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agosto/settembre/2004 - Articoli e Inchieste
Storia
Compie dent'anni la "Scientifica"
di Edgardo Astori

Il 25 ottobre 1903, nasceva in Italia, per opera del criminologo Salvatore Ottolenghi, la prima struttura della Polizia Scientifica, che oggi ha raggiunto una efficienza ed una capacità apprezzata in tutto il mondo


Cent’anni di Polizia Scientifica. Molte cose sono cambiate dal lontano 1903. Ora, se dovessimo chiederci, così, su due piedi, che cosa distingua effettivamente il passato dal presente, in un’indagine di Polizia Scientifica, quale sarebbe la nostra risposta?
Se non vi fossero state l’epistemologia investigativa di Ottolenghi e la Scuola di Polizia Scientifica, probabilmente il confronto sarebbe stato improponibile.
È una risposta incomprensibile? Riflettiamoci un attimo.
Che il confronto sia improponibile è di per sé ovvio e la colpa, se di colpa si tratta, sta tutta nella componente qualificativa della definizione, cioè nell’attributo scientifica che forse, con troppa disinvoltura, associamo al termine Polizia.
Del resto come può non cambiare radicalmente il contenuto di tale definizione, quando è la scienza stessa, in questi cento anni, ad essere cambiata in modo così straordinario, secondo un processo evolutivo che non ha precedenti nella storia del pensiero e della conoscenza umana.
Mai come oggi, scienza e tecnica marciano insieme, come due facce della stessa medaglia, per cui è impossibile la presenza dell’una senza l’altra, in un rapporto sinergico che permette progressi impensabili solo un secolo fa.
Ora se scienza e tecnica sono poco più che sinonimi, i punti di contatto tra Polizia Scientifica del passato e Polizia Scientifica del presente sono gli stessi che tra scienza del passato e scienza del presente, e dunque, tra tecnica del passato e tecnica del presente.
E crediamo che l’errore formale, cioè la colpa, sia tutto contenuto nel precedente, falso sillogismo deduttivo, per cui il concetto di indagine di Polizia Scientifica si riconduce a quello di indagine tecnica di Polizia.
Se ciò è vero, e non si può dubitarne, la tecnica cambia, e ciò che una volta si pensava impossibile, diviene ora una felice realtà: perché una volta il test del Dna non esisteva, perché il microscopio elettronico a scansione non esisteva, perché nulla di ciò che, in pratica, si usa adesso, in un’indagine giudiziaria, un tempo esisteva.
Da questo punto di vista i due mondi, quello presente e quello passato, sono, dunque inconfrontabili, nel senso che l’uno si prende gioco dell’altro, in un atteggiamento più malinconico che ironico.
Se invece ciò che si confronta è l’epistemologia investigativa su cui si fonda l’indagine di Polizia Scientifica, allora le cose sono completamente diverse, perché non si tratta più di comparare tra loro due momenti storici tecnologicamente agli antipodi, ma lo stesso modello conoscitivo, cioè il metodo scientifico e sperimentale che, se cambia nel modo di porsi rispetto all’uso di una tecnologia è, però, sostanzialmente lo stesso a prescindere dal particolare momento storico.
Ed il modello conoscitivo della Polizia Scientifica, nello schema epistemologico investigativo introdotto da Salvatore Ottolenghi, è il nucleo centrale di un libro, di recente pubblicazione, curato dalla Polizia di Stato (estensori del testo Carlo Bui e Raffaele Camposani, coordinati dal dottor Alfonso D’Alfonso, direttore del Servizio di Polizia Scientifica) e stampato per i tipi dell’editrice Laurus Robuffo, dedicato ad illustrare l’importanza del metodo sperimentale galileiano nella formazione della criminalistica, intesa come vera e propria scienza autonoma applicata alla investigazione criminale.
“In tutti gli Stati moderni (leggiamo nella premessa al volume citato scritta da Gianni De Gennaro, Capo della Polizia e Direttore generale della pubblica sicurezza) alla giustizia penale, che ha come fine quello di assicurare il rispetto delle norme sociali, si sono rivelati utili i contributi della criminologia e della criminalistica, che, collocandosi sul piano delle osservazioni, della riflessione e della ricerca scientifica, mantengono una oggettività ed una indipendenza rispetto alle funzioni normative. La minaccia portata all’ordine sociale dalla criminalità richiede, sistematicamente, forme di adattamento e di aggiornamento della risposta della giustizia penale, in una prospettiva dinamica, per garantire la sicurezza delle persone e della proprietà.
Il processo di adeguamento delle misure compensative sul piano giuridico, destinate a fronteggiare l’incidere del crimine, è molte volte dettato da considerazioni di opportunità, anche sotto la spinta di situazioni emergenziali”.




IL MINISTRO SEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI DELL’INTERNO

Visto il Testo unico delle leggi sugli ufficiali ed agenti di Ps, in data 21 agosto 1901, n. 401, ed il regolamento per la sua esecuzione in data 12 dicembre 1901, n. 512,
Decreta
1° È istituito presso il ministero dell’Interno un corso pratico di Polizia Scientifica.

2° La frequenza a tale corso, che farà parte del tirocinio prescritto dall’art. 29 del citato regolamento, sarà obbligatoria per gli alunni di Ps i quali non potranno essere ammessi al saggio pratico di cui al successivo art. 52 se non dimostreranno con apposito certificato da rilasciarsi dal professore incaricato del relativo insegnamento, di avere assistito con diligenza e profitto al corso stesso.

3° Questo avrà per oggetto l’insegnamento mediante lezioni dimostrative ed esercitazioni individuali dei metodi scientifici per la conoscenza, segnalazione, identificazione fisica e morale dei pregiudicati, e per l’accertamento dei reati.

4°A detto corso sarà annesso un gabinetto con materiale didattico necessario pel segnalamento descrittivo dei connotati, il segnalamento fotografico e psichico e per la fissazione delle impronte dei reati e dei rei nel sopralluogo.

Roma, addì 25 ottobre 1903.
Il Ministro - ZANARDELLI.




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