Quella che fino a qualche tempo addietro era considerata la Specialità fra le più apprezzate,
sembra oggi sia destinata a scomparire o, comunque, ad essere declassata a semplice servizio in ambito autostradale. Ne parla, in questa intervista, Tommaso Di Gaudio, Segretario generale del Siulp Novara e Consigliere nazionale dello stesso sindacato
Quali – oggi – i compiti della Polizia Stradale?
I compiti della Polizia Stradale sono in via principale quelli enunciati dall’art. 11 del Codice della Strada, quindi oltre alle competenze a carattere generale riguardanti la Polizia giudiziaria e la Pubblica sicurezza vi sono quelli riguardanti la Specialità (rilevamento degli incidenti stradali, accertamento e contestazione delle infrazioni al C.d.S., controllo della viabilità e gestione del traffico…). L’articolo 12, invece, indica quale organo competente in via principale: a) la Specialità della Polizia Stradale della Polizia di Stato; b) la Polizia di Stato; c) i Carabinieri; d) la Polizia Municipale; ecc...
Attualmente la Polizia Stradale è impegnata nei propri compiti istituzionali al controllo della rete stradale nazionale urbana, extra-urbana e autostradale. Ritengo che tale compito sia di un’importanza strategica anche per quanto riguarda il contrasto alla criminalità, in quanto tutto quello che riguarda il crimine (criminali, veicoli che servono a perpetrare il crimine ed il provento del crimine stesso) viaggia su gomma. Per tale motivo i componenti della Specialità più di altri chiedono da sempre maggiore professionalizzazione della categoria, in quanto oltre a dover fronteggiare i reati a carattere penale, debbono saper fronteggiare quelli a carattere amministrativo, sanitario ed economico in continua evoluzione.
Riteniamo che la Stradale, per le sue competenze, per le sue attrezzature e per la capacità degli uomini e donne che la animano, sia una Specialità insostituibile. E’ valido questo nostro giudizio?
Ritengo il vostro giudizio validissimo, in quanto nel panorama del Comparto sicurezza non vi è nessun altro organismo che possa essere considerato una duplicazione della Polizia Stradale. I suoi 57 anni di storia ufficiale (la sua creazione è del 1947) più quelli non ufficiali (prima del 1947 vi era la Milizia della Strada e prima ancora era una branca dell’Anas) hanno fatto sì che l’esperienza e la capacità di analisi dei fenomeni che avvengono sulle strade l’abbiano fatta considerare per alcuni aspetti e per alcuni periodi insostituibile, ma attualmente non vi è più questa sensazione che in tempi passati era certezza. Infatti la proliferazione di Polizie mina alla base le convinzioni di un tempo.
Oggi qual è l’organico della Specialità e quante sono le carenze?
La Specialità Polizia Stradale, che paga ogni anno sulle strade il più alto tributo di sangue tra gli appartenenti alla Polizia di Stato per assolvere al proprio compito istituzionale, registra un organico di 3mila unità in meno rispetto a quanto previsto dalla riorganizzazione degli uffici periferici del 1989 (che ricalca quella del 1965). Da quella data il numero dei veicoli e degli incidenti si è duplicato ed aumenterà in modo esponenziale in quanto sempre più spesso le pattuglie della Polstrada, impegnate a rilevare incidenti stradali, sacrificano l’attività di prevenzione. In questo quadro di drastica attualità si inserisce il progetto di decreto di riforma delle Specialità della Polizia di Stato che anziché prevedere un aumento dell’organico rispetto a quello previsto nel 1989, lo riduce; facendo ben comprendere quale attenzione rivolge il ministero dell’Interno- Dipartimento di P.S. alla tematica in questione sacrificando la salute e la vita di moltissimi cittadini in età produttiva in virtù di una maggiore e migliore economicità ed impiego delle risorse umane. Questa non vuole e non deve essere intesa quale difesa corporativa della Specialità, ma in questo Paese serve individuare delle priorità ed improntare una progettualità della sicurezza anche stradale, che deve anche coinvolgere la scuola formando nel futuro cittadino-uomo quell’educazione stradale che lo aiuterà a rispettare la propria ed altrui sicurezza.
Come ogni anno, nel periodo estivo i mezzi di informazione porranno la loro attenzione su quanto avviene sulle migliaia di chilometri di strade ed autostrade del nostro Paese, dopo che per tutto l’anno si sono impegnati sul fronte delle così dette “stragi del sabato sera”.
In Italia non esiste un fenomeno “sabato sera”, si muore sulle nostre strade ogni giorno, ed in questa guerra non dichiarata ogni anno i morti sono circa 8mila, con un esercito di 2 milioni e mezzo feriti con costi sociali pari a 20 miliardi euro (40 mila miliardi di vecchie lire) per soccorsi, ricoveri, medicinali, operazioni, degenze, riabilitazioni, inabilità parziali o permanenti al lavoro, pensioni etc..
Le cause sono molteplici: la velocità, la distrazione, la stanchezza, l’abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti, l’inosservanza delle più elementari norme di comportamento e di sicurezza, l’uso dei telefoni cellulari senza viva voce o auricolare e gli impianti stereofonici ad altissimo volume che distraggono ed abbassano la soglia d’attenzione.
Il popolo è impressionato dagli incidenti stradali che avvengono in autostrada a causa della loro spettacolarità e per il numero dei veicoli coinvolti. Nonostante ciò e pur essendo il Paese europeo con il più alto numero di tratti autostradali e chilometri percorribili, nel computo di fine anno questi incidono per un massimo del 10% degli incidenti totali e quelli che vedono coinvolti il popolo dei tir per il 7,5%.
Quando tutti puntano l’indice contro questo popolo di lavoratori, costretto ad affrontare turni di lavoro massacranti in virtù delle leggi di mercato perché alla guida dei bisonti della strada, effettuano il così detto “salto di corsia”, nessuno si chiede come è mai possibile che ciò accada e perché delle vittime innocenti che viaggiavano nel senso contrario sono state involontariamente coinvolte.
Di certo la responsabilità dei conducenti è facilmente riscontrabile ma nessuno si chiede come è mai possibile che dopo tanti anni e tanti incidenti possa ancora accadere. Perché le società che gestiscono le autostrade non corrono ai ripari alzando le barriere protettive, trovando anche alternative valide e maggiormente sicure dei by-pass, per evitare che ciò possa ancora accadere, perché nessuno punta l’indice contro quelle con tratti autostradali con barriere spartitraffico inidonee, senza corsia d’emergenza o senza piazzole di sosta. Ove invece avviene il 90% degli incidenti stradali è sulla viabilità ordinaria urbana ed extra-urbana, di questi il 70% riguardano i centri abitati.
Da questa semplice lettura dei numeri chiunque può autonomamente comprendere quali siano i reparti di Polizia Stradale da tenere in debita considerazione o comunque potenziare, i reparti ordinari Sezioni e Distaccamenti anziché le Sottosezioni autostradali. Invece quest’ultime sono le uniche ad essere sempre ad organico pieno, ed a volte sopra l’organico previsto, in quanto operano in esclusiva sulle tratte autostradali ed in convenzione con le società che li gestiscono.
La convenzione prevede che a fronte della messa a disposizione da parte delle società autostradali di strutture-caserme completamente attrezzate, veicoli attrezzati ed in ordine di marcia compreso il carburante e la manutenzione, la Polizia Stradale deve assicurare almeno due pattuglie per tronco e quadrante sulle 24h, una per ogni direzione di marcia. Quindi grande visibilità ed esclusività a costo zero.
Invece per quanto riguarda i reparti non autostradali, in particolar modo per quelli del centro-nord, la situazione è nella maggioranza assoluta dei casi quella di una cronica carenza d’organico a fronte di un sempre maggiore aumento degli incidenti stradali e delle incombenze da assolvere.
Il parco macchine di cui oggi dispone la Stradale è all’altezza delle necessità operative?
Da qualche tempo a questa parte si nota un cambiamento di rotta nell’individuazione dei veicoli di cui dotare la Specialità in senso migliorativo.
Anche se il problema essenziale è che chi attua le scelte di acquisto e di equipaggiamento dei veicoli in servizi d’istituto non si confronta preventivamente con quelli che, quei veicoli e quegli equipaggiamenti, li debbono operativamente utilizzare. In tale ambito vi è un vero e proprio scollamento. Infatti non si comprende ancora oggi perché alla Polizia Stradale siano state assegnate delle vetture Station Wagon, quando lo spazio da utilizzare per il carico delle attrezzature è lo stesso del medesimo modello berlina, perché se è vero che i litri di carico sono maggiori è anche vero che non vengono utilizzati tutti fino al tetto anche per non occludere la possibilità a conducente e passeggero di perdere la visibilità e la cognizione di quanto avvenga nella parte posteriore centrale del veicolo.
Non si comprende perché siano dotate di un equipaggiamento tale che comporta l’occupazione quasi totale del vano bagagli, costringendo gli operatori a dover usare il sedile posteriore come bagagliaio per le attrezzature speciali e le proprie valigette contenenti gli strumenti necessari alla propria attività (codici, modelli per rilevamento degli incidenti stradali, verbali amministrativi e penali, ecc.). Inoltre tale tipo di veicolo non permette di avere luoghi di appoggio naturale per poter scrivere agevolmente e il tavolino pieghevole posto dietro lo schienale del passeggero, per il motivo appena esposto non è utilizzabile .
Il tipo berlina, invece, con il vano bagagli, offre nella parte posteriore un surrogato di scrivania che da sempre la Stradale ha usato a tale scopo. Anziché le station-wagon ed al posto delle berlina, per distinguere la Specialità della Polizia Stradale la si potrebbe allora dotare di monovolume o Suv oggi presenti sul mercato che offrono, a differenza del passato, un buon compromesso tra spazio e prestazioni. Inoltre non si comprende perché le vetture in dotazione alla Polstrada non siano predisposte con le stesse protezioni anti-proiettile delle altre vetture in dotazione a questure e commissariati, come se i lavoratori della Stradale fossero figli di un Dio minore, sacrificabili al dio denaro alle conseguenze di un conflitto a fuoco, ipotesi sempre presente in un servizio di vigilanza e controllo del territorio.
Da qualche tempo si ha la sensazione che si voglia mortificare (per non usare altri termini) la Stradale. E’ veramente così?
È la stessa sensazione che stanno avvertendo oggi, più di ieri, i lavoratori della Polizia Stradale. Questo è dovuto al continuo depauperamento degli organici e della ventilata notizia che vi sia la volontà di destrutturare la Specialità, costringendola in futuro ad operare esclusivamente in ambito autostradale.
I motivi che potrebbero portare a questa scelta sono facilmente comprensibili e li ho esplicati in una delle domande precedenti.
Non condivideremo tale impostazione se fosse messa in opera, in quanto non si può pensare di mettere a disposizione esclusiva degli utenti a pagamento delle tratte autostradali l’esperienza, la capacità e la professionalità della Polizia Stradale.
Riteniamo che queste peculiarità debbano permanere a disposizione di tutti ed in particolar modo degli utenti della strada, conducenti e pedoni, che usano i percorsi stradali urbani ed extra-urbani del nostro Paese ove si verificano la quasi totalità degli incidenti stradali. Riteniamo ancora oggi che l’unica via per la riduzione degli incidenti stradali sia l’educazione stradale presso le scuole a partire dai primissimi anni e la prevenzione. Quest’ultima non può assolutamente convivere con il depauperamento e la destrutturazione della Polizia Stradale.
Ultimo passo di questa attività regressiva, rispetto al bene da tutelare, è la così detta “citofonizzazione” dei Distaccamenti di Polizia Stradale. Questa iniziativa (che per il momento toccherà 32 uffici [vedi riquadro in queste pagine] a carattere nazionale individuati dalla spada di Damocle solo ed esclusivamente per avere meno di 15 lavoratori, infatti ne hanno tutti 14, modificando di fatto l’organizzazione del lavoro di questi uffici ed il loro rapporto con la collettività), è stata studiata, decisa ed attuata a tavolino, senza il coinvolgimento dei rappresentanti sindacali dei lavoratori maggiormente rappresentativi a livello nazionale, tanto meno sentire i pareri delle Autorità provinciali della Sicurezza pubblica politica e tecnica (Prefetti e Questori) quasi che la Specialità fosse avulsa da tali dinamiche ed aspetti funzionali (almeno per quanto riguarda i 3 uffici piemontesi Borgomanero (No), Ceva (Cn) e Chivasso (To).
Tale progetto prevede che tramite meccanismi elettronici di difesa passiva e rinunciando alla presenza umana, in queste strutture nelle ore che vanno dalle 19 alle 7, si possa “prevedere” di assicurare una pattuglia in più sul territorio.
Non condividiamo tale impostazione esclusivamente previsionale, perché come tutti sappiamo la matematica è una scienza perfetta ma quando questa vuole essere applicata agli uomini, che per natura sono imperfetti, tutto decade. Non comprendiamo perché, invece di potenziare questi uffici, si decide di depotenziarli, chiudendo per 12 ore al giorno caserme costruite con finanziamenti pubblici e per obbiettivi ed aspettative diverse.
Lo Stato non è un condominio a cui puoi mettere il citofono. La sicurezza è una sensazione, è questo è un dato di fatto, e riteniamo che in quelle collettività ove si opererà questa scelta, darà più insicurezza sapere che dentro quelle caserme non vi è presenza umana che sapere che “forse” grazie a questa scelta si “potrebbe” avere una pattuglia in più sul territorio provinciale. Questo anche perché in moltissime caserme l’appartamento di servizio non è occupato e non vi sono accasermati che in caso di bisogno potrebbero ovviare alle richieste di soccorso. Inoltre, la cosa che a noi sembra più grave è che nonostante dai territori interessati siano stati inviati al centro istanze da parte dei rappresentanti dei cittadini e lavoratori eletti (parlamentari, presidenti e consiglieri provinciali e regionali, sindaci ed assessori, sindacati di Polizia e confederali) contro la “citofonizzazione” di questi uffici, l’operazione sta andando avanti in modo imperturbabile. Anzi, notizie ventilate, ci hanno fatto sapere che dal centro hanno dato disposizione di cominciare ad installare gli impianti proprio in quegli uffici per i quali sono giunte istanze di protesta.
Perché da parte dei vertici dell’Amministrazione questa volontà?
Sinceramente non riesco a comprendere le reali motivazioni di questa volontà, quello che possiamo dire è che da qualche anno la Specialità della Stradale non nutre più di quella considerazione che la faceva unanimemente denominare “il fiore all’occhiello”, ed il timore da parte dei lavoratori tutti è che ci sia un progetto di destrutturazione delle Specialità che hanno caratterizzato le specificità e le professionalità nella Polizia di Stato, a fronte di un processo di “carabinierizzazione”(con tutto il rispetto che nutro verso lavoratori che svolgono gli stessi compiti istituzionali, ma di cui non condivido il tipo di organizzazione del lavoro e che, in camera caritatis confidenzialmente si lamentano anche loro) volto a far si che il poliziotto del futuro debba fare un po’ di tutto. Comprensibilmente la qualità della specificità verrebbe sacrificata a fronte della quantità .
Esiste una via per evitare che la Polstrada venga definitivamente messa in un canto?
Ritengo che per evitare la destrutturazione delle Specialità in generale (Polstrada, Polfer, Polposta e Polfront) le stesse debbano essere ricondotte sotto il controllo gerarchico-funzionale dell’Autorità provinciale di Pubblica Sicurezza tecnica, creando una Divisione ad hoc nell’organigramma delle questure, specularmene a quanto avviene con le direzioni del Dipartimento di P.S.. Questo, facendo salve le peculiarità e le specificità delle Specialità. Ciò, anche per far si che in alcune province, ove la questura è priva di commissariati di P.S. sul territorio provinciale, il questore possa compiutamente essere Autorità provinciale e non Autorità locale.
Quindi gli uffici distaccati delle Specialità diverrebbero vere e proprie teste di ponte all’interno del territorio provinciale e questi avrebbero l’opportunità di interloquire con un’Autorità e non diversamente con entità che vengono avvertite dai lavoratori come “virtuali”, le Sezioni ed i Compartimenti.
Questo farebbe si che il questore, in ambito provinciale, sia riconosciuto anche dalla altre Forze di polizia quale vero ed unico coordinatore della Polizia di Stato. Quindi le Sezioni verrebbero inglobate dalla nuova Divisione ed i Compartimenti dalla Direzione interregionale. Altrimenti quest’ultime rimarrebbero inutili cattedrali nel deserto che hanno assorbito migliaia di lavoratori di Polizia che sarebbero potuti servire invece a ripianare quegli organici cronicamente sofferenti di molti uffici in ambito nazionale e delle Specialità in particolare.
I Distaccamenti che spariranno
Ecco l’elenco dei 32 Distaccamenti della Stradale destinati alla trasformazione (“citofonizzazione”).
COMPARTIMENTO DISTACCAMENTO
Piemonte e Valle D’Aosta - Borgomanero (No); Ceva (Cn); Chiasso (To)
Trentino Alto Adige - Malè (Tn)
Veneto - Piove di Sacco (Pd)
Liguria - Finale Ligure (Sv)
Emilia Romagna - Faenza (Ra)
Toscana - Cecina (Li); Massa Marittima (Gr); Ponte a Poppi (Ar);
Portoferraio (Li); S. Giovanni Valdarno (Ar); Volterra (Pi)
Marche - Amandola (Ap); Cagli (Pu); Fano (Pu); Novafeltria (Pu)
Abruzzo e Molise - Penne (Pe); Piano d’Orta (Pe)
Lazio - Amatrice (Ri); Sora (Fr)
Basilicata - Melfi (Pz)
Puglia - Castellana Grotte (Ba); Fasano (Br); San Severo (Fg)
Calabria - Trebisacce (Cs)
Sicilia orientale - Barcellona Pozzo di Gotto (Me); Nicosia (En)
Sicilia occidentale - Canicattì (Ag)
Sardegna - Bitti (Nu); Fonni (Nu); Siniscola (Nu)
I compiti della Milizia
Ecco i primi tre articoli del Regio decreto 26 novembre 1928, n. 2716, che istituisce la “Milizia della strada”.
Art. 1 - È istituita la Milizia della strada con il compito di curare, in concorso con gli altri funzionari ed agenti a ciò autorizzati, la disciplina della circolazione e il servizio di Polizia Stradale, nonché di vigilare, per la rete delle strade statali, sulla conservazioni delle segnalazioni esistenti, provvedendo altresì al servizio di informazioni concernenti la sicurezza della viabilità ed al soccorso automobilistico.
Art. 2 - La Milizia della strada è una specialità della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, alla dipendenza disciplinare del Comando generale della Milizia stessa. Amministrativamente essa dipende dal ministro per i Lavori Pubblici, presidente dell’Azienda Autonoma Stradale della strada, che ne stabilità l’impiego tecnico e la ripartizione tra i vari compartimenti dell’azienda stessa.
Art. 3 - La Milizia della strada fa parte delle Forze armate dello Stato, ed i suoi componenti sono soggetti a tutte le disposizioni stabilite per la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale con Regio decreto 4 agosto 1924, n. 1292, in quanto non siano in contrasto con quelle del presente decreto. Nella sfera della loro competenza esercitano funzioni di pubblica sicurezza ed assumono qualità di ufficiali ed agenti di Polizia giudiziaria.
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