“…sor’acqua, la quale è multo hutile et pretiosa et casta…”: così il santo di Assisi, Francesco, chiama il più grande dono della natura. Un dono unico che sembra divenire sempre più raro.
Tra le nostre montagne sgorgano chiare, fresche e dolci acque ma non è così in tutte le regioni italiane.
Nel meridione si vedono segni tristi di una mancanza di questo elemento indispensabile all’uomo, generati da situazioni drammatiche che si riscontrano fin nei paesi del Sud del mondo.
Se non si corre ai ripari, questo problema diventerà drammatico. C’è un modo di prevenire questa annunciata catastrofe? Bisogna risvegliare le strategie per superare questa tragedia annunciata che porterebbe a spegnere la vita sul nostro pianeta. L’uomo ha diritto all’acqua perché l’acqua è di tutti e quindi dobbiamo sostenere tutte le iniziative nazionali e internazionali che si fanno carico di questi problemi cercando di risolvere queste situazioni.
Anche noi, ciascuno di noi, deve imparare a fare un uso corretto di questo bene prezioso. L’acqua non è inesauribile e quindi non va sprecata, non va inquinata per il futuro di quelli che verranno dopo di noi e per noi stessi.
Nel Nord, qui nella nostra Italia, l’acqua potabile viene usata per lavare macchine e innaffiare giardini, mentre nel Sud restano a secco. Forse la natura ha preferito una zona anziché un’altra? La mancanza di acqua è in parte frutto di interessi economici non sempre chiari. In Italia abbiamo il primato, per gli specchi, del Vecchio Continente. Gli acquedotti italiani perdono circa il 40% dell’acqua. In Italia si consuma più acqua procapite di tutta la comunità europea e per giunta la impiega peggio. In agricoltura consumiamo la più alta quantità di acqua per ettaro irrigato. Siamo i cittadini europei che consumano più acqua minerale nell’illusione di curarci alleggerendo però le nostre già esigue finanze.
Nelle zone più ricche di acqua di qualità se ne fa un utilizzo scriteriato nel campo industriale, riducendo notevolmente le falde acquifere e rendendo le rimanenti inquinate per i residui accumulati nel terreno. Per l’utilizzo come acqua potabile si è costretti ad aumentare la profondità di pescaggio. I contadini hanno il privilegio di pagare tariffe molto basse e questo non incentiva al risparmio di acqua magari usando sistemi più efficienti.
Ci sono leggi a tutela delle acque: nel 1977 il Comitato interministeriale contro l’inquinamento stabilì l’uso più razionale delle acque. Nel 1999 fu varata una legge che suggerisce di usare risorse alternative all’acqua potabile per usi che non necessitano di quella caratteristica. Ma non c’è rigore e quindi queste leggi non vengono applicate. Il prelievo dell’acqua dai pozzi privati, secondo una legge del 1993, ad uso agricolo, deve essere autorizzato dall’Amministrazione pubblica, ma purtroppo questa legge viene ignorata e l’acqua è usata senza controllo.
Per gli usi domestici gli italiani consumano più di 200 litri di acqua al giorno per ogni persona ad un prezzo irrisorio, usufruendo anche del servizio di depurazione e fognature. Ma non beviamo l’acqua dell’acquedotto anche se, come qualità, è migliore delle acque minerali che a volte superano, come quantità, sostanze accettabili per nostro fisico. Quando beviamo molto in estate e ricorriamo all’acqua minerale non riusciamo a reintegrare i sali minerali o ne assumiamo troppi. La privatizzazione dell’acqua è un affare e come tale, non sempre ci garantisce la qualità per mancanza di manutenzione è quindi da guidare con norme rigide da far rispettare.
Nel mondo più di un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile e il numero aumenterà nei prossimi anni. In molte zone povere del mondo muore gente per aver bevuto acqua contaminata. Le malattie intestinali per aver bevuto acqua inquinata, uccidono ogni anno milioni di persone prevalentemente bambini. La crisi dell’acqua si va sempre più aggravando ora che la richiesta è triplicata e, a causa della meccanizzazione, vengono estratti più quantità a ritmi sempre più consistenti. Per completare il quadro ricordiamo che l’inquinamento rende tutto ancora più difficile.
La situazione idrica mondiale è provocata principalmente dall’aumento demografico, ripartizioni delle risorse non adeguate ed inquinamento. Aggiungiamo gli sprechi nell’agricoltura, nell’industria, nell’uso domestico, nelle perdite da tubazioni vecchie.
In una situazione così catastrofica come risolvere il grande problema?
Innanzitutto modifichiamo il nostro stile di vita, anche con la collaborazione di multinazionali industriali e agricoltura, che devono impegnarsi per la soluzione del problema.
Dopo il Forum mondiale sull’acqua, tenutosi nel 2000 all’Aia, organizzato dal World Water Concil, l’acqua è stata catalogata come un bisogno per la collettività e quindi deve essere garantita a tutti. Si è stabilito che l’acqua è un bene economico, sarà privatizzata in tutto il mondo e con l’aumento del prezzo agli utenti si spera di eliminare gli sprechi. Ma sarà questo il sistema giusto per una giusta risoluzione? Le grandi industrie non avranno problemi, ma i più poveri? Nascerà un inevitabile “scontro per l’acqua” e intanto la risorsa diverrà sempre più sottile. Negli anni futuri potremmo avere anche i signori dell’acqua, oltre quelli del petrolio, con fonte di reddito per il capitale.
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