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giugno / luglio/2004 - Editoriale
Cartolina ricordo per Bush
di Paolo Andruccioli

La visita europea del Presidente George Bush sarà ricordata. Si è trattato di un fatto importante,che si lega alla storia della Liberazione dal nazifascismo e al presente di un mondo senza pace. L’amministrazione degli Stati Uniti ha voluto mettere in campo una mossa in un momento molto delicato, sia dal punto di vista degli equilibri interni nel paese più potente del pianeta, sia dal punto di vista del faticoso passaggio dell’Europa da una comunità basata su un nuova moneta a un’entità politica ancora tutta da scoprire. In tanti avevano perciò interesse diretto al successo del viaggio del Presidente. E tantissime erano le tensioni e le preoccupazioni della vigilia. Su tutto lo scenario incombeva naturalmente la nuvola cupa del terrorismo internazionale. E quasi a suggellare il carattere storico dell’avvenimento proprio mentre volgeva a termine la visita di Bush, negli Stati Uniti moriva Ronald Reagan, simbolo di un pezzo di storia contemporanea.
Tra le tante considerazioni che sono state fatte e che si possono fare sulla natura del viaggio diplomatico a noi interessa isolare tre aspetti che riguardano l’ordine pubblico, i caratteri nuovi della manifestazione di un sentire popolare e infine i caratteri che assume oggi la questione dell’informazione. Il viaggio di Bush è stato infatti caratterizzato, prima di tutto, dalla realizzazione di una gestione della piazza e della sicurezza che ha espresso il meglio. E’ scattata in particolare in Italia una macchina di Polizia che sembra proprio aver espresso una nuova capacità. Le manifestazioni sono andate bene, non si sono verificati particolari incidenti prima e dopo le tappe del viaggio, il Presidente americano ha potuto avere tutti gli incontri del programma deciso dalla Casa Bianca. Stesso discorso per le altre tappe europee. Le Forze di Polizia dei vari paesi hanno saputo garantire lo svolgimento di una missione che non si preannunciava per nulla facile. In Italia, in particolare, la gestione dell’evento è stata impeccabile.
Alla vigilia dell’arrivo del Presidente a Roma quasi tutte le previsioni erano all’insegna del pessimismo e perfino della paura. C’erano tutti i presupposti per una possibile degenerazione. Il mondo politico italiano si è fatto trovare impreparato, nonostante l’evento fosse stato annunciato da mesi. Il giudizio sulla guerra in Iraq, sulla gestione del caso degli ostaggi italiani, gli effetti emotivi degli ultimi episodi che hanno coinvolto i nostri connazionali e infine il rapporto con l’America, con i “liberatori” del ventesimo secolo sono stati tutti elementi che hanno diviso, piuttosto che avere la capacità di creare unione tra le forze politiche italiane e perfino all’interno dello schieramento di opposizione di centro sinistra. La stessa manifestazione è stata oggetto di polemiche e di scontri. I promotori sono stati isolati e molti leader dello schieramento di centro sinistra o comunque riferimenti pubblici per una certa area di pensiero hanno rivendicato la loro scelta di non partecipare a una manifestazione che non solo poteva degenerare in scontri e incidenti di piazza, ma che poi avrebbe rimandato l’effetto mediatico di un paese ostile agli Stati Uniti. Così alla fine non è stato perché è prevalso un senso di responsabilità da parte dei manifestati e un certo equilibrio dei mezzi di comunicazione. Molto chiare le interviste televisive a cittadini italiani e stranieri. E’ emersa infatti un’immagine di gente che pur essendo contro la guerra e contro le scelte dell’amministrazione americana, non è affatto contro l’America. La vecchia litania dell’antiamericanismo non funziona.
Ha funzionato invece – e qui torniamo all’ordine pubblico – la gestione della piazza. Tutte le Forze di Polizia sono state mobilitate per assicurare il massimo della sicurezza. Poliziotti, carabinieri, finanzieri e poliziotti locali sono stati messi per così dire in servizio permanente effettivo per diverse ore consecutive. Alla vigilia della manifestazione di Roma c’era chi prevedeva la ripetizione dello schema Genova. E invece c’è stato addirittura chi è stato costretto a parlare di “effetto Serra”, gioco di parole per elogiare la gestione dell’ordine pubblico a Roma da parte del Prefetto.
Ma come ha notato giustamente il sindaco di Roma, Valter Veltroni, anche i cittadini hanno dimostrato in questo frangente una loro maturità speriamo acquisita. In una città luogo della politica e luogo di scontri imbecilli come quelli che si sono verificati allo stadio negli ultimi mesi, si è potuto manifestare tranquillamente un pensiero di pace, che non è affatto agevole, né scontato di questi tempi. La reazione di alcuni partecipanti al corteo di Roma è stata significativa. Un manipolo di persone non identificabili perché con i visi nascosti dai passamontagna è stato infatti letteralmente isolato all’interno della manifestazione. Chi avrebbe voluto procurare l’incidente si è beccato solo qualche schiaffone. Molto hanno contato in tutto questo anche le forze cattoliche, visto che nonostante la decisione di non partecipare al corteo, molti ambienti hanno voluto esprimere in modi diversi la loro ferma opposizione a una gestione dei conflitti basata sulla guerra. Le bandiere arcobaleno che tappezzano le nostre città dall’inizio della guerra in Iraq non possono più essere considerate folklore.
Infine un’ultima considerazione sull’informazione. I più attenti osservatori dovrebbero cominciare a notare un fenomeno nuovo. Nonostante l’opera di disinformazione che si attua soprattutto sui fatti di guerra, le persone cominciano piano piano a farsi un’idea del mondo che prescinde, o meglio va oltre certe “veline” che vengono propinate senza ritegno. In Italia siamo abituati purtroppo ai misteri, ai casi giudiziari e politici irrisolti (Ustica, tanto per citare l’esempio più noto). E perciò non ci meravigliano delle tante versioni che girano sul caso degli ostaggi italiani. Non ci si meraviglia neppure di notizie come quelle che riguardano l’eventuale presenza di italiani tra i sequestratori. Ci meraviglia invece la superficialità di certi organi di informazione che per avere qualche lettore in più, sono disposti a spararla grossa alla “come capita”. In Italia la gente legge e si informa ancora poco, troppo poco; siamo per certi versi indietro, ma non siamo imbecilli. Anche da noi l’Opinione pubblica sta trovando nuove strade per farsi un’opinione.

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