La smilitarizzazione della Polizia di Stato prevedeva che all’interno degli Uffici amministrativi della Polizia vi sarebbero dovuti stare solo impiegati provenienti dalla carriera prefettizia. Tale scelta, pienamente condivisibile nei principi, si è in realtà dimostrata con il tempo non particolarmente felice sotto il profilo pratico.
Il principio ispiratore della scelta era e resta valido, infatti i “poliziotti” devono svolgere i compiti istituzionali che la legge prevede e non gli impiegati, se non altro perché per la formazione specifica dei primi vengono spese considerevoli somme di denaro.
Ed il punto è proprio la formazione, per la tipologia di lavoro e le varie esigenze, le più disparate che la Polizia di Stato deve affrontare, occorre che anche gli impiegati abbiano una specifica preparazione. Gli Uffici cosiddetti amministrativi devono sempre di più far fronte a nuove esigenze anche di carattere logistico. Chiunque abbia una minima conoscenza di logistica sa quanto sia difficile poter affrontare tutte le varie situazioni che possono verificarsi. Non per niente e senza scomodare famosi strateghi militari, la nostra logistica è comunque diversa, è evidente la fondamentale importanza della gestione del personale e della logistica, le grandi aziende riescono oltre che per i prodotti che propongono, anche per l’efficienza della gestione sia del personale che dei beni strumentali.
Napoleone perse in Russia fondamentalmente per questioni di logistica, gli americani, qualcuno sostiene, vinsero la Seconda Guerra Mondiale grazie agli oltre 8.000 camion che permettevano il trasporto delle truppe ed il loro rifornimento più velocemente dei tedeschi (per carità di patria lasciamo perdere gli italiani).
Ora il problema della gestione logistica e del personale della Polizia di Stato è sicuramente diverso e più semplice, noi infatti non siamo un esercito, ma comunque importante e fondamentale per il buon funzionamento della struttura.
Prendiamo alcuni esempi, chiunque di noi si è recato al magazzino Veca per il famoso e famigerato ritiro del vestiario, quasi sempre ha incontrato difficoltà nel reperire ciò che gli occorreva. In parte il fatto è dovuto alla scarsità di risorse, ma in parte è dovuto anche alla gestione non più efficiente del sistema. Attualmente tutto avviene tramite una contabilizzazione manuale fatta di registri, registrini e modelli vari (tutto in svariate copie), se venisse aggiornato il sistema adottando un sistema informatico, ogni questura saprebbe, ad esempio, con precisione quali sono le misure dei capi di abbigliamento occorrenti e non come avviene attualmente a “percentuale”.
Altri esempi si possono individuare nelle necessità di gestione degli alloggi collettivi, vettovagliamento, motorizzazione, uffici malattie, matricola, ecc.
Quindi è evidente che occorre personale qualificato con una specifica competenza in grado di avere quella duttilità e disponibilità che difficilmente si riscontrano negli impiegati della carriera prefettizia. Sia ben chiaro che tutto ciò non è riferito alle persone, la maggior parte degli impiegati sono persone estremamente valide che si sono rimboccate le maniche ed hanno imparato a proprie spese. Anzi è auspicabile che tale patrimonio non venga perso. Ma la validità delle persone non toglie nulla alla necessità che l’Amministrazione della Pubblica sicurezza provveda alla creazione di un ruolo specifico analogamente ai ruoli tecnici della Polizia di Stato.
Questo ruolo amministrativo dovrebbe avere una selezione, preparazione e competenze specifiche, il personale dovrebbe frequentare corsi presso le Scuole di Polizia tramite i quali acquisire quella preparazione professionale specifica.
Ma questo tipo di gestione può essere fatto o da poliziotti o da persone specificatamente qualificate, altrimenti si verifica la situazione in cui il “ragioniere”, non per sua colpa, tende a risparmiare. Troverà un albergo lontano, difficile da raggiungere, tenderà a pattuire il prezzo più basso per il pasto. Ma un poliziotto di 20-30 anni dopo magari 8 ore di servizio (6 più il viaggio), dopo una giornata in piazza sotto tensione ha fame, vuole mangiare, dormire, scaricare la tensione, cosa c’è di meglio che un buon pasto e che per tale pasto non debba affrontare un viaggio per l’altro capo del mondo. In occasione di qualche vertice per cena (dopo più di 8 ore di servizio) una mozzarellina.
Vittorio Marinelli - Siulp
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