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giugno / luglio/2004 - Interviste
Torino
La vita ai piedi della montagna
di Gianni Verdoliva

Interviste, ricordi, suggestioni dalla metropoli della neve. Parlano professori, attrici, sindacalisti, insegnanti e magistrati

Benvenuti a Torino. La citt? del Valentino, del Po e della Dora. La citt? della Mole Antonelliana e del museo del cinema. La prima capitale d?talia, con i suoi viali alberati e i suoi eleganti portici. La citt? del centro nobile e dei quartieri difficili. La citt? della Fiat. La citt? delle Olimpiadi del 2006.
Perch? forse non c? una Torino ma tante Torino. Diverse zone della citt?, diverse caratteristiche, tutte interessanti. Tante sfaccettature che escono dalle voci di torinesi che la raccontano. Torinesi che forse la vivono e percepiscono in maniera diversa eppure vivono nello stesso posto. Dai piacevoli ricordi del passato del Professor Romano, rappresentante della Torino colta del centro storico, alla voce di Eleonora Artesio, che traccia la situazione della Torino delle periferie. Dalla lucida analisi dell?x-magistrato Rodolfo Venditti alla voce dell?ttrice Tiziana Catalano, la Torino degli artisti. Fino a Giorgio Airaudo della Fiom, la Torino della Fiat.

SILVIO ROMANO
Il Professor Silvio Romano ? un gentiluomo d?ltri tempi. A 98 anni il professore, torinese di adozione, passa ancora molte ore tra i suoi amati libri e, quando se la sente, si reca in centro a piedi per dare il suo apporto volontario ad alcune fondazioni. Amabile e dotato di una squisita cortesia, mi riceve nel suo studio in piena zona Crocetta. E racconta la storia della sua famiglia e il fortuito caso che gli ha fatto conoscere ed amare Torino. Ricordando il suo passato all?niversit? e il suo splendido rapporto con gli studenti mette le mani giunte sul petto quasi a dire che in fondo ha dato solo un umile e civile contributo.

Professore da quanti anni ? che vive a Torino?
Vivo a Torino dal 1938 anche se sono originario di una famiglia di Palermo. Mio padre, Santi Romano, ? stato allievo di Vittorio Emanuele Orlando che era Presidente del Consiglio alla fine della prima guerra mondiale. Mio padre ? stato anche presidente del Consiglio di Stato, l?rgano consultivo il cui presidente era il re. Se vogliamo quindi un rapporto con Torino lo avevo per via dei Savoia, anche se in forma indiretta.
Venire a vivere a Torino non era in origine nelle sue aspirazioni?
No, all?nizio no. Da giovane era nelle mie aspirazioni andare a vivere a Milano piuttosto, la citt? in cui mi sono laureato. Dopo aver cominciato la carriera universitaria ho abbandonato anche Milano trovandomi dapprima all?niversit? di Camerino, poi in quella di Pisa per poi finire a Perugia che credevo essere diventata la mia sede definitiva o quasi, dato che ero diventato professore ordinario.
Approfittando del ponte di inizio novembre decisi di recarmi a Torino a visitare un amico.
Non era mai venuto a Torino prima di allora?
No, fatta eccezione per un breve periodo di tre mesi durante il servizio militare. Ma l?ncontro con Torino che mi ha segnato ? stato il secondo, quello che le sto per raccontare. Si immagini, mai mi sarei aspettato che da una semplice visita sarebbero scaturiti tali sviluppi. Arrivato a Torino, la sera a cena i miei amici e colleghi mi invitano ad andare con loro. ?oi andiamo da Einaudi, ci fa piacere andarlo a trovare per non lasciarlo da solo?Il Professor Einaudi era antifascista e per questo era messo in disparte da una parte del mondo accademico. I miei amici ne avevano stima e lo hanno sempre supportato. Bene, arrivato a casa di Einaudi ad un certo punto lui mi si avvicina e mi dice ?o voluto che conoscessi i colleghi perch? tra tre anni il Professor Grosso va in pensione. Considera la deliberazione presa? Sul momento sono rimasto perplesso. Ma ho deciso di accettare e di cominciare a frequentare Torino. All?poca esisteva in Via Cernaia il ?aff? degli specchi? un locale storico. Li?ho poi conosciuto la figlia del professore che ? poi diventata mia moglie. Vede, non avrei mai pensato di venire a vivere qui ma non mi sono pi? voluto muovere. Mi sono innamorato di Torino. Mia moglie ? poi purtroppo morta di parto e questo per me ? stato un duro colpo. Mi aspettavo che la famiglia si allargasse invece mi sono trovato ad essere di nuovo solo. Ma ormai l?mpatto con Torino c?ra stato e avevo fatto la mia scelta. Ho comprato casa nel 1940 e da allora abito qui. Mi sono poi risposato nel 1942 con Maria Antolisei e mia moglie ? sempre con me.
Com?ra la citt? che l?a accolta? Ad esempio l?mbiente accademico dell?poca era molto ricco.
Una citt? meravigliosa. Senza contare che a livello accademico c?rano dei nomi di spicco: Einaudi, Ianacore, Solori, Greco, Allora, Grosso, Bobbio, Firpo, Passarin d?ntreves. Esisteva poi un altro concetto di essere professore, ?imitato?se cosi?si pu? dire, a due attivit?: insegnare e fare ricerca.
Questo ho imparato a Torino. Dare al proprio insegnamento non solo una conoscenza dei problemi dello Stato ma anche mostrare la propria vita di cui ? conveniente trasmettere la maturit? morale e civile. I miei colleghi mi hanno cercato e di loro ricordo con grande affetto la spontaneit?.
E in ogni caso non ? difficile ambientarsi a Torino.
Lei ? stato anche pro-rettore all?niversit? di Torino. Come ricorda quell?sperienza?
Sono stato pro-rettore dal 1975 fino al 1982, anno in cui ho lasciato l?ncarico per raggiunti limiti di et?. Non ho mai considerato l?mpiegato come un dipendente ma come un mio collaboratore. La buona educazione ? una cosa importante come lo ? la disponibilit? umana. Alla fine delle lezioni mi fermavo sempre in aula accendendo una sigaretta, per me era un modo per dire agli studenti che ero l? per loro nel caso avessero avuto dubbi o chiarimenti. Con me se uno studente era preparato passava l?same di sicuro. Ho fatto 44 anni di insegnamento a Torino e ancora oggi dei signori ultrasettantenni mi fermano per strada e mi salutano. Per me l?nsegnamento deve essere fatto nel modo per cui deve servire.

ELEONORA ARTESIO
Eletta presidente della sesta circoscrizione in Torino, Eleonora Artesio, ex-insegnante, ? una figura di spicco tra le donne in politica a Torino. Apprezzata per il suo impegno a livello locale anche da chi ? schierato politicamente in senso opposto, la Artesio si ? sempre battuta per la riqualificazione della zona nord di Torino. Nel suo studio in circoscrizione campeggiano una serie di foto in bianco e nero. Foto che rappresentano Via Taranto, Via Botticelli e altre parti di una Torino poco conosciuta, la Torino delle periferie.

Esistono davvero due Torino?
Che ci sia una specificit? di Torino nord in particolare ? un dato fondamentale derivato dallo sviluppo industriale dei primi anni del 900. Si tratta di parti della citt? vissute come bordo e questo lo si nota anche dal punto di vista architettonico. Questa ? una debolezza anche sotto il profilo turistico che non dovrebbe essere dimenticata in un progetto di rilancio di immagine di Torino.
C? in genere poca attenzione alle parti d?ngresso della citt? e questo non pu? che essere un fattore negativo se si vuole cambiare l?mmagine di tutta la citt?.
Quale ? stata la trasformazione della Torino delle periferie in questi anni?
La zona di Torino nord ? uno specchio delle vocazioni e dei cambiamenti sociali. All?nizio si trattava di zone ad alta densit? di attivit? operaie e questo lo si nota anche nelle caratteristiche dell?abitat. Abbiamo quindi avuto una fase connotata da una presenza molto importante della classe operaia che ? man mano diminuita. Abbiamo ora una popolazione che ha tuttora in linea di massima le stesse caratteristiche per? mediamente pi? vecchia alla quale si aggiungono dei nuovi arrivi di nuclei di extracomunitari. C? inoltre un fenomeno interessante che riguarda il rientro nel tessuto cittadino di famiglie giovani . Si tratta di gruppi sociali che avevano abbandonato questa parte della citt? e che ora rientrano grazie anche ad un mercato immobiliare accessibile e ad una buona offerta di servizi. Questo fa si che in alcune zone assistiamo ad una crescita in positivo di una parte dei quartieri. I territori sono paradigmatici dei cambiamenti in atto perch? maggiormente esposti agli influssi diretti derivanti dalla gestione del cambiamento. Anche da parte della stessa popolazione c? un rischio di chiusura con atteggiamenti quali la paura del cambiamento o il rimpianto della stagione precedente. In modo particolare nella sesta circoscrizione c? una situazione di stabilizzazione con identit? e coesione sociali importanti pur con le contraddizioni del caso. Nel quartiere Falchera, che esiste da soli cinquant?nni, c? stata una grande accelerazione degli insediamenti specie nel periodo del fenomeno dell?mmigrazione meridionale. Si tratta in genere di territori che possono essere raccontati in maniera uniforme. Per quanto riguarda Regio Parco e Barriera di Milano la forte densit? abitativa rende pi? complicata una lettura omogenea del territorio. Si possono auspicare delle forme di cambiamento legate alla valorizzazione dell?mbiente. Mi riferisco in particolare al polmone del parco fluviale relativo al Parco Colletta e alla confluenza dei tre fiumi Po, Dora e Stura. Tutto questo ancora non ? pensato perch? l?ttesa di cambiamento ? ancora troppo legata al settore dei servizi.
Quali sono i possibili punti di incontro tra le due parti della citt??
Alla base di tutto c? la questione della rappresentazione dei territori nell?mmagine cittadina. Attualmente c? una fatica della rappresentanza mentre in passato esisteva, pur nelle disuguaglianze e nelle difficolt?, una forte capacit? di rappresentare il territorio, di portare avanti le istanze per il miglioramento. In modo particolare negli anni 60 e 70 si ? passati da una situazione esposta all?nnovazione grazie anche al fenomeno migratorio. Penso ad innovazioni quali le scuole a tempo pieno. Questo ? un elemento dei tempi che ha reso possibile che associazioni, partiti e sindacati siano riusciti a valorizzare le esperienze sociali vissute. Questa fatica della rappresentanza di oggi rende complicato tutto quel che va verso una maggiore integrazione di questa parte della citt? nel piano di sviluppo globale della stessa. La questione della rappresentanza di oggi ? sicuramente figlia di una crisi generale qui sentita in modo particolare. E ancora una volta la questione della valorizzazione ambientale ? cardine. Sentire il parco non come un problema ma come una risorsa potrebbe essere un modo per far conoscere ed apprezzare questa parte della citt?.
Le Olimpiadi: un?pportunit? di sviluppo o un rischio di essere ulteriormente dimenticati?
La manifestazione ? percepita come una situazione di esclusione. Certo, abbiamo la sede della Toroc a due passi in Via Bologna, ma questo non significa che siamo coinvolti nelle attivit? programmatiche e gestionali. Un elemento importante pu? essere invece rappresentato dalla gestione dell?rrivo in citt? giocando sulle qualit? ambientali delle porte d?ngresso. Manca inoltre un coinvolgimento emotivo identitario della popolazione locale ai giochi. Da parte dei giovani invece vi ? un certo interesse, in genere si sentono pi? coinvolti, specie gli studenti degli istituti professionali. C? anche un elemento di suggestione per la grandezza dell?vento che gioca sui ragazzi.
Quali sono attualmente le ricchezze, i punti di forza delle periferie e quali invece i nodi irrisolti?
La ricchezza pu? derivare dalla possibilit? della gestione di spazi di ambiti destinati in passato ad altre funzioni e dal corretto governo del fenomeno dell?mmigrazione. Anche se esiste purtroppo una difficolt? maggiore, legata al fatto che non sempre la lettura del cambiamento che il territorio mostra viene trasformata in teoria e scelta politica. C? una scarsa analisi a livello micro non tanto per colpa dell?mministrazione ma perch? spesso viene a mancare la voce della base. Il senso di spaesamento della popolazione purtroppo interagisce col processo decisionale. La fine dell?ttivit? lavorativa per i pi? anziani e l?ncertezza della stessa per i giovani aumentano il senso di insicurezza e la preoccupazione rispetto al futuro ed all?conomia. Possiamo parlare di malessere diffuso. I giovani poi non hanno conosciuto la rappresentanza degli anni passati e non la esercitano loro stessi. L?nquietudine ed i problemi rimangono sommersi e spesso manca la necessaria visibilit? per quei progetti quali la formazione professionale o il sistema sanitario a livello locale che ancora non sono percepiti come fonte possibile di gestione in positivo del cambiamento.

TIZIANA CATALANO
Tiziana Catalano fa parte del duo comico ?e Suburbe? Insieme a Luisella Tamietto da anni calca le scene teatrali. Diplomate alla scuola di teatro comico di Philippe Gaulier, Le Suburbe rappresentano la Torino artistica in piena effervescenza. Tiziana, appena arrivata da Milano per una fiction con Ezio Greggio, racconta, in un bar nei pressi del Teatro Juvarra, come vede Torino in maniera semiseria. Perch? a Torino si ride anche.

Tiziana Milano da bere e Torino da ridere?
Diciamo che si ride per non piangere. Torino e i torinesi di adozione si salvano per il senso dell?morismo, un umorismo che definirei nordico. Battute a parte, Torino in questi ultimi anni si ? data una bella mossa sul fronte della vita artistica e culturale, i nuovi artisti vengono valorizzati, ci sono nuovi locali e, non dimentichiamo che proprio a Torino, antica capitale del cinema, ultimamente vengono girati parecchi film. C? una trasformazione in atto verso una citt? dal taglio pi? culturale. Ospitiamo la biennale della fotografia, abbiamo fatto conoscere il tango a livello nazionale, ci sono eventi di pittura e di scultura. La Torino artistica sta rinascendo.
Esiste una comicit? al torinese?
Un tempo Torino, Fiat a parte, era conosciuta per Macario e i gianduiotti. E Macario ? stato un?stituzione della comicit? a livello nazionale. Parlerei comunque pi? di una tradizione musicale. Comunque si abbiamo grossi nomi. Tanto per fare alcuni nomi Gipo Farassino, Margherita Fumero, Rita Pavone. E ancora Chiambretti e la Littizzetto. Senza dimenticare un nutrito gruppo di attrici comiche molto brave come Claudia Penoni, Laura Righi, Manuela Tamietti e altre ancora.
Come definiresti la comicit? delle Suburbe?
Siamo due anomale. Dico questo perch? non parliamo di politica e nemmeno di uomini. A volte ci presentiamo come uomini, a volte come donne, o cose o animali. Prendiamo in giro in modo sottile.
La nostra formazione da Philippe Gaulier ci ha aperto un mondo, consideriamo la persona in quanto tale non come uomo o come donna. All?nizio puntavamo quasi esclusivamente sul movimento e la parola era quasi assente e poi ci siamo evolute, o involute dipende dai punti di vista, verso la parola. Questo ? uno dei motivi per cui non siamo tanto in televisione. Con lo stile del teatro dell?ssurdo dovrebbero mettere due o tre telecamere apposta per noi in continuo movimento e questo non ? possibile. Altrimenti bisogna che inventiamo dei numeri ad hoc. Con la televisione abbiamo un rapporto di amore/odio. La televisione ? venuta da noi ma non ci siamo piaciuti. Non ci teniamo a diventare superfamose a tutti i costi.
Com? il vostro pubblico e come si ? evoluto?
Abbiamo la fortuna di avere un pubblico fedele negli anni. Praticamente ci seguono dall?7. E?un pubblico fondamentalmente eterogeneo che va dai 20 ai 70 anni. Diciamo che abbiamo fondamentalmente tre tipi di pubblico. La vecchia Torino adora le nostre battute in piemontese anche se io stessa lo sono solo di adozione, mentre Luisella invece ? piemontese doc. Ci sono poi le due vecchiette, un nostro cavallo di battaglia, che molti amano. I giovani invece amano il lato onirico, fantastico del nostro teatro e vanno pazzi per l?mitazione dell?nsegnante di inglese. Il pubblico gay, sia uomini che donne, apprezza molto il fatto che a volte siamo personaggi non identificati o ambigui. In ogni caso non abbiamo mai fatto troppa pubblicit?, il passaparola funziona molto nel nostro caso. Da questo punto di vista posso dire che nel teatro, specie tra il pubblico riscontriamo un bel fenomeno di integrazione tra piemontesi di origine e piemontesi di adozione. Senza contare che a volte riscontriamo gli stessi gusti in tipi di pubblico di origini geografiche diverse. I siciliani ad esempio apprezzano molto l?morismo sferzante come i piemontesi.

RODOLFO VENDITTI
Rodolfo Venditti ha vissuto la magistratura torinese per oltre quarant?nni. Dopo aver studiato sotto la guerra e aver fatto il pendolare da Torino ad Ivrea su un treno che impiegava quattro ore per il percorso, comincia la sua attivit? presso il Tribunale di Saluzzo per poi arrivare alla pretura di Torino. Un lungo percorso, spesso faticoso perch? attraversato da momenti difficili. Vissuto in prima linea ma fuori dai protagonismi mediatici di oggi. Un osservatorio privilegiato per meglio comprendere le trasformazioni di Torino.

Quali trasformazioni ha vissuto Torino durante gli anni in cui ha esercitato la sua attivit??
Ho esercitato la mia attivit? dal 1950 fino al 1993 e devo dire che la principale trasformazione a cui ho assistito ? stato il boom economico unito ad una fortissima immigrazione dal Veneto e dal Sud per cui Torino divenne quasi di colpo una citt? multiculturale. La grossa deficienza dell?poca fu di non promuovere lo sviluppo della citt? adeguato all?mmigrazione, c?rano quartieri enormi senza servizi sociali che diventavano dormitori. Si forniva un?bitazione ad un agglomerato di gente senza fornire una rete di servizi sociali per cui tali zone della citt? erano esposte ad un rapido e profondo deterioramento sociale. Nel contempo le strutture giudiziarie per l?poca non furono adeguate all?umento della popolazione che port? un considerevole aumento di cause civili. Anche il carico penale aumentava considerevolmente mentre i giudici erano sempre gli stessi e questo ha comportato un allungamento dei tempi dei processi. Mi ricordo che quando presiedevo la seconda sezione penale della Corte d?ppello, nella met? degli anni 80, eravamo in sette giudici con un carico di 7000 processi. Malgrado i nostri appelli ci furono solo dei ritocchi minimi sproporzionati all?umento dei processi, considerando inoltre come il numero dei processi sia stato inoltre incrementato dall'esplodere di fenomeni quali il terrorismo politico e la criminalit? di matrice mafiosa nonch? dal diffondersi rapidissimo del fenomeno droga. Pensi che almeno un quarto dei processi era legato al fenomeno droga. Ho seguito personalmente dei processi che avevano ciascuno 70 imputati per droga. Fu?un momento angoscioso, avevo la sensazione di essere sommerso, non era materialmente possibile far fronte ad una tale mole di lavoro. Tuttora non comprendo come ? possibile che lo Stato non si attrezzi di fronte a tali emergenze.
Quale ? stato l?pproccio della cittadinanza rispetto ai problemi legati alla sicurezza ed alla criminalit??
L?pinione pubblica reagiva con grande energia di fronte agli episodi terroristici ed alla criminalit? mafiosa. Ricordiamo che anche Torino ha avuto le sue vittime tra gli avvocati, i magistrati e i giornalisti. La mafia uccise il magistrato Bruno Caccia, limpido esempio di magistrato, inflessibile ma al contempo molto obbiettivo e reale. C?ra una reazione corale di sdegno, furono anni drammatici come lo furono i processi alle brigate rosse. Si assisteva inoltre ad un aumento dell?nvasivit? della delinquenza, si aveva la sensazione di essere allo sbaraglio.
Quali furono i processi che segnarono maggiormente la vita torinese?
Ce ne sono stati parecchi di processi che hanno infiammato l?pinione pubblica ma non ricordo esattamente i nomi. Mi sono estranei i processi fatti in televisione, non comprendo questa pretesa dei mezzi di opinione di fare processi col pretesto di informare per cui prima ancora che il processo venga dibattuto c? il verdetto popolare.
Dal suo punto di vista com? la Torino di oggi?
Mi pare una citt? dinamica che sta attraversando delle difficolt? che cerca di superare, in questi ultimi anni ? andata anche abbellendosi fatta eccezione per alcuni eccessi di addobbi in alcune zone. Torino cerca di recuperare i ritardi degli anni passati, parlo ad esempio della metropolitana i cui lavori stanno creando disagi ai quali peraltro mi assoggetto volentieri perch? creeranno una miglioria. Si cerca di recuperare i rallentamenti e le perdite di occasione degli anni passati.

GIORGIO AIRAUDO
Da due anni segretario della Fiom Torino, Giorgio Airaudo rappresenta i 24.000 iscritti al sindacato dei metalmeccanici. E si batte perch? non siano dimenticati. Perch? Torino ? anche Fiat. Le storie del sindacato, le lotte contro la chiusura degli stabilimenti, l?ppello per la rinascita. Giorgio Airaudo ci ricorda che gli operai della Fiat fanno sempre parte della citt?.

Torino era identificata con la Fiat ora non pi?, cosa ? cambiato nella percezione della citt? rispetto alle tematiche del lavoro?
Penso che c? stata l?llusione di poter fare a meno della Fiat. Questo ha creato un problema tra Torino ed i lavoratori della Fiat. Torino non dovrebbe abbandonare i lavoratori della Fiat, anzi dovrebbe difendere la loro presenza, il fatto di essere una citt? con una tradizione legata al saper fare l?utomobile. La citt? si ? illusa di essersi liberata ma in realt? e solo pi? povera e pi? debole. Rispetto alle tematiche del lavoro pi? in generale il lavoro ? cambiato e il senso di precariet? sta ricongiungendo i giovani e coloro che sono gi? da anni nel mercato del lavoro. Non dimentichiamo che ogni sei mesi in Fiat c? una procedura di mobilit? e questo fenomeno sta diventando sempre pi? frequente. C? quindi un punto di incontro in negativo, una tendenza generale alla precariet?.
Non ? stato forse un errore fare troppo affidamento su un?nica azienda per quanto importante?
La storia di Torino e della Fiat ? fatta di tanti errori. L?na si ? identificata all?ltra con conseguenti errori e opportunit?. L?rrore pi? grande che si possa fare ? continuare ad essere orfani. Si tratta di avere indietro un valore per tutta la citt?. Oggi il problema ? come si va avanti. Si tratta di conservare il meglio e di evitare i due estremi: tutto con la Fiat o tutto senza la Fiat. Nessuno pu? dire che senza la Fiat andr? meglio, anzi. Compito dell?mministrazione ? immaginare i difficili punti di equilibrio per andare vanti. Tutto quello che viene fatto va bene ma non ? abbastanza anche perch? appena si va oltre la bellezza dell?mmagine si scopre la crisi. Si tratta di non buttar via e di saper sfruttare 100 anni di sapere fare l?utomobile, penso alle potenzialit? che possono offrire gli ingegneri e gli stilisti dell?uto ed al fatto che si dovrebbe riflettere di pi? sul discorso del trasporto ecocompatibile.
Come ? stato e come si ? evoluto il rapporto tra i lavoratori piemontesi e quelli veneti e meridionali?
I lavoratori veneti e meridionali hanno fatto i diritti, quelli piemontesi hanno resistito. Ricordiamoci che la Fiat era chiamata ?a feroce? I lavoratori meridionali sono quelli che hanno fatto il salto, sono quelli che hanno conquistato i diritti per loro e le fabbriche al sud: Termini Imerese, Pomigliano, Cassino, Termoli. All?nizio l?nserimento dei lavoratori meridionali non ? stato facile, le riunioni del sindacato si tenevano in piemontese. Oggi la maggioranza dei delegati sono meridionali. Non saremmo ci? che siamo senza il loro apporto. Molti giovani che sono delegati sindacali lo fanno perch? lo faceva il padre, si tratta di una ricchezza della trasmissione dell?sperienza per la lotta dei diritti.
Si parla di nuove prospettive per Torino, quanto queste coinvolgeranno anche i lavoratori?
Oggi a fatica si riconosce che c? una crisi ma ancora non si trova un progetto per affrontarla. Si ? pensato di fare altro in attesa che la crisi passi: si ? pensato al terziario, alla new technology, ed alle opere pubbliche. Tutto questo non basta perch? la Fiat rischia davvero di sparire da Torino. Si sta cercando di attirare nuove imprese: ? arrivata la Motorola con un centro ricerche di 160 persone. Bene, ma non basta assolutamente. Anche le Olimpiadi dureranno quindici giorni e poi? Anche la metropolitana non ? stata una grande occasione a livello lavorativo visto che o impiega personale ultraspecializzato o operai in gran parte extracomunitari gestiti da subappalti che lavorano spesso in carenza di sicurezza. Torino rischia di perdere la medaglia olimpica pi? importante, quella del suo futuro. A livello di Fiom vogliamo invece aprire una vertenza il cui obbiettivo ? difendere Mirafiori.
Quali sono le prospettive oggi per i lavoratori Fiat?
Torino ed i suoi operai devono incontrarsi di nuovo. Perch? Mirafiori non chiuda, per attirare risorse europee, nazionali e locali, per premere affinch? ci sia una prospettiva di sviluppo legata al settore del trasporto ecocompatibile.


Atrium, da qui al 2006
Atrium Torino ? il luogo dove la citt? comunica le sue trasformazioni e l?vento olimpico del 2006. Due spettacolari padiglioni in legno, vetro e acciaio progettati da Giugiaro Architettura, realizzati dalla Citt? di Torino, in collaborazione con la Provincia di Torino e Toroc, gestiti da Torino Internazionale, che a questo scopo ha costituito una Fondazione. Gli obiettivi sono comunicare le trasformazioni della citt? e dell?rea olimpica, creare un palcoscenico per i suoi protagonisti, far crescere l?ttesa e l?rgoglio di ospitare un evento internazionale.
Il risultato sono i due padiglioni gemelli sorti in piazza Solferino: Atrium Torino, un polo di informazione e dibattito sul rinnovamento della citt? e sulle Olimpiadi, oltre che un futuro punto di riferimento per i turisti; allestiti internamente con percorsi espositivi che si avvalgono delle pi? avanzate tecnologie.
Nel padiglione Atrium2006 prevale l?mozione: la storia dei Giochi, gli sport invernali (da provare con i simulatori), le montagne e poi i valori olimpici (fair play, pace, ecologia), le Paraolimpiadi, il volontariato. Qui si presenteranno i progetti dei nuovi impianti della neve e del ghiaccio e il merchandising di Torino 2006. Qui la Provincia di Torino far? gustare le specialit? del Paniere, simbolo della ricchezza di prodotti, culture e tradizioni che il territorio offrir? agli spettatori dell?vento. Il padiglione contribuir? alla duplice missione di Torino 2006: divertire un pubblico ?sterno?vasto ed eterogeneo, trasmettere al pubblico ?nterno?una nuova concezione del territorio. Portare i Giochi in piazza avviciner? molte persone agli sport invernali: per alcuni sar? la prima volta, per altri un gradito ritorno.
Il padiglione AtriumCitt? presenta invece le trasformazioni urbanistiche, economiche, culturali e sociali che avverranno a Torino. Si apre con la Piazza, dove una grande mappa offre una veduta complessiva dei progetti. Da qui partono i cinque percorsi della trasformazione, che guidano il visitatore nelle aree che sono teatro dei pi? importanti mutamenti. La citt? in rete mostra le opere della viabilit? e del trasporto pubblico urbano, extraurbano e internazionale, con un osservatorio sui cantieri che controlla in tempo reale l?vanzamento dei lavori. E poi l?sposizione Torino dalla A alla Z, che riassume Torino in 40 parole, i 20 video di personaggi illustri di cultura, giornalismo, spettacolo, economia che raccontano la loro Torino, il punto Torino Cultura, dove prenotare i biglietti per le manifestazioni culturali e sportive. E infine The Tube, una sala da 99 posti che ospiter? numerosi eventi.
Atrium sar? aperto 365 giorni all?nno e ogni anno verranno organizzati oltre 300 eventi. Atrium ? un cuore che batte nel cuore della citt?. ?n luogo-simbolo dell?pertura di Torino verso il mondo.


Inquinamento

Ridurre l?nquinamento atmosferico ed acustico
Promuovere l?so dei mezzi pubblici e della bicicletta
Incentivare le raccolte differenziate

La citt? da anni attua numerose iniziative di protezione ambientale per garantire una vita migliore ai cittadini.
"Motore pulito" (bollino blu) e i "Gioved? del polmone" per ridurre l'inquinamento atmosferico, riguardano le auto non catalizzate. Le "domeniche senz'auto" mirano ad incentivare l'uso della bicicletta e dei mezzi pubblici, e prevedono il noleggio di biciclette a prezzo ridotto, il biglietto di gruppo sui tram, la possibilit? di visitare gallerie e musei cittadini gratuitamente o a prezzi ridotti. Tali misure rientrano nel Piano generale del Traffico Urbano, redatto secondo le norme nazionali per le aree metropolitane, e i cui punti fondamentali sono la nuova Linea 4, il rinnovo dei tram e degli autobus cittadini, l'avvio dei lavori per la Metropolitana, ma anche nuovi percorsi ciclabili, e il progetto del primo autobus a idrogeno con emissioni zero.
La citt? ? impegnata ad ampliare e tutelare le aree verdi, bonificare le acque dei fiumi, sviluppare il teleriscaldamento e l'uso delle energie rinnovabili, ridurre l'inquinamento acustico.
Importante obiettivo ? anche una gestione dei rifiuti basata sulle raccolte differenziate, che riducano la quantit? da avviare alle discariche o agli inceneritori. L'impegno ha gi? dato buoni frutti.



Gli abitanti

Oggi vivono a Torino 900.990 abitanti, cifra che sta a met? fra i 700.000 degli anni Cinquanta e il milione e pi? raggiunto nel 1961. L'anagrafe ? il riferimento pi? importante per conoscere la storia di una citt? e dei suoi abitanti e i dati, con l'introduzione delle tecniche informatiche, sono diventati fondamentali per le indagini statistiche con le quali oggi seguiamo l'evoluzione delle citt?: andamento demografico, distribuzione della popolazione per et? e sesso. Gli abitanti di Torino, al 31 dicembre 2000 erano 900.990, 468.865 femmine e 432.125 maschi.
La prevalenza femminile ? netta se si considerano le fasce di popolazione a partire dai 50 anni; in particolare fra 60 e oltre 100 anni, le donne sono circa 150.000 contro i poco pi? di 100.000 uomini, fra 70 e 80 sono quasi il doppio.
Degli ultracentenari, poi, 90 circa sono le donne e meno di 20 gli uomini.
La tendenza si riequilibrano ad invertirsi nelle fasce comprese fra 0 e 49 anni: circa 270.000 maschi e 260.000 femmine.
Dei circa 34.000 bambini fra 0 e 9 anni, i maschi sono oltre 1700 in pi? delle bambine, mentre ce ne sono circa 4.600 in pi? fra i giovani in et? compresa fra 20 e 30 anni. Attraverso l'anagrafe si possono tenere sotto controllo fenomeni quali il calo del tasso di natalit?, che negli ultimi anni ? stato pressoch? continuo a Torino come in tutto il Nord Italia, il formarsi di nuovi modelli familiari come quello delle famiglie monoparentali, e anche la crescita della presenza di stranieri che vivono in citt?.



Citt? solidale

Minori, disabili, anziani, adulti in difficolt?, stranieri, vecchi e nuovi poveri, sono gli esponenti pi? fragili della societ?, con bisogni diversi e in continua crescita. L'Amministrazione cittadina, forte di una consolidata tradizione di impegno sociale, pur non disponendo di commisurate risorse economiche, in questi anni ? riuscita ugualmente a rafforzare l'offerta di servizi adatti alle varie esigenze, promuovendo processi di inclusione sociale.
Il lavoro svolto si ? basato su alcune scelte di fondo, dall'appoggio alle famiglie per valorizzarne il ruolo al rapporto stretto con il volontariato e la cooperazione sociale, dalla promozione di sinergie per favorire inserimenti lavorativi, alla riorganizzazione di tutte le strutture residenziali e diurne per razionalizzarne la gestione, sia diretta, sia delegata, e alla revisione con le Asl di competenze e suddivisione di spese per quanto riguarda le prestazioni erogate ad anziani e disabili. Sono 908 le risorse umane dedicate al sistema cittadino dell'assistenza, oltre a quelle operanti nelle circoscrizioni e sono circa 15.000 le persone o famiglie cui sono stati offerti servizi spesso di assoluta necessit?.


Olimpiadi 2006

1.500 miliardi di investimenti pubblici;
1.400 miliardi provenienti da fondi privati;
3.000 atleti in gara
400 atleti disabili per le Paraolimpiadi

Torino si sta preparando ai XX Giochi Olimpici invernali, che nel 2006 la vedranno protagonista, insieme alle valli di Susa e Chisone. Il Comitato organizzatore e l'Agenzia pubblica per gli investimenti, lavoreranno insieme per realizzare le infrastrutture e gli impianti permanenti, per i quali lo Stato ha messo a disposizione oltre 1.500 miliardi. Gli allestimenti temporanei e l'organizzazione sportiva saranno invece interamente finanziati con risorse di mercato: 1.400 miliardi provenienti da sponsorizzazioni, diritti televisivi, merchandising, biglietti. Una macchina complessa, che dal 10 al 26 febbraio 2006 distribuir? 78 medaglie ai circa 3.000 atleti. Nello stesso periodo, le date non sono ancora ufficiali, si terranno le Paraolimpiadi, riservate a 400 atleti disabili di 28 paesi.
Nel corso del 2000, il Toroc (Torino Organizing Committee) ha ridefinito la localizzazione degli impianti sportivi in citt?: nell'area dei vecchi Mercati Generali, verr? costruito il Villaggio Olimpico che accoglier? 1.600 atleti (quelli impegnati nelle prove alpine saranno a Sestriere e Bardonecchia). I villaggi media saranno localizzati sia in prossimit? dei poli universitari sia nell'area della Spina 3. Ma Torino sar? soprattutto la sede degli sport del ghiaccio: hockey, curling, short-track, pattinaggio artistico e di velocit?, per i quali verranno realizzati nuovi impianti e risistemate importanti strutture, come il Palavela e lo Stadio comunale.



Sicurezza a Torino

La sicurezza ? oggi indicata dagli abitanti delle principali citt? italiane ed europee come uno dei problemi pi? sentiti. Le competenze delle amministrazioni locali in questo settore sono limitate, tuttavia la citt? si ? impegnata nell'azione di coordinamento delle Forze dell'ordine e il protocollo d'intesa sottoscritto con la Prefettura il 9 maggio del 1998 resta un documento d'indirizzo fondamentale. Due i principali filoni di intervento della citt?: le risorse umane, riorganizzazione e potenziamento del Corpo di Polizia Municipale, e le risorse tecnologiche, per la strategia di presenza e controllo del territorio.
L'uso di tecnologie innovative, come le telecamere installate in otto punti "a rischio" della citt?, e quelle sperimentali per il controllo di alcune fermate dei mezzi pubblici, sono esempi chiari delle scelte dell'Amministrazione in questo campo. Sono rilevanti anche gli interventi di iluminazione e in alcuni casi di recinzione di aree a rischio, nei parchi e in alcuni quartieri della citt?.
A Torino sono stati anche istituiti un centro per l'aiuto agli anziani vittime di violenza, che offre sostegno psicologico e pratico a chi ha subito furti o raggiri, e un fondo per il risarcimento di singoli o famiglie gravemente danneggiati da atti criminali.
Il tema della sicurezza ? diventato parte integrante di ogni progetto di riqualificazione urbana, mentre un osservatorio del quale la citt? fa parte registra costantemente ogni tipo di reato.

Il vigile di quartiere

L'istituzione del vigile di quartiere ? una delle risposte dell'Amministrazione alla domanda dei cittadini di pi? intensa vigilanza sul territorio, che si traduce anche in maggiore sicurezza.
Sono 706 gli agenti dedicati ai nuovi compiti, coordinati da 39 ufficiali, che operano in pattuglie formate da due persone ciascuna.
Non pi? chiamati sul posto per un'emergenza, n? percepiti in modo conflittuale come "giustizieri" impegnati a dare multe, grazie alla presenza costante e continua, diventeranno conoscitori dei vari quartieri e, per i loro abitanti, punti di riferimento sicuri e rassicuranti.
Presidio all'entrata e all'uscita delle scuole, controllo della circolazione, tutela del consumatore attraverso la vigilanza sugli esercizi commerciali, ma anche salvaguardia dell'ambiente e aiuto nelle pratiche di assistenza ai cittadini pi? deboli, sono i compiti principali dei vigili di quartiere, basi certe di un nuovo rapporto di fiducia che certamente crescer?.



Il "Toro rampante" simbolo della citt?

Lo stemma della citt?, tutti lo sanno, ? il Toro rampante d'oro, con le corna d'argento, su campo azzurro e con la corona comitale a nove perle. Questo simbolo venne per? adottato ufficialmente solo il 16 giugno 1687.
Per giustificare il nome Torino si sottolineava che Cecrope, (primo re di Atene) detto Difie, inizi? ad immolare tori a Giove, dopo che questi si era unito a Jo, la quale dopo la morte sarebbe stata adorata col nome di Iside. Iside e Jo erano gi? state assimilate dagli autori antichi come Ovidio, Tibullo, Properzio e Giovenale, anche nell'iseo di Pompei vi sono raffigurazioni con questa identificazione. Pingone narra che allora l'Italia si chiamasse Apenninia con riferimento al toro Api e quindi che la prima citt? al di l? dei monti volesse avere la divinit? dei tori e fu detta Taurina.
Altri sostengono che ci? derivi dall'espressione celtica thor = monte, che abbia poi mutuato per analogia il simbolo del toro.


Il ?oret?
Uno degli elementi pi? caratteristici di Torino sono le fontane a forma di testa di toro che si trovano sparse in tutta la citt?. Il cosiddetto "toro verde", a causa del suo colore, o "toret", in dialetto piemontese, ha una origine che risale ai primi anni del secolo, quando queste fontanelle iniziarono a sostituirne delle altre di uguale foggia, ma in pietra. Alcune di queste, per altro, esistono ancora e sono visibili sotto i portici a Porta Palazzo, verso via Milano.
In origine l'acqua che sgorgava veniva direttamente dai mille metri del Pian della Mussa, in Valle di Lanzo ed era considerata la migliore acqua disponibile in citt?.












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