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maggio/2004 - Interviste
Contributi
Lettera aperta a De Gennaro
di Orlando Botti

Attraverso le colonne di questo giornale, da sempre vicino ai tutori della legge, vorrei far giungere al Capo della Polizia Gianni De Gennaro, questa mia “lettera aperta” che riguarda il caso del collega Matteo Federici, espulso da una Scuola Allievi della Polizia di Stato con vergognose accuse. Ecco il testo della lettera.
“Ho lottato assieme ad altri colleghi affinché la Costituzione entrasse nel Corpo delle Guardie di Ps.
Con sacrifici e rischi ho contribuito a dare al Paese una legge democratica che è la numero 121/81, una delle poche norme votate a grande maggioranza che ha riconosciuto il diritto-dovere nella Polizia di Stato. Credevo che proprio i diritti fossero validi anche per noi, ma mi sbagliavo.
Infatti è accaduto, a 23 anni dal varo di questa legge 121/81, un episodio talmente grave che ha annullato anni e anni di lotta democratica. Parlo, e lei ne è certamente a conoscenza, del fatto gravissimo accaduto all’allievo agente di Ps Matteo Federici, espulso dalla Scuola Allievi di Piacenza solo per aver espresso opinioni a bordo di un mezzo della Polizia.
Il giovane, infatti, aveva sostenuto che chi non mette in atto azioni violente ha il pieno diritto costituzionale a partecipare a manifestazioni pubbliche. Parole che anche io ho espresso in ufficio e in pubblico, consapevole di esprimere un concetto di elementare democrazia. Il giovane, per aver detto queste parole, è stato espulso dalla Polizia.
Lei che riveste la più alta qualifica della Polizia di Stato cosa ne pensa di questo episodio?
È normale che in Italia accada un fatto di tale gravità che ha mortificato il concetto di Stato che questo giovane aveva? È possibile che accadano episodi di questa gravità in una Polizia riformata e democratica? Non pensa che esprimere i concetti evidenziati da Matteo sia un fatto normale? Non pensa che è stato posto in essere un grave atto antidemocratico nei confronti di un giovane che ha, e aveva, un profondo senso dello Stato?
Mi rivolgo a lei perché era il suo Capo e come massimo responsabile non dovrebbe permettere che accadano tali gravissimi fatti. Tra l’altro, se ad un concetto espresso dal Federici viene contrapposto quello detto dai suoi accusatori, giovani agenti come lui, e cioè “... con quelli come te ci vorrebbe Mussolini per metterli a posto...” si può capire quello che sta accadendo nella Amministrazione in cui io ho lavorato per molti anni come ispettore.
A proposito: è a conoscenza se il dirigente della Scuola Allievi di Piacenza ha proceduto disciplinarmente nei confronti di quegli agenti che hanno compiuto il reato di apologia di fascismo inneggiando a Mussolini? Non vorrei essere troppo scortese ma dubito che qualche punizione sia stata irrogata ai dirigenti, ma gradirei essere contraddetto da un suo chiarimento in merito.
Signor Capo della Polizia può consentire a questa espulsione?
Signor Capo della Polizia è possibile un atto di tale gravita?
Mi auguro di avere da lei una risposta a questa lettera aperta in un prossimo numero di questa rivista, in maniera da poter, sia io che i cittadini italiani poliziotti o no, conoscere il pensiero del Ministero che lei rappresenta.
In attesa di una sua risposta in merito le invio cordiali saluti.
Orlando Botti
già Isp. Polizia di Stato - Imperia

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