In soli dieci anni, oltre mezzo milione di ettari sono andati in fumo. Il fenomeno si ripresenta ogni anno, quasi a date prestabilite. L’impegno del Corpo Forestale dello Stato
Più di cinquecentomila ettari di bosco in fumo. È il bilancio degli ultimi dieci anni, redatto dal Corpo Forestale dello Stato per quel che riguarda gli incendi che scoppiano e devastano i boschi italiani. Un bilancio tanto più amaro se si pensa che questo gravissimo fenomeno si verifica puntualmente ogni anno, a date prestabilite. Le conseguenze sono enormi, sia dal punto di vista ambientale che da quello economico. L’azione di rimboschimento, è vero, compensa e rimedia in parte le devastazioni più recenti. Ma se questo fatto attenua la portata del problema, comunque la questione resta, e il danno, diretto e indiretto alla collettività è enorme.
I primi danni sono quelli relativi alla scomparsa degli alberi, e sono i più evidenti. Poi c’è il gravissimo scompenso del sistema ecologico e naturalistico. Non è economicamente quantificabile, e soprattutto gli effetti si prolungano nel tempo.
“Il sistema di interventi antincendio approntato dal Corto Forestale dello Stato funziona”, dice Giacomo Saragosa, primo dirigente responsabile della XII Divisione dell’Aib-Antincendio boschivo. “Lo si deduce confrontando i dati del 2002 e quelli del 2003: in entrambi i casi sono bruciati circa 15mila ettari. Ma mentre due anni fa gli incendi sono scoppiati prevalentemente d’inverno, poco piovoso, lo scorso anno i fuochi si sono verificati soprattutto d’estate. La siccità tipica del periodo estivo, tuttavia, non ha accresciuto il numero degli incendi. Questo significa che la superficie media bruciata nei due anni è stata pressoché uguale”.
Questa però è solo una faccia della medaglia. Le operazioni antincendio, infatti, costano. Secondo un calcolo realizzato dall’Università di Padova, in media ogni anno si spendono 250 milioni di euro per combattere gli incendi. Altrettanti vengono impegnati per il rimboschimento. “È come se ogni volta si dovesse realizzare una piccola finanziaria”, dice sempre Saragosa. Per dare un’idea: gli incendi sono in diminuzione soprattutto grazie ai mezzi aerei, quelli a pala fissa e gli altri a pala mobile come gli elicotteri. Sono un grosso aiuto, ma costano. Un’ora di volo equivale a un’intera operazione di rimboschimento.
Fondamentalmente le cause degli incendi sono di due tipologie: quelle remote riguardano gli spostamenti della popolazione che dalle montagne è andata a vivere in città durante gli anni ’50-’60. Una migrazione che, come conseguenza, ha comportato l’abbandono delle zone montane, ed è stata trascurata la loro manutenzione. Questo ha portato inevitabilmente all’accumulo di materiale legnoso che nessuno raccoglie. Seccandosi, aumenta la possibilità di innesco del fuoco.
Le cause recenti sono legate ai turisti: che sfiorano ormai i 50 milioni. Camminano nei boschi senza alcun senso di appartenenza del territorio. Infine, le variazioni climatiche: la tropicalizzazione ha portato periodi di pioggia più intensi, ma più concentrati nell’arco di tempo e seguiti da lunghi periodi di siccità. Questo comporta anche frane e smottamenti più frequenti.
Gli esperti lamentano inoltre una carenza di personale attivo nella prevenzione e nello spegnimento degli incendi. Il Corpo Forestale dello Stato conta circa 7mila uomini. Se a questi si aggiungono gli operatori regionali, i volontari e i Vigili del fuoco, si raggiunge un totale di circa 70-80mila addetti nel settore.
Sono sufficienti per quella che viene definita la “prevenzione secondaria”, vale a dire lo spegnimento immediato del fenomeno incendiario. Non bastano però per la “prevenzione primaria”: in Italia ci sono circa diecimila ettari di bosco, troppi da sorvegliare in rapporto al numero di uomini.
Si obietta che maggior personale comporterebbe maggiori spese. Ma occorre anche tener presente che più addetti significa meno incendi, e dunque minori spese su quel versante. Senza tener conto dei danni ambientali che ci verrebbero risparmiati. Ogni volta che un bosco brucia, nell’aria si diffonde carbonio, uno dei gas che provoca l’effetto serra. Per dare un’dea: da un metro cubo di legno, vale a dire una pianta di 25-30 anni, si sprigionano circa 800 metri cubi di anidride carbonica, capace di diffondersi in una nuvola lunga un chilometro e larga due e mezzo. E danni spesso irreversibili vengono subiti anche dalla fauna. In un ettaro di bosco muoiono circa cinquecento mammiferi. Oltre al rimboschimento, quindi, occorre poi pensare anche al ripopolamento. In ogni caso il danno all’equilibrio eco-ambientale, si protrae a lungo, e per restituire all’area interessata il suo originario aspetto, occorrono dai tre ai dieci anni di duro lavoro.
Per citare qualche numero, si può dire che fra le cause d’incendio, negli ultimi tre anni, la ricerca di un profitto ha provocato 2.848 casi; altri 1.013 episodi sono invece rubricati come “manifestazioni di protesta, risentimenti e insensibilità nei confronti del bosco. 528 incendi sono stati provocati da mozziconi di sigaretta, e ben 1.449 incendi risultano essere stati provocati da “attività agricole e forestali”.
La superficie distrutta dal fuoco negli ultimi sette anni
- 1997: 58.516 ettari bruciati.
- 1998: 70.771 ettari bruciati.
- 1999: 36.026 ettari bruciati.
- 2000: 53.890 ettari bruciati.
- 2001: 29.799 ettari bruciati.
- 2002: 19,839 ettari bruciati.
- 2003 (dati relativi fino al mese di settembre): 36.825 ettari bruciati.
(Dati forniti dal Corpo Forestale dello Stato)
La mappa dei roghi
Vediamo ora una “mappa” dei roghi, regione per regione. Spetta alla Campania, il record negativo del numero di incendi boschivi, ben 1.489.
Campania: 1.489
Calabria: 1.035
Sardegna: 959
Liguria: 851
Lazio: 677
Sicilia: 618
Piemonte: 413
Puglia: 388
Lombardia: 385
Friuli Venezia-Giulia: 272
Basilicata: 268
Emilia Romagna: 179
Umbria: 145
Trentino Alto Adige: 111
Molise: 111
Marche: 101
Veneto: 97
Abruzzo: 91
Valle d’Aosta: 33
(Dati forniti dal Corpo Forestale dello Stato)
La media tra le Regioni
Facendo quindi una media tra i due dati, si ricava che la regione dove scoppiano più incendi per ettaro, è la Sicilia. Questa la “classifica”:
Sicilia: 30,1
Sardegna: 17,8
Valle d’Aosta e Piemonte: 11,2
Puglia: 9,8
Liguria: 9,1
Friuli Venezia-Giulia: 7,5
Abruzzo: 6,8
Toscana: 6,5
Basilicata e Calabria: 6,2
Umbria: 4,4
Campania: 4,3
Lombardia e Veneto: 3,8
Emilia Romagna: 3,2
Marche: 2,9
Molise: 2,4
Trentino Alto Adige: 1,2
(Dati forniti dal Corpo Forestale dello Stato)
Gli ettari andati in fumo
Vediamo invece gli ettari totali, boscati e non, per ogni singola regione italiana:
Sicilia: 18.598
Sardegna: 17.048
Lazio: 9.062
Calabria: 9.062
Liguria: 7.744
Toscana: 6.769
Campania: 6.476
Piemonte: 4.847
Puglia: 3.808
Friuli Venezia-Giulia: 2.039
Basilicata: 1.649
Lombardia: 1.460
Umbria: 631
Abruzzo: 616
Emilia Romagna: 570
Valle d’Aosta: 369
Veneto: 367
Marche: 296
Molise: 270
Trentino Alto Adige: 137
(Dati forniti dal Corpo Forestale dello Stato)
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