home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 14:47

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
agosto/settembre/2004 - Lettere
Le lettere
di

Qualche domanda
Egregio Direttore,
nei mesi scorsi, gli organi di informazione hanno dato ampio risalto all’attività svolta dal generale della Guardia di Finanza Italo Pappa, quale dirigente dell’Ufficio indagini della Federazione italiana gioco calcio.
Nello svolgere quegli incarichi, che, in particolari momenti hanno assunto, nei mesi scorsi, particolare delicatezza per la crisi che l’organizzazione calcistica italiana ha dovuto sopportate, il Pappa, generale in servizio nel Corpo, divideva il suo tempo tra la Figc ed il Comando interregionale dell’Italia centrale, che, tra l’altro, include anche i Comandi del Corpo della Capitale, incluso il Nucleo regionale di Polizia tributaria.
Riteniamo, in proposito, che il discorso da farsi non sia di compatibilità giuridica (non è questo che ci interessa) bensì di sola ed esclusiva opportunità.
Di solito, i Comandi del Corpo frappongono ostacoli ai semplici graduati appartenenti per le attività svolte dai parenti degli stessi nelle sedi di servizio, segno evidente che nel Corpo si ritiene assolutamente indispensabile che gli appartenenti allo stesso appaiano, oltre che essere, estranei ad ogni aspetto di semplice obiettiva incompatibilità di carattere ambientale, a prescindere dalla correttezza degli stessi che, fino a prova contraria, non va messa in discussione, così come non vogliamo mettere in discuzzione la correttezza del generale Pappa.
Nel caso citato, però, una doppia veste di capo ufficio indagini della Figc e di comandante di un Corpo di Polizia giudiziaria e tributaria, lascia sorgere alcune domande che andrebbero esaudite se i cittadini giungessero, come in effetti giungono, a porsele: poiché a volte è accaduto che inchieste, anche giudiziarie, siano state avviate contro la stessa Figc, come far conciliare i due ruoli sopra descritti qualora la magistratura volesse affidare le indagini suddette alla G. di F.?
Poiché il Comando generale sicuramente si è posto queste domande prima di autorizzare il generale Pappa ad assumere l’incarico nella Figc, come tutto ciò è stato risolto? Forse andrebbe data una spiegazione ai cittadini, a prescindere da ogni attività ora svolta dall’interessato.
Cordiali saluti
Vincenzo Cerceo - Trieste


Noi Guardie giurate
Egregio Direttore,
recentemente, noi Guardie particolari giurate, abbiamo avuto degli incontri con esponenti della sinistra italiana: dal segretario generale dei Comunisti Italiani on. Diliberto, on. Minniti, on. Brutti, all’on. Gabriella Pistone (Comunisti Italiani), all’on. Marcella Lucidi dei Democratici di Sinistra. Proprio queste due parlamentari, conoscitrici della realtà degli istituti di vigilanza privata e delle Guardie particolari giurate, hanno presentato proposte di legge per il riordino degli istituti di vigilanza e per un migliore inserimento e riconoscimento delle Guardie particolari giurate nel mondo del lavoro, partendo da quello che è stato il profondo ritardo della sinistra italiana verso quei lavoratori che, ogni giorno, cercano di far rispettare la legge dello Stato, svolgendo un lavoro prezioso e rischioso di vigilanza, di prevenzione e repressione per taluni tipi di reati.
La destra isaliana continua a sponsorizzare e patrocinare tutte le Forze dell’ordine, dai Carabinieri alla Polizia di Stato ed è diventata anche propugnatrice delle Guardie particolari giurate e degli istituti di vigilanza. Le Forze di polizia, in uno Stato democratico, essendo al di sopra delle parti, non hanno nessuna ragione o necessità di essere difese da una parte politica.
D’altra parte la gente non vuole più subire vessazioni da parte di chi vuole vivere con prepotenza, commettendo reati contro le persone e contro i beni. Sì, è vero: è impensabile ed impossibile controllare tutto il territorio e proprio per questo si è pensato al riordino e al miglioramento della funzionalità di tutti gli operatori della sicurezza a carattere nazionale, in sinergia con le Polizie municipali e provinciali, oltreché con gli istituti di vigilanza, ciascuno con le proprie caratteristiche e funzioni specifiche.
È indubbio che le Guardie particolari giurate hanno una loro validità nella prevenzione dei reati contro i beni di proprietà, mobili ed immobili, con opportuni sistemi di sorveglianza e vigilanza. Insomma, in Italia esistono migliaia di uomini a costo zero per lo Stato, che sono indubbiamente un “valore aggiunto”, come si usa dire oggi. Tutti insieme, operatori della sicurezza e vigilanza privata hanno l’unico scopo, come già accennato, di prevenire il crimine, garantendo così la pacifica convivenza dei cittadini.
In tale quadro, confesso che la... pensata della creazione della “Polizia regionale” mi spaventa non poco. Penso alla Sicilia, alla Calabria, alla Puglia con le loro organizzazioni criminali che finirebbero per “entrare” anche in queste strutture. Che jattura sarebbe per quelle regioni del Meridione una eventualità simile.
Personalmente, nella mia qualità di Guardia particolare giurata, ho l’onore di considerarmi come una sentinella della Costituzione e come soldato della Repubblica e credo fermamente nello Stato di diritto e democratico.
Proprio uno Stato democratico deve poter valorizzare molto di più tutti gli operatori della sicurezza, comprese le Guardie particolari giurate. Questo perché il concetto di “sicurezza” non può essere solo ed esclusivamente considerato in chiave di prevenzione e repressione; non è soltanto ordine pubblico. Sicurezza sta anche a significare più lavoro, più sviluppo, meno degrado, meno povertà, più istruzione, più educazione, più solidarietà, migliore ridistribuzione del reddito: tutto ciò è politica.
I politici hanno il dovere di migliorare le condizioni di vita dei meno abbienti; hanno il dovere di migliorare le condizioni di lavoro di tutti. Più semplicemente hanno il dovere di migliorare - attraverso le leggi - l’esistenza dei cittadini e della nazione.
Cordiali saluti.
Serafino Del Bove Orlandi - Roma



Il coraggio
Egregio Direttore,
vi faccio i complimenti per la vostra rivista molto interessante.
Sono un poliziotto a nome di Francesco Di Blasi, che riveste attualmente la qualifica di sostituto commissario della Polizia di Stato e sono il responsabile della Sezione di Polizia giudiziaria istituita presso la Procura della Repubblica di Barcellona P. G.; luogo ove la vostra rivista viene inviata regolarmente per posta, motivo per qui ho avuto modo di conoscervi e di stimarvi e ciò penso valga anche per gli altri colleghi.
In uno degli ultimi numeri della rivista ho avuto modo di leggere una lettera di un collega vice sovrintendente.
Mi colpisce la storia di chi, per migliorare sé stesso come il collega, ha partecipato ad un concorso per vice sovrintendente e poi si è ritrovato a prestare servizio alla fine, a suo dire, a 532 km dal luogo ove risiede la sua famiglia, composta dalla moglie e da due figlie. Leggendo questa lettere, il mio pensiero è corso ai mei 27 anni di Polizia ed ai miei vani tentativi di fare carriera e cioè di migliorarmi. Proprio come quel povero collega, tentativi che poi, nel tempo, si sono rivelati purtroppo fallimentari, per precise responsabilità di chi fa leggi che il comune buon senso definirebbe perlomeno assurde, nel senso che permettono incredibili promozioni che sono ottenute spesso senza avere alcun titolo e merito e senza neppure superare un concorso od un esame e senza infine frequentare alcun corso formativo; esperienze che però alla fine inducono a non fare nulla perché tanto arriva prima o poi la “grazia” che risolve tutto.
Elenco di queste “grazie”, penso che, in questa sede, sia inutile elencare perché ne è tanto elevato il suo numero che ci vorrebbero parecchi vostri numeri per citarli tutti.
L’esito di queste politiche aberranti è che spesso alla fine chi cerca di migliorarsi si ritrova a subire dei gravissimi disagi, come quelli patiti dal collega, mentre invece per quei tanti altri che di tanto in tanto sono “miracolati” da promozioni ottenute senza nulla osare lo sono ancora tanto più che questa “grazia” gli consente perfino di ritrovarsi alla fine, a differenza dello sfortunato collega, a prestare servizio allo stesso identico posto e alla stessa scrivania.
Non penso che questo sia il modo di realizzare una Polizia al passo coi tempi moderni. Spero caldamente che finalmente qualche mente illuminata trovi il modo di concretizzare di valorizzare realmente i meriti permettendo quel vero salto di qualità che nella Polizia di Stato si è solo sognato all’atto della sua riforma del 1981.
Cordiali saluti.
Lettera firmata - Palermo









<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari