In questa intervista il sindaco Sergio Chiamparino parla dei progetti per le Olimpiadi invernali del 2006, ma anche delle tante trasformazioni di una città alla ricerca di nuove identità sociali, culturali ed economiche
La città di Torino viene descritta dai giornali come un grande cantiere a cielo aperto per le Olimpiadi invernali del 2006. Sono davvero tanti gli interventi in corso? Proprio in vista delle Olimpiadi invernali, i lavori di ristrutturazione e modificazione degli equilibri urbanistici corrispondono ad un progetto organico? Se sì, come può descrivercelo?
Da qui al 2006 Torino e le sue valli saranno impegnate in una grande sfida per arrivare pronti all’appuntamento olimpico.
Per quanto riguarda le realizzazioni infrastrutturali in programma, la parte più difficile legata alle procedure progettuali è in pratica terminata. Anche se abbiamo già alle spalle anni di intenso lavoro, il 2004 sarà quello maggiormente tangibile per i cittadini per la presenza dei numerosi cantieri aperti: a due anni dalle Olimpiadi comunque le opere stanno procedendo al meglio e senza ritardi. I lavori di preparazione ai Giochi tuttavia non sono che una parte del racconto di ciò che sta avvenendo ora a Torino. Da tempo infatti - e più precisamente a partire dall’approvazione nel 1995 di un nuovo Piano Regolatore - la città è impegnata in una radicale trasformazione che riguarda le infrastrutture, l’urbanistica, le strategie per lo sviluppo economico e le attività innovative, per la cultura, per il turismo. L’intervento di rinnovamento urbanistico, che ha pochi eguali in Europa, prevede come opera principale la riconversione delle ex aree industriali dismesse che si concentrano lungo l’asse centrale della città, ora percorso dalle trincee ferroviarie che verranno coperte. In questi spazi, (un’area complessiva di 2,5 milioni di mq) sono previsti interventi legati all'ampliamento di sedi universitarie, alla creazione di nuovi poli culturali integrati, di sedi per il terziario e il produttivo avanzato, attività commerciali, servizi, nuovi insediamenti residenziali integrati ad un nuovo sistema di spazi pubblici qualificanti dal punto di vista ambientale. A questo si aggiungono gli interventi delle grandi opere infrastrutturali di accesso alla città e mobilità interna come la costruzione della metropolitana, il rilancio dell’aeroporto, e il progetto di realizzare una linea di alta capacità/alta velocità ferroviaria che inserirà Torino nella dorsale Est-Ovest dell’Europa.
Capisco che sia difficile al momento avere una visione generale di quanto sta succedendo e proprio per questo è nato Atrium: struttura formata da due padiglioni - ad opera dell’architetto Giuguiaro - che racconta i Giochi Olimpici e il percorso verso la Torino del futuro.
I cittadini dal loro canto come accolgono il cambiamento in corso?
In questo ‘“countdown” verso il 2006, la città non dimentica di dare attenzione ai cittadini cercando di monitorarne atteggiamenti e aspettative verso i Giochi. Dai risultati di un recente sondaggio sulla popolazione torinese - che verrà ripetuto ogni anno da qui al 2006 - si vede che non solo praticamente tutti i cittadini sanno dell’appuntamento olimpico, ma sono anche bene informati in merito alle opere ad esso collegate. Ne emerge, inoltre, un crescente orgoglio per il fatto di essere la sede dei Giochi e aumenta la consapevolezza e l’ottimismo verso le future positive ricadute in termini economici, occupazionali e di potenziamento dell’offerta culturale e turistica di Torino, che permetteranno di riposizionare la città fra le grandi mete internazionali.
Dopo la crisi della Fiat, e alla luce di quel processo che viene descritto come “postfordismo” (la fine della grande fabbrica e della centralità operaia) quali sono i nuovi equilibri sociali che si stanno determinando nella città e quali sono, secondo lei, i principali conflitti latenti? In ogni caso, la città sembra scommettere con ottimismo sul suo futuro e non ci sono solo le Olimpiadi. Quali saranno i principali filoni di sviluppo dell’economia nei prossimi anni?
I Giochi Olimpici saranno un’opportunità unica per il territorio costituendo uno straordinario acceleratore di processi di trasformazione urbana, un catalizzatore di investimenti e una vetrina di promozione internazionale. Tuttavia i Giochi del 2006 non rappresentano certo l’unico fattore di cambiamento della città. Anche se il futuro di Torino resta strettamente legato all’industria automobilistica, rispetto al passato le condizioni sono mutate: lo stesso indotto dell’auto si è progressivamente reso autonomo dalla Fiat e il sistema produttivo si è diversificato e articolato in più settori. Penso al comparto delle nuove tecnologie (che da solo annovera più addetti della Fiat e del suo indotto), al settore turistico e a quello bancario e assicurativo. Inoltre Torino si troverà a gestire l’eredità materiale e immateriale lasciata dai Giochi e punterà sempre più all’offerta dei settori culturali e di accoglienza.
Storicamente Torino è stata la città dell’emigrazione nazionale (dal Sud alla Fiat). Quali sono stati gli effetti dei nuovi flussi migratori dai paesi extraeuropei?
Il Piemonte è una delle regioni in cui la presenza di immigrati è cresciuta di più nel corso degli anni ’90: oggi sono circa 46.000 gli stranieri con permesso di soggiorno a Torino, cioè il 40% del totale regionale. La città ha attivato diversi progetti orientati all’integrazione culturale e in favore degli stranieri. L’elenco è lungo e ruota intorno al Centro Interculturale, che organizza corsi e attività per immigrati, all’ufficio stranieri, che svolge un ruolo di sportello e supporto, e ai servizi sociali e del lavoro. A Torino il fenomeno dell’immigrazione assume le caratteristiche riscontrabili anche in altre città, tuttavia presenta anche alcune peculiarità. Da una parte, l’immigrazione pone i classici problemi di convivenza, di integrazione, di casa, di aggiornamento dei servizi comunali, ecc; dall’altra, da qui al 2006 a Torino saranno aperti ancora molti cantieri che richiederanno nuova manodopera, situazione per cui gli immigrati potranno trovare più facilmente un lavoro. Naturalmente è importante capire quale sia la domanda di lavoro effettiva e come gestire tutte le fasi del flusso migratorio a essa legato: l’accoglienza, l’organizzazione, la ricollocazione e gestione dopo i cantieri.
La modificazione dei rapporti tra i diversi strati sociali e le trasformazioni dei conflitti determinano anche una diversa percezione del tema della sicurezza?
Il Comune di Torino è impegnato incessantemente sul tema della sicurezza tramite una politica che integra le azioni di controllo del territorio – e in questo caso la collaborazione con le Forze dell’ordine è intensa - con progetti di prevenzione e recupero. Sicuramente il verificarsi di furti o rapine, o più recentemente degli episodi di criminalità e violenza a Milano e Roma hanno contribuito a creare nei cittadini un senso di maggiore disagio e insicurezza. Non intendo sottovalutare l’importanza della percezione dei cittadini rispetto a questo tema né sminuire la gravità degli episodi di criminalità che vengono segnalati, ma vorrei anche sottolineare come Torino presenti da questo punto di vista una situazione che possiamo definire di normalità. Esistono infatti i problemi di sicurezza, ma sono comunque assimilabili a quelli diffusi in tutte le città europee di media e grande dimensione.
Come giudica la situazione attuale delle Forze di polizia nella città di Torino?
La sicurezza è un aspetto prioritario delle politiche locali perché essa è un elemento indispensabile per la vivibilità di una città: in questo l’attività della Polizia Municipale costituisce un contributo indispensabile per garantire un puntuale e capillare presidio del territorio e per gestire le situazioni di emergenza o il tranquillo svolgimento di eventi straordinari quali le manifestazioni di forte richiamo o gli eventi sportivi. In particolare, in risposta a situazioni di difficoltà registrate, è stato disposto un aumento della presenza dell’organico nei quartieri a rischio. Inoltre, una recente iniziativa prevede la presenza della Polizia in borghese anche sulle linee dei trasporti pubblici in cui maggiormente si sono verificati episodi di microcriminalità spesso legati alla presenza di immigrati il cui accertamento dell’identità – per applicare le corrette misure sanzionatorie - non era possibile da parte del conduttore dell’autobus o dei controllori. Le azioni specifiche della Polizia Municipale si svolgono comunque in piena collaborazione con tutte le Forze di sicurezza, che trovano un importante momento di indirizzo e coordinamento nelle riunioni settimanali del Comitato provinciale per la Sicurezza, uno strumento che si è dimostrato di estrema importanza per aumentare l’efficienza e l’efficacia tanto nelle azioni di contrasto alla criminalità quanto in quelle mirate alla prevenzione della stessa.
Quali sono i problemi legati alla presenza di comunità islamiche nella città? C’è stata, secondo lei, in questi anni una forma di acculturazione tra le popolazioni di diversa etnia e le nostre?
La presenza di una forte comunità islamica, non ha mai costituto un problema per la città. Naturalmente, subito dopo i tragici eventi dell’11 settembre si è percepita una certa tensione, situazione che tuttavia si è normalizzata ben presto.
A Torino troviamo diverse culture che entrano in quotidiano contatto e non ho bisogno di ricordare che è insita nell’uomo la paura del diverso e di ciò che non si conosce. Per questo a volte si manifestano situazioni in cui sono forti gli atteggiamenti di paura e sospetto, ma grazie anche all’impegno di questa Amministrazione nel favorire occasioni di incontro e scambio culturale, credo che si siano fatti notevoli progressi verso il superamento di questa diffidenza e la costruzione di una serena convivenza civile caratterizzata dal dialogo e dalla ricchezza delle diversità.
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