998 al 68% del 2001. Tra i motivi che portano una donna a bere c’è la mancanza di realizzazione dei progetti giovanili, ma anche le esperienze negative dal punto di vista affettivo e familiare, le difficoltà di affermarsi nel mondo del lavoro e quella di soddisfare i ruoli tradizionali di moglie e madri. Rispetto all’uomo, però, le donne rischiano di più a causa dell’alcol. L’avere un organismo più vulnerabile rispetto a quello maschile le porta, infatti, a pagare in termini di salute un prezzo più alto. Non riuscendo a metabolizzare bene la molecola, infatti, le donne che bevono sono in grado di eliminare solo la metà dell’alcol che riesce a smaltire l’uomo. “Come a dire – spiega lo studio dell’Iss – che a parità di quantità ingerite le donne rispetto agli uomini sperimentano in misura doppia gli effetti negativi dell’alcol”.
I costi sociali. Secondo i dati forniti dal World Healt Report (Organizzazione mondiale della sanità 2002), ogni anno possono essere attribuiti direttamente o indirettamente all’alcol: il 10% di tutte le malattie, il 10% di tutti i tumori, il 63% delle cirrosi epatiche, il 45% di tutti gli incidenti, il 9% delle invalidità e delle malattie croniche. Nell’intera Europa un giovane su quattro, di età compresa tra i 15 e i 29 anni, muore a causa dell’alcol, che rappresenta attualmente il primo fattore di rischio di invalidità, mortalità prematura e malattia cronica tra i giovani europei.
Ugualmente preoccupanti le cifre che riguardano i ricoveri in strutture ospedaliere, fornite in questo caso dalla Società italiana di Alcologia. Secondo questi dati, il 10% dei ricoveri è attribuibile all’alcol. Nel 2002 sono stati 1.267.156 e di questi 93.321 sono stati effettuati e ufficialmente registrati con diagnosi totalmente attribuite all’alcol (relazione sullo stato di salute del Paese 2001/2002 del ministero della Salute). Ogni anno, inoltre, 40 mila persone muoiono in Italia a causa dell’alcol. Anche qui le cause sono molteplici: cirrosi epatica, tumori, infarto emorragico, suicidi, aborti, omicidi, incidenti in ambiente di lavoro, domestico e incidenti stradali. Nel 2000 gli incidenti stradali hanno causato 8.000 decessi, 170 mila ricoveri, 600 mila prestazioni di pronto soccorso e 20 mila invalidità permanenti. L’alcol è responsabile di circa la metà degli 8.000 decessi conseguenza di un incidente stradale, cifra che rappresenta la prima causa di morte per gli uomini al di sotto dei 40 anni. Infine sono circa 2.000 i giovani che ogni anno muoiono a causa di un incidente stradale provocato dall’alcol, che è anche responsabile del 50% delle conseguenze non fatali.
Dati e percentuali che ben rappresentano la gravità di un problema che, oltre all'alto prezzo di vite umane, ha anche costi pesanti per la collettività. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha infatti stimato che i costi annuali sociali e sanitari sostenuti a causa di problemi collegati all’alcol sono pari al 2-5% del prodotto interno lordo. Secondo questa stima sul Pil nazionale del 2003 (1.324 miliardi di euro) i costi dell’alcol risulterebbero pari a 26-66 miliardi di euro (52.000-120.000 miliardi di vecchie lire).


Decalogo contro l’abuso di alcol

Un decalogo per aiutare i giovani a non cadere nell’abuso di alcol. A prepararlo è stato l’Osservatorio Fumo, Alcol, Droga dell’Istituto superiore della sanità:

1- Sfruttare la scarsa inclinazione dei giovani al conformismo per smontare insieme a loro la pubblicità sugli alcolici trasmessa dai media.

2- Se i ragazzi bevono per superare problemi di relazione nel gruppo dei coetanei, i genitori possono dare il buon esempio creando un ambiente familiare in cui la presenza dell'alcol è visibile, ma discreta, e il consumo moderato.

3- Parlare già ai bambini dei danni e rischi legati all'alcol. Cominciare questi discorsi quando i figli sono già adolescenti potrebbe essere perfino controproducente.

4- Insegnare ai giovani che prima dei 15 anni l'apparato digerente non è ancora in grado di ''smontare'' l'alcol perché il sistema enzimatico non è completamente sviluppato. Le ragazze e le donne sono poi in grado di eliminare la metà di una dose di alcol che riesce a metabolizzare un uomo.

5- Adolescenti e donne devono sapere che l'alcol nuoce al feto e che il nascituro non ha enzimi capaci di smaltire l'alcol. Bastano due bicchieri al giorno di una bevanda alcolica per pregiudicare la salute del bambino e metterlo a rischio di seri danni neurologici.

6- Informare i giovani sul confine tra uso e abuso e su come la percezione possa essere facilmente influenzata da una quantità eccessiva di alcol. Se si abusa, anche una serata in pizzeria può diventare rischiosa se si torna a casa in motorino.

7- Insegnare ai ragazzi a leggere le etichette e a riconoscere particolari importanti e spesso trascurati, come la gradazione alcolica.

8- Spiegare ai giovani che l'organismo richiede nel tempo quantità sempre maggiori di alcol per provare le stesse esperienze di piacere, come sentirsi disinvolti ed euforici.

9- Coinvolgere i figli nell'organizzazione di una festa per dimostrare che ci si può divertire anche con le sole bevande analcoliche.

10- A casa e fuori i genitori devono orientare i figli al consumo di bevande analcoliche, non devono favorire il consumo di alcolici e devono sempre dare un esempio di moderazione.



Non si guida con l’alcol

Gli effetti sull’organismo di quantità crescenti di bevande consumate

L’alcolemia è la quantità di alcol che si ritrova nel sangue dopo l’ingestione di bevande alcoliche. Una concentrazione di 0,2 grammi di alcol ogni cento millilitri di sangue (0,2 gr/ %) si raggiunge in un maschio o in una femmina di circa 60 chili di peso con l’ingestione a stomaco pieno di circa 12 grammi di alcol puro, corrispondenti al consumo di 1 bicchiere da 125 millilitri di vino (gradaz. 11.5 %) oppure 1 lattina da 330 cc di birra (gradaz. 4,5 %) oppure 1 bicchierino da 40 millilitri di superalcolico (gradaz. 40 %).

In virtù delle differenze metaboliche e fisiologiche tra sesso maschile e femminile le donne sono più vulnerabili all’alcol e raggiungono livelli di alcolemia più elevati con quantità inferiori di alcol consumato e con una maggiore rapidità. Due bicchieri (24 grammi alcol) sono in questo caso sufficienti per una donna a raggiungere il limite legale da non superare alla guida; per un uomo il limite si raggiunge con 3 bicchieri (36 grammi alcol). Le rispettive quantità indicate sono peraltro quelle che l’OMS indica come quantità da non superare per non incrementare il rischio alcolcorrelato esiste comunque anche per consumi inferiori.

Con 0,2 grammi di alcol ogni cento millilitri di sangue si manifesta una iniziale tendenza a guidare in modo più rischioso, i riflessi sono disturbati leggermente ma aumenta la tendenza ad agire in modo imprudente in virtù di una riduzione della percezione del rischio.

Con 0,4 grammi di alcol rallentano le capacità di vigilanza ed elaborazione mentale; le percezioni ed i movimenti o le manovre vengono eseguiti bruscamente con difficoltà di coordinazione.

Con 0,5 grammi di alcol - Limite legale alla guida - il campo visivo si riduce prevalentemente a causa della riduzione della visione laterale ( più difficile perciò controllare lo specchietto retrovisore o controllare le manovre di sorpasso); contemporaneamente si verifica la riduzione del 30-40 % della capacità di percezione degli stimoli sonori, luminosi e uditivi e della conseguente capacità di reazione.

Con 0,6 grammi di alcol i movimenti e gli ostacoli vengono percepiti con notevole ritardo e la facoltà visiva laterale è fortemente compromessa

Con 0,7 grammi di alcol i tempi di reazione sono fortemente compromessi; l’esecuzione dei normali movimenti attuati alla guida è priva di coordinamento, confusa e conduce sempre a gravi conseguenze

Con 0,9 grammi di alcol l’adattamento all’oscurità è compromesso accompagnandosi alla compromissione della capacità di valutazione delle distanze, degli ingombri, delle traiettorie dei veicoli e delle percezioni visive simultanee ( per esempio di due autoveicoli se ne percepisce solo uno.

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari