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giugno / luglio/2004 - Lettere
Le lettere
Le lettere
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Punti ancora oscuri

Egregio Direttore,
forse la Algranati può fornire informazioni su un aspetto della vicenda Moro rimasto praticamente inesplorato, nonostante i cinque processi e cioè se vi fu un preavviso all’attentato giunto ad organi vicini ai Servizi. Un preavviso che rese possibile una accuratissima preparazione dell’attentato stesso. La Algranati partecipò con compiti di vedetta avanzata al complesso dispositivo e la sua partecipazione è stata a lungo mantenuta segreta.
Il preavviso potrebbe essere stato quello giunto dal carcere di Matera circa un mese prima da parte di tale Salvatore Senatore, come si legge del resto nei diari dell’on. Luigi Cipriani: “Il 16 febbraio 1978 dal carcere di Matera Salvatore Senatore fa arrivare al Sismi una soffiata secondo la quale si stava preparando il rapimento di Aldo Moro”. Esperti come il sen. Pellegrino oggi affermano che il caso Moro sia da considerarsi tutt’altro che concluso. Pellegrino afferma che si tratta di capire se siano ancora maturi i tempi per conoscere tutta la verità su una vicenda che ha ancora molti punti poco chiari.
Uno di questi punti è certamente quello se vi era stato un preavvertimento a conoscenza anche di organi deviati dei Servizi che renderebbe comprensibile anche la presenza di personaggi sospetti nella zona dell’attentato che richiese una così accurata predisposizione di uomini e mezzi. Il numero dei partecipanti forse non a caso è rimasto a lungo imprecisato (7, poi 9, poi 10). Alcuni dati molto importanti come quelli della pellicola fotografica della giornalista dell’Asca finirono forse, non a caso, nel nulla.
I punti ancora oscuri sono molti e non è da escludere che abbiano a che fare con deviazioni in qualche apparato dei Servizi.
I familiari degli agenti con le stellette che hanno perso la vita a via Fani sono i primi ad avere il diritto a sapere la verità e cioè se l’agguato si poteva prevenire e così naturalmente i familiari dell’on. Moro che in quella circostanza perse la libertà. Le vittime di via Fani meritano altrettanta attenzione e rispetto di quelle di Nassiriya, anche se il divario evidentemente è enorme.
Cordialmente
Falco Accame
ex pres. Commissione Difesa Montecitorio





Le nostre Istituzioni

Egregio Direttore,
il titolo a questa mia missiva non lo so trovare, ma so che leggendo il vostro periodico non pensavo di trovare pubblicate delle lettere nelle quali si potessero esprimere sentimenti di scontentezza o di critica nella gestione di determinati settori nelle Forze armate.
D’impulso mi viene di scrivere per ringraziare dell’opera che la Polizia, i Carabinieri e l’Esercito Italiano svolgono su tutto il territorio italiano ed anche straniero, pur non condividendo sempre, in quest’ultimo caso, alcune scelte fatte; esprimo tutta la mia solidarietà e l’apprezzamento verso quegli uomini che quotidianamente mettono a repentaglio la propria vita per tutto il popolo italiano e non solo.
Purtroppo benché i nostri uomini dimostrino coraggio ed una altissima lealtà verso le Istituzioni e il Paese, sotto vari aspetti non sono tutelati; prendiamo ad esempio tutti i casi di cui si è parlato nelle lettere pubblicate da voi e, non ultimo, il caso di quei soldati che, rifiutandosi di partire su elicotteri non tanto sicuri (credo più alla versione dei soldati), sono stati messi sotto processo per ammutinamento.
Forse la loro è stata un’ultima strada per far capire che alcune cose non vanno; non è giusto che loro non abbiano diritto di parola, soprattutto quando si tratta di salvare le proprie vite messe quotidianamente a repentaglio per salvarne altre. Il fatto che siano dei militari non toglie loro il diritto di voler sopravvivere alle missioni, anche perché con le loro morti non si esalta la grandezza delle Forze armate. Forse si rischia di sortire l’effetto contrario, soprattutto su quelle famiglie che purtroppo qualche volta si vedono partire i figli più come alternativa ad una vita vissuta senza lavoro o senza uno scopo.
Le Forze armate non possono reggersi su questi presupposti; bisogna assicurare ai familiari dei caduti, a coloro che combattono e a coloro che un domani vorranno scegliere questa strada, che si fa più del possibile affinché tutte queste persone siano tutelate al massimo proprio per l’onorevole lavoro che svolgono.
Cordiali saluti.
Lettera firmata - Roma





Mutilati per servizio

Egregio Direttore,
facendo riferimento alla lettera, pubblicata su “Polizia e Democrazia” di novembre-dicembre 2003, ritengo giusto ciò che vi è scritto: nel nostro ordinamento non basta solo far pubblicare una lettera ad un qualsiasi quotidiano, perché chi dovrebbe decidere o promuovere un’iniziativa per l’approvazione di una legge, è sempre un politico sensibile aggiunto ad altri politici sensibili ed interessati all’approvazione o meno di una norma.
Consiglio il signor Duca di orientarsi ad un’associazione che abbia gli stessi interessi e si adoperi in tal senso. Per qualsiasi consiglio in merito, rivolgersi anche direttamente all’Unims (Unione nazionale mutilati per servizio) presente in ogni provincia del territorio nazionale.
Faccio i più sinceri auguri al signor Duca per gli 80 anni: ancora tanta salute per lui. Indico l’indirizzo dell’Associazione in questione, sede di Brescia: via Montegrappa 3/C - telefono 030 307919.
Ringrazio per la cortese attenzione e invio cordiali saluti.
Donato Bisceglia
Isp.c. Polizia Penitenziaria

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