Fra gli ultimi fatti di cronaca nera, alcuni hanno visto coinvolte guardie giurate particolari appartenenti alla vigilanza privata: una guardia giurata è stata uccisa a fucilate mentre effettuava il suo giro di controllo in uno stabilimento; un’altra è stata ferita e la terza spogliata della divisa e chiusa poi nel vano bagagli della macchina di servizio, solo grazie all’intervento di alcuni cittadini che ne avevano sentito le grida di richiamo, è riuscita a scampare da una sorte più drammatica.
Può accadere che alcuni fatti di cronaca vedano come vittime uomini e donne che svolgono un particolare lavoro, magari indossando un’uniforme. Le guardie giurate dipendenti da istituti di vigilanza privata, indossano una uniforme ma non hanno quel riconoscimento giuridico che spetta a chi opera nelle strade con una divisa indosso. Già, proprio le guardie giurate vivono una realtà del tutto particolare. Infatti:
a) sono lavoratori che per svolgere la loro attività debbono obbligatoriamente prestare un giuramento di fedeltà alla Repubblica e alla sua Costituzione (esattamente come poliziotti, carabinieri, guardie di Finanza, penitenziari, eccetera);
b) sono sottoposti al controllo della Polizia Amministrativa per effetto del decreto di nomina a “Guardia giurata particolare” e per il rinnovo annuale del porto d’arma; si deve avere una ottima condotta morale e civile; se, ad esempio una guardia giurata particolare, in divisa, venisse a diverbio con un cittadino e da quest’ultimo venisse denunciata o querelata, la Polizia Amministrativa può non rinnovargli (fino a sentenza di scagionamento) il porto d’arma. E, in questo caso, le conseguenze non sono da poco: la ggp non può più svolgere il suo lavoro nell’azienda perché non ha più i requisiti necessari: diventa un disoccupato momentaneo;
c) poiché gli istituti di vigilanza privata svolgono attività commerciali e stipulano contratti con determinati utenti, spesso le ggp diventano persone “oggettivate” che finiscono per avere torto anche quando hanno ragione; vale per loro, infatti, quella massima in uso fra i commercianti secondo cui “il cliente ha sempre ragione”.
Le ggp debbono allo Statuto dei Lavoratori e alle organizzazioni sindacali se ad esse sono stati riconosciuti gli stessi diritti degli altri; resta però il fatto che, a questo settore, ormai da anni si tenta di dare un assetto, un riordino complessivo.
Serve forse una legge ad hoc? Sembrerebbe di sì. Quando, tuttavia, si deve discutere o legiferare sulle iniziative per le ggp (si veda, in proposito, la proposta di legge dell’on. Marcella Lucidi dei Democratici di sinistra) viene subito presentato un disegno di legge (in questo caso quello del ministro dell’Interno Pisanu) sulla sicurezza e la vigilanza del territorio nazionale.
Disegno di legge che, però, non accenna a quanto attiene il riordino degli istituti di vigilanza e alla figura della guardia giurata particolare che, anzi, verrebbe sottoposta ad un maggior controllo da parte delle autorità di Pubblica sicurezza: l’opposto di quanto chiedono gli interessati stessi.
Quello che si augurano gli operatori della vigilanza privata, è che si faccia una buona legge, che inserisca gli uomini e le donne ggp nel mondo dei lavoratori in uniforme, ma non di infima serie. È questo il sogno della categoria.
BOX
Milano
Vigilantes inquisiti
Associazione per delinquere finalizzata alla truffa in decine di appalti relativi ai servizi di polizia privata, corruzione di pubblici ufficiali in mezza Italia, a partire da Milano.
C’è questa accusa-choc al centro dell’inchiesta “spiata” dai tre insospettabili - una cancelliera dell’ufficio gip, un criminologo e magistrato onorario del Tribunale di sorveglianza, il responsabile dell’istituto di vigilanza Città di Milano - arrestati per rivelazione di segreti giudiziari e favoreggiamento.
L’inchiesta principale, quella che le tre “talpe”avrebbero monitorato con 94 ingressi abusivi in 5 mesi nei computer della Procura, è molto più ampia. Nei decreti di perquisizione i pm ipotizzano frodi “sistematiche” nei contratti di vigilanza, con violazioni tanto gravi da far scattare un’accusa di “attentato alla sicurezza” dell’aeroporto di Malpensa.
|