In tutto il nostro Paese questo tipo di reato sembra inarrestabile: ogni anno seicentomila “bidoni” vengono denunciati alle Forze di polizia, ma con molta probabilità altrettante vengono taciute per vergogna
Nell’Italia dei santi, dei poeti, dei navigatori e degli eroi, quale ruolo rivestono i truffatori? A giudicare dalle stime, il Bel Paese sembra più il paradiso di maghi e raggiratori che un luogo sereno in cui dormire sonni tranquilli.
Reati sommersi e sempre più diffusi flagellano la Penisola da un capo all’altro dello “stivale” e il fenomeno sembra ormai inarrestabile. Più di 60mila truffe vengono denunciate ogni anno e moltissime altre vengono taciute per l’imbarazzo di esser caduti nella trappola di abili imbroglioni. Tant’è vero che l’avvocato Vincenzo Dona, portavoce dell’Unione Consumatori, afferma che i cittadini truffati non sanno davvero a quale santo votarsi, ma “alla legge – dice Dona – sicuramente no. Perché il truffato spesso ha vergogna di mostrarsi, e soprattutto è terrorizzato dai tempi e dai costi dell’azione giudiziaria”. Secondo l’Istat, tra il 2002 e il 2003, il numero delle frodi è cresciuto del 21 per cento. E a pagarne le spese sono uomini e donne di ogni estrazione sociale, anche se gli anziani restano sempre al centro del mirino, perché più indifesi. Tuttavia il numero delle condanne rimane stabile e il rischio di arresto è praticamente nullo. Le pene non consentono quasi mai un mandato di cattura.
Il cavillo giudiziario si nasconde infatti proprio nel Codice penale. Per queste truffe è previsto un massimo di cinque anni, dieci se il furto avviene in casa. Ma a queste condanne non si giunge mai: tra patteggiamenti, attenuanti, riti abbreviati e quant’altro, i truffatori escono dall’aula con pene di pochi mesi.
Dalle numerose statistiche appare che sarebbero proprio le grandi metropoli i luoghi più a rischio. Nella provincia, infatti, le truffe avvengono in minor numero perché esiste una trama più fitta nel tessuto sociale e le persone soffrono meno di solitudine e abbandono. Anche gli anziani quindi, sono più seguiti e in qualche modo protetti.
I ciarlatani colpiscono nel mucchio e speculano sulle difficoltà degli altri. Malattie, solitudine e ignoranza, intesa come poca conoscenza, fanno da sfondo a storie spesso concluse con epiloghi drammatici. È il caso dell’87enne milanese, Armando Folli, che accortosi della truffa subita e sconvolto dall’idea di esser stato ingannato, si è tolto la vita. Era stato raggirato da due finti tecnici del gas, che gli avevano portato via gioielli per il valore di 100mila euro. “Si è ucciso per l’umiliazione e la vergogna”, ha raccontato sgomento il figlio.
Quando ciò non avviene c’è comunque il rischio che la vittima, accortasi dell’imbroglio, si ribelli ai malfattori e incorra in pestaggi che costringono il malcapitato a lasciare campo libero agli aguzzini.
Con 500-700 furti l’anno, Milano è al primo posto nella classifica dei truffatori provetti e annualmente migliaia di cittadini lamentano estorsioni o raggiri. Le stime dell’osservatorio di Telefono Blu, denunciano poi, che “il rapporto fra truffe messe a segno e truffe denunciate è di 3 a 1”. Solo negli ultimi sei mesi, la città meneghina ha fatto da scenario ad almeno 500 furti agli anziani. A seguire Roma con 400 circa, Bologna con 300, Torino con 250, poi Genova con 200 e solo alla fine Napoli.
Ma chi sono gli attori di queste “messe in scena” finalizzate all’estorsione, e quali sono le dinamiche? I trucchi in genere sono seriali e ripetitivi e ruotano spesso intorno a fantomatiche e inesistenti perdite di gas, riscossioni di imposte, falsi assistenti sociali e persuasivi venditori.
Il razziatore tipo è donna, tra i trenta e i quaranta anni e agisce in coppia: mette a proprio agio la vittima, la confonde e poi la deruba. Molto spesso, per entrare in casa di anziani, fa leva su un banalissimo escamotage: si finge interessato a fare compagnia alla persona sola. “È per questo – commenta il sociologo romano Maurizio Fiasco – che le campagne di prevenzione danno ancora pochi risultati. Gli autori di questi crimini hanno dalla loro parte uno strumento formidabile: il bisogno estremo di relazione sociale delle loro vittime, che è mille volte più forte della paura.
A spaventare un anziano che vive da solo a Trieste o a Roma è molto più la solitudine che l’eventualità di venire derubato. Per questo la sua percezione del rischio cade verticalmente. Per questo e per la sua vergogna nel denunciare l’accaduto, l’anziano è la vittima ideale. E le case degli anziani, della generazione che ha avuto la possibilità di risparmiare, sono le uniche in cui si trovano i soldi. Se entra nella casa di una coppia media di italiani sui trentacinque anni, il truffatore può portarsi via al massimo le cartelle del mutuo”.
Dal canto loro le istituzioni giocano in difesa e tentano comunque, attraverso il colloquio, di arginare il fenomeno. “L’unica vera arma per combattere le truffe agli anziani – dice il questore di Milano, Paolo Scarpis – è la comunicazione, perché né la prevenzione né la semplice informazione possono bastare”. E la questura del capoluogo lombardo ha preparato da tempo un vademecum anti-truffa per i cittadini più a rischio.
A sostegno di questa tesi, tra giugno e ottobre, anche la Rai scenderà in campo. Sulle tre emittenti pubbliche verranno trasmessi una serie di spot nei quali gli attori della famosa fiction “La squadra” metteranno in guardia i cittadini dai tentativi di truffa ed estorsione. Dito puntato contro presunti esattori di società di servizi, falsi funzionari di banca, ipotetici impiegati dell’Inps. Tanto più che già da ottobre scorso, l’Istituto nazionale per la Previdenza Sociale ha avvertito i pensionati che “nessun funzionario è autorizzato a richiedere, direttamente o per telefono, somme di denaro per conto dell’istituto”.
Nonostante tutto, il Codacons tuona: “Non c’è sufficiente attenzione da parte delle varie istituzioni, enti e aziende pubbliche e private per prevenire il fenomeno. Purtroppo, - aggiungono - solo l’Enel segnala direttamente sulla busta della bolletta come non ci siano incaricati che vengano a casa per riscuotere il pagamento”.
Proprio in tale direzione, è stata promossa, sin dal 14 marzo, una campagna della Polizia in difesa degli anziani che, oltre a prevedere l’accordo con la Rai, spingerà le società di servizi ad inviare brochures informative che tutelino i cittadini dalle truffe.
Il Codacons da parte sua ha diramato una serie di consigli mirati a prestare attenzione, tanto alle bollette quanto a documenti da non firmare. Inoltre suggerisce ai consumatori come mettersi in guardia da scippi e borseggi. Come? Evitando di firmare qualsiasi documento ci venga sottoposto per strada o in casa, senza averlo fatto esaminare da persone di fiducia. E poi, per evitare scippi, invita a camminare nel senso di marcia opposto a quello delle vetture, onde tenere sott’occhio l’arrivo di qualche malintenzionato.
Ma nella patria dei “Cavalier Trevi” che tentano di vendere la famosa fontana romana allo sprovveduto americano di turno, non sono solo gli anziani ad abboccare.
Esistono infatti in tutta Italia centinaia di organizzazioni che studiano a tavolino le tecniche di persuasione e raggiro.
Si presentano ben vestiti, gentili nei modi ed estremamente affabili e solo in un secondo momento si rivelano per quello che sono: degli impostori.
Ai più giovani spesso propongono offerte allettanti di guadagni ingenti e rapidi. Chiedono semplicemente di scrivere, aderire e nel giro di pochi giorni ci si vede la casa sommersa di aghi, fili e perline che , a loro dire, potrebbero renderci ricchi. Semplicemente confezionando collanine. La tecnica di creazione è bizzarra e ardimentosa e l’unico dato certo è che bisogna versare 480 euro di cauzione per i materiali. Ai bonari acquirenti, spesso spinti dal bisogno di arrotondare, la triste rivelazione: impossibile ottenere il pagamento per le collanine preparate con zelo e massima dedizione. Alcune postille, scritte sempre a piè di pagina, nel fantomatico contratto, avvertono infatti di costruire il manufatto a regola d’arte, pena il mancato acquisto da parte della società. Dopo tanto impegno i consumatori si trovano in mano solo un pugno di perle, finte.
Nella schiera dei ciarlatani non possono davvero mancare i maghi e le sedicenti medium. Questi, in cambio di infusi e rocamboleschi riti “magici”, promettono miracolose guarigioni che naturalmente non arrivano. In tutto ciò, di magico e portentoso, c’è solo la loro abilità nel far scomparire i soldi altrui.
Sono 22mila i maghi nel nostro Paese, come da rapporto annuale del Telefono Antiplagio, e agiscono pressoché indisturbati, imperversando nell’etere tra tv locali e nazionali. Spesso ospitati in salotti televisivi di tutto rispetto a parlare persino con i morti. Ma non solo.
Il loro business è miliardario perché in cambio di consigli, assai poco attendibili, imboniscono i malcapitati di turno. A cadere nella loro trappola sono il 41% al Nord, il 31% al Centro e il 28% nelle Isole.
I giovanissimi, purtroppo, vengono frequentemente irretiti da accattivanti proposte diffuse in rete o attraverso la telefonia cellulare. E all’anonimo messaggino che invita a chiamare un numero preceduto dal prefisso 899, molti chiamano. L’invito è quello di conoscere un ipotetico mittente che ci ha visti per strada e si è innamorato di noi. Chiamato quel numero, la sorpresa è sì grande, ma il costo della chiamata lo è altrettanto: minimo 5 euro.
Per i navigatori cibernetici eguale sorte: connettendosi a siti, in cui non è evidente la connessione a pagamento, si rischia di pagare salatissime bollette telefoniche.
Se Milano è al primo posto nell’Italia delle truffe, il nostro Paese è sul podio dei falsificatori mondiali. Primo in Europa per consumo di prodotti “taroccati”, è terreno ideale per ogni tipo di pirateria.
Nell’insieme, la riproduzione di oggetti griffati fattura ogni anno 600 miliardi di dollari, quasi la metà del Pil italiano. Stime ufficiali affermano che nel corso degli ultimi dieci anni, questa pratica ha avuto un aumento del 1600%.
Le copie vengono smerciate ogni dove, spesso anche dagli stessi esercenti regolari.
I settori più colpiti dalla falsificazione sono innumerevoli: gli audiovisivi, la musica, i libri, i software ma anche la moda, gli orologi e i giocattoli. Il mercato di Dvd e Cd è in forte espansione e può permettersi di diffondere la propria merce, tanto per le strade (e spesso nei negozi), quanto attraverso Internet, per non parlare poi dei Cd musicali. Lo scorso anno sono stati masterizzati impropriamente più di 12 milioni di Cd, a fronte di incassi annui da capogiro. Sebbene la legge punisca i contraffattori, i ragazzi spesso si ribellano, denunciando apertamente il costo troppo elevato dei Cd musicali: “Non ci è possibile – dice Elisa, terzo liceo scientifico – comprare un Cd se siamo costretti a spendere 18 euro o addirittura 35 per un doppio. Siamo costretti ad acquistare per strada o nei mercati, dove non paghiamo più di sei euro”.
Gli editori poi, lamentano la riproduzione sistematica e totale dei libri attraverso le fotocopie ma, anche lì, gli studenti si difendono facendo giustamente leva sui costi proibitivi dei testi di studio.
La moda, invece, è un caso a sé, perché non è davvero necessario andare in giro griffati per esser vestiti in modo decoroso, eppure gli italiani sembrano non saper rinunciare al lusso del marchio. Circolano nel mondo qualcosa come 40 milioni di esemplari finti, per un giro d’affari di un miliardo di dollari. I falsi più richiesti sono: i Rolex (41% del mercato illegale), i capi Calvin Klein (11%) e Breitling (4%). Ma anche in cucina la “patacca” imperversa, e per i buoni intenditori, solo il palato potrà distinguere.
Durante la scorsa estate vari produttori di specialità alimentari di tutto il mondo, si sono riuniti per dire “basta” con l’industria del falso, specialmente se è a tavola. Dopo aver visto paprika ungherese coltivata in Bulgaria, caffè keniota insaccato in qualche altro angolo del mondo e parmigiano prodotto in Brasile, hanno deciso di consociarsi nell’“Origin” (Organizzazione per indicazioni geografiche tipiche internazionali) e porre un freno alle falsificazioni.
Così, mentre l’Italia difende accanitamente il buon cibo “made in italy”, dimenticando i singoli cittadini truffati dai tanti “imbonitori”, chiude un occhio di fronte agli automobilisti che, pur di evitare la multa dell’autovelox, si inventano fantasmagoriche trovate. Invece di diminuire la velocità, piazzano un bel Cd catarifrangente sul lunotto posteriore. L’obiettivo dell’autovelox, impallato dal flash che colpisce il dischetto argentato, dovrebbe oscurare la fotografia scattata e scongiurare una salata mora.
Non a caso in Italia vige il detto: “fatta la legge, trovato l’inganno”.
I consigli del Codacons contro le truffe
La tutela dei consumatori passa anzitutto attraverso l’informazione. Questo è quanto sostiene il Codacons che recentemente ha stilato un vademecum contro truffe, raggiri, estorsioni e borseggi. Di seguito, una parte delle indicazioni:
LE BOLLETTE - Nessun ente riscuote le imposte attraverso personale inviato direttamente nelle case. Diffidare di chiunque si presenti alla nostra porta per riscuotere tributi o restituirci fantomatici rimborsi. Evitare quindi di dare soldi a sconosciuti che bussano alle nostre porte ma anzi, utilizzare bollettini postali o bancari per effettuare pagamenti.
I DOCUMENTI - Evitare di sottoscrivere qualsiasi documento che non sia stato prima vagliato da persone di fiducia, onde scongiurare il rischio di cadere nelle trappole di abili estorsori.
GLI SCIPPI - Per non incorrere in mani avvezze allo scippo, camminare contromano rispetto al senso di marcia, prestando la massima attenzione a tenere borse e borsellini dalla parte del muro, ben saldi al fianco.
La top-ten dei pirati della musica
Nella top ten mondiale dei truffatori in ambito musicale, la Cina si aggiudica il primo posto. Con un tasso di pirateria pari al 90% e un guadagno annuo di 400 milioni di dollari, svetta alta nella classifica. La riproduzione illegale di brani musicali o di interi CD, sembra però fruttare anche in Russia, dove l’indice di masterizzazione illecita si aggira intorno al 65%, con introiti pari a 240 milioni di dollari l’anno. Per non parlare poi del Brasile che, dal basso (si fa per dire) dei suoi 215 milioni di dollari annui, si aggiudica il terzo posto sul podio dei truffatori d.o.c.
In questa casistica mondiale, l’Italia è stazionaria intorno al sesto posto, preceduta da Indonesia e Messico e seguita da Spagna, Taiwan, Polonia e Grecia che, con 35 milioni di dollari annui, si colloca all’ultimo posto di questa top ten dell’illegalità. A commentare le statistiche e il risentimento di musicisti e produttori, un coro unanime: “i cd costano troppo, se i prezzi continueranno a salire, la pirateria aumenterà”, dicono i giovani.
La penisola del raggiro
Contro ogni previsione, Milano è la capitale dei raggiri. Con 500 – 700 truffe l’anno, batte tutte le altre città d’Italia. A pagarne le spese, soprattutto gli anziani. Tutto ciò emerge da una stima realizzata da Telefono Blu che definisce Milano, “una tra le città più a rischio”, con un “rapporto fra truffe messe a segno e truffe denunciate, di 3 a 1”.
A seguire, Roma, che con circa 400 truffe l’anno, concorre a questo poco ragguardevole primato. Napoli e Genova sembrano invece le meno a rischio. Si aggiudicano il terzo e il quarto posto, Bologna e Torino che, con 300 e 250 truffe l’anno, si posizionano ai piedi del “podio”.
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