La morte di Pacciani (assolto dalle accuse) lascia del tutto insoluti i casi dei delitti compiuti in Toscana dai cosiddetti “compagni di merenda”. La riapertura delle indagini prende le mosse dalle morti “singolari” di alcuni personaggi di spicco
Primo novembre 1994: Pietro Pacciani, il contadino di Mercatale accusato di avere ucciso otto coppie di fidanzati che si intrattenevano in auto o dormivano in tende nelle campagne fiorentine tra il 1968 e il 1985, viene condannato a quattordici ergastoli dal Tribunale di Firenze.
Il Pacciani rimane però in carcere solo 1.110 giorni, dal 16 Gennaio 1993 al 13 Febbraio 1996, perchè in appello viene dichiarato “non colpevole”.
In questo periodo giudiziario si apre e si chiude un caso che ha letteralmente diviso l'Italia. Pietro Pacciani per vari anni accusato di essere il presunto “mostro di Firenze” torna libero grazie alla sentenza della Corte d'Appello che rovescia clamorosamente la sentenza di primo grado con la quale l’anziano contadino di Mercatale era stato condannato.
In prigione rimane un suo cosiddetto “compagno di merende”, un amico, Mario Vanni accusato ora di essere lui il presunto "mostro di Firenze".
I conti però non tornano: come può essere che un imputato sia condannato a 14 ergastoli sulla base di prove definite “di schiacciante gravità”, venga poi, in fase di sentenza d'appello e, sulla base delle stesse prove, giudicato innocente?
Poco chiara risulta anche quella decisione se si considera che proprio nelle ore precedenti la sentenza sono improvvisamente emersi nuovi testimoni che avrebbero visto Pacciani ed il suo amico Vanni uccidere una delle coppie, dei turisti francesi nel settembre 1985. Tante coincidenze non fanno una prova, si dice, ma è pur vero che la cartuccia sepolta nell'orto di Pacciani ed il bloc notes appartenente ad un’altra coppia, dei turisti tedeschi uccisi nel settembre del 1983, trovatogli in casa, associati al carattere sessualmente complesso di Pacciani, erano bastati ai giudici di primo grado per condannarlo.
La difesa invece è riuscita ad usare le stesse prove nel processo d'appello per capovolgere la sentenza, il "mostro", si diceva, "è un tipo lucido e freddo" mentre la difesa obiettava che Pacciani proprio per come si era comportato in precedenza ed essendo violento quando era ubriaco, sempre pieno di vino come era, non poteva comportarsi in modo lucido.
Un altro punto di forza dell'accusa era il carattere fortemente "pornografo" e "guardone" di Pacciani, ma la difesa ha obiettato che proprio perchè guardone Pacciani non aveva nessuno scopo di uccidere le coppiette visto che questi voyeur di campagna si accontentano di scrutare l'amplesso, ma non aggrediscono le coppie che spiano. Il bossolo trovato nel giardino di casa Pacciani, inoltre, che proveniva da una Beretta calibro 22, come quella usata nei delitti, poteva essere stato messo lì da chiunque, e non provava quindi assolutamente nulla.
Le ipotesi che ora si fanno sono molteplici, forse troppe: c'è chi dice che il "mostro" sia stato il Vanni, chi dice Pacciani, chi dice nessuno dei due, chi vorrebbe coinvolgere un loro “compagno di merende” (così, sarcasticamente, venne definito, sulla base delle confessioni di Pacciani, quel gruppo di amici che si nascondeva tra i boschi per fare merenda e per spiare le coppiette), Giancarlo Lotti, e chi azzarda invece l'ipotesi che il mostro non sarebbe altro che un insieme di oscuri personaggi.
Nel corso di questo dibattito, però, Pacciani nel febbraio 1998 passa a miglior vita mentre era in attesa di un nuovo processo a suo carico ordinato dalla Cassazione.
La morte, che avvenne in casa sua in circostanze che sembravano naturali – soffriva di cuore – sembrò “zittire” tutti. Ma questo non è accaduto perché, nei mesi che seguirono quella morte viene messa anche in dubbio come “naturale” e le indagini vieppiù si allargarono verso altri personaggi.
Nel frattempo Vanni e Lotti erano stati condannati. Giancarlo Lotti, il pentito che si autoaccusò di aver partecipato insieme a Pietro Pacciani e a Mario Vanni agli ultimi duplici delitti del "mostro", morì per un tumore al fegato nell’aprile 2002 in un ospedale milanese all’età di 62 anni.
Il nuovo filone delle indagini conquista pagine di giornali sul finire del 2003 e nei primi mesi di quest’anno. Alle indagini un poderoso manipolo investigativo composto da una decina di fidatissimi poliziotti, tutti specialisti, coordinato da un funzionario, Michele Giuttari, che nello scorso anno era stato il responsabile della Squadra Mobile di Firenze. Lui stesso, quindi, e tutti i suoi uomini che provengono dallo stesso servizio, hanno una consolidata esperienza in quelle specifiche indagini.
Il quartiere generale della Squadra è in un palazzo che era destinato a divenire un albergo di gran lusso situato tra l'aeroporto e le grandi autostrade. In dotazione alcune auto civetta e apparecchiature elettroniche per intercettazioni ambientali. L’estensione delle indagini a Perugia è legata ad un’altra misteriosa morte di un giovane medico, che si riteneva fosse annegato nel 1985, nel lago Trasimeno. Oggi però vi sarebbe qualche sospetto sulla reale identità del Corpo dell’annegato che venne allora recuperato, mentre alla Procura di Perugia, con il coordinamento del pm Paolo Mignini, si indaga sull’ipotesi del coinvolgimento nel giallo di una setta satanica, la stessa che potrebbe avere ordinato i delitti delle coppie di Firenze.
Il cadavere del medico sarebbe stato ritrovato esattamente un giorno dopo la sua scomparsa e alcuni testimoni sosterrebbero che avesse mani e piedi legati. Questi stessi testimoni, di fatto, smentirebbero la versione ufficiale del ritrovamento del corpo fatto risalire ad alcuni giorni più tardi.
Siamo quindi ad una inchiesta ter coordinata dal pm Paolo Vanessa e affidata alla “squadra antimostro”. Fra i nuovi indagati c’è oggi anche un ex farmacista di San Casciano Val di Pesa, la cui casa è stata perquisita nel gennaio di quest’anno. Il professionista, sessanta anni, non esercita più. Accanto alla sua azienda, alcuni ambulatori medici, dove, secondo gli investigatori, potrebbe essersi appoggiato anche il medico annegato.
La nuova inchiesta sarebbe stata suggerita da alcune lettere anonime, spedite subito dopo il ritrovamento del cadavere del medico nel lago Trasimeno, che suggerivano come l’uomo potesse sapere qualche cosa sui delitti del “mostro”. Di preciso, però, nulla.
Si sospetterebbe che l’uomo possa essere stato ucciso da chi voleva continuare a custodire le verità sui delitti delle coppiette. La sua morte fu inizialmente archiviata come un incidente ma solo due anni fa il pubblico ministero Mignini ha ordinato la esumazione del corpo per approfondimenti e, con grande stupore, si è scoperto che il corpo nella bara non sarebbe quello dell’uomo affogato, ma di una persona diversa.
L’indagine su quella strana morte si trasforma quindi in indagine per omicidio, la ha avviata la Procura di Perugia ed è ancora “contro ignoti”. Nel contempo, altre persone sono state indagate per occultamento di cadavere. I nomi che sono circolati sui giornali sono molti, ma non si può dar corso a voci che potrebbero in futuro essere smentite; i dubbi sulla identità del corpo riesumato (la statura riscontrata non sarebbe quella del corpo affiorato dalle acque del Trasimeno), sul tipo di morte avvenuta (non per affogamento ma sembra che vi siano delle fratture determinanti) sono concreti e quindi gli interrogativi che si stanno ponendo gli inquirenti sono tantissimi.
Ma non è tutto: ai nuovi indagati gli inquirenti sono arrivati sia sulla base di informazioni raccolte circa i personaggi che Pacciani potrebbe aver frequentato nel passato, sia facendo riscontri su ricette mediche e cartelle cliniche trovate nella sua abitazione. Inoltre, oscuro rimane il fatto su come Pacciani, nonostante le sue disavventure, abbia potuto raccogliere i tanti soldi che gli giravano nelle tasche: sono stati ritrovati in casa centinaia di milioni mentre con altre somme avrebbe comprato due case, un’automobile e buoni postali sparsi in diversi uffici della regione.
Se la tesi dei delitti su commissione dovesse essere giusta, chi fu a commissionare, dal 1968 in poi, i sedici delitti attribuiti al “mostro”? Chi pretese, come prova, i macabri reperti prelevati sulle vittime? Ma perché? E soprattutto quale è il senso della misteriosa morte di tanti possibili testimoni di questa agghiacciante vicenda? Oltre alle otto coppiette assassinate con le stesse modalità, l’inchiesta è segnata da altre sei morti misteriose, tutte legate tra loro e tutte con un passato che riporterebbe proprio ai “compagni di merende”.
Sarebbe così spiegata la decisione della Procura di riaprire le indagini sul decesso del principale imputato, ipotizzando che anche lui possa essere stato assassinato. "Morte per cause naturali", fu il risultato dell’autopsia eseguita tre anni fa, ma la realtà potrebbe anche essere clamorosamente diversa. L’uomo potrebbe essere stato ucciso proprio perché ricattava i suoi mandanti. La sua morte non è stata eclatante, un infarto oppure un lento avvelenamento causato da farmaci che avrebbero aggravato il suo diabete e i suoi disturbi cardiaci fino a farli diventare letali. Nel febbraio 1998, quando fu scoperto il suo cadavere nella casa di Mercatale, la Polizia sequestrò numerosi medicinali ritenuti sospetti e forse poco compatibili con le malattie di cui soffriva Pacciani.
Ancora un dato: una nuova testimonianza nell’inchiesta sui mandanti dei sedici omicidi compiuti tra il 1968 e il 1985 avrebbe svelato intrecci finora insospettabili e si delineerebbero nuove responsabilità di chi avrebbe tentato di nascondere la verità.
Sono centinaia i verbali raccolti negli ultimi due anni dai pubblici ministeri umbri e fiorentini che stanno cercando di identificare non solo i componenti della congrega che avrebbe armato la mano dei “compagni di merende”, ma anche di individuare chi provocò la morte del medico perugino.
Questa nuova inchiesta, correlata a quella principale sui delitti del “mostro”, vede come detto anche nuovi personaggi indagati con l’accusa di occultamento di cadavere. I nomi sarebbero noti, alcune informazioni di garanzia sarebbero già state inviate, ma nulla di certo è ancora emerso. Anzi è certo che si sta indagando su un filone che vedrebbe l’opera devastante sui cadaveri delle otto coppiette trucidate nell’arco di due decenni, attuata non per un immediato raptus di follia, ma solo per soddisfare (forse a pagamento) “voglie sataniche”, di non ancora ben identificati personaggi.
(Ha collaborato Rino Sebastiani)
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