Supponiamo di avere un’età tra i 20 ed i 70 anni, scelti a rappresentare una determinata famiglia e invitati in una fredda mattinata a deporre una pietra bianca o nera per scegliere il nuovo Console od il nuovo Podestà: dove ci troviamo ed in quale epoca?
La figura del Console, senza dover necessariamente partire da concetti che risalgono, addirittura, al III secolo a. C., se non agli antichissimi capi militari romani muniti di Imperium che governavano collegialmente il popolo, rimanda con il pensiero a cariche normalmente dotate di poteri militari, politici e finanziari quand’anche legislativi; magistrature in auge nella penisola italica in epoca medioevale.
Anche il Podestà, in un periodo storico che ha già conosciuto il trattato di Costanza fra il Barbarossa ed i Comuni della Lega Lombarda, nonostante i continui mutamenti costituzionali dei Comuni che, sovente, alternano le figure dei Consoli con quella del Podestà, fa pensare a figure venute alla luce per contrastare quelle ragioni di interesse pubblico, confliggenti con gli interessi privati, spesso coincidenti con quelli delle famiglie residenti.
L’elezione ricorda invece, ma piuttosto vagamente, l’espressione di voto usata nell’antica Roma durante i comitia in cui veniva deposta, all’interno di una cista, una tavoletta.
Ho capito: avete fretta e dobbiamo stringere, allora ci leviamo ogni dubbio dicendo che ci troviamo nell’antica Repubblica Marinara di Noli e se abbiamo deposto la pietra nera, per quella volta abbiamo mandato al potere i Consoli o, viceversa, il Podestà.
A proposito: una delle due pietre andava restituita prima dello spoglio finale allo scriba; in caso di ex-æquo si va ai supplementari, cioè ad un ballottaggio con schede estratte da un berretto.
Tralascio le procedure ulteriori e quanto accade in seguito, tranne che per dire che la durata in carica del Podestà era breve e che molti erano gli obblighi quali: non lasciare la Città senza permesso, evitare una seconda successiva elezione, avere un certo feeling con la Superba - erano i tempi in cui in Italia le città maggiori si assicuravano il controllo delle minori - fino al divieto di mantenere incarichi in altri luoghi fuorché quello conferito con la nomina.
Positivo parrebbe l’aspetto della non rielezione al secondo mandato. Che la storia ci voglia insegnare qualcosa?
Il poveraccio - si fa per dire - doveva anche prestare un giuramento che lo obbligava a governare in buona fede, senza frode, con cura e nel rispetto delle leggi. Chi sgarrava, visto che eravamo in Liguria, si beccava una bella pena pecuniaria.
I Consoli erano due, eletti tra i migliori e più nobili uomini della Città.
La durata nella carica era brevissima, non si conoscono i costi delle spese elettorali dell’epoca e, anche qui, di due mandati consecutivi non se ne parla nemmeno.
Genitori e figli o fratelli sono incompatibili se eletti insieme, stesso dicasi per cognati, affini e tutte le altre parentele conosciute ed immaginabili.
Dal momento in cui determinati poteri di antica configurazione o di nuova concezione vengono esercitati dal potere in seno alla Repubblica, nuove magistrature, come i Consiglieri ed i Segretari comunali, affiancheranno gli eletti, e, durante la Festa del due ottobre, questi organi verranno nominati oralmente o con delle palline colorate, a scelta.
Simpaticamente gli antichi testi riportano la frase secondo cui la figura dello scriba era indispensabile in quanto che: tenere tutto a memoria era più una prerogativa di un Dio anziché di un pover’uomo... come pare fossero i Consoli od i Podestà.
Sicuramente, penserete voi, chi vendeva palline doveva fare all’epoca parecchi affari data la frequenza delle elezioni. Niente di più sbagliato, le palline, anche quelle non deposte, andavano sempre restituite al comitato elettorale che provvedeva a riciclarle.
Metodo semplice ed efficace per noi che conosciamo schede e contro schede che cambiano sovente aspetto.
Ma se la votazione con le pietre bianche e nere o con le palline vi ha colpito, ascoltate a cosa serviva la cannuccia.
Dai testi emerge come, durante le operazioni di valutazione e stima di terreni che avevano lo scopo di fissarne il prezzo, coloro i quali ritenessero di contestarli, potevano farlo elevando una cannuccia, un simile gesto attivava un successivo procedimento teso a sedare la lite.
Anche il calmiere dei prezzi aveva importanza presso la Repubblica di Noli tanto che, due magistrati appositamente eletti, vegliavano sui rincari dei generi alimentari di maggior consumo.
Speriamo che, anche a quell’epoca, tra i beni, indice di inflazione, non figurassero cose assurde, quali i nostrani biglietti aerei intercontinentali di dubbio frequente utilizzo da parte della generalità dei consumatori.
A questo proposito non troviamo, nelle cronache del secolo, rimostranze da parte delle associazioni dei consumatori, si tratta forse di una svista?
Sicuramente i cittadini qualcosa ne sapevano dato che chi veniva sorpreso a frodare i consumatori soggiaceva all’interdizione dal suo mestiere con la requisizione delle derrate.
Non doveva essere facile neppure per l’epoca dirimere una tale materia, ce lo fanno capire i molti procedimenti e cause relative alle liti civili che il magistrato di Noli doveva giudicare.
Le ricorrenze religiose come le fasi delle coltivazioni scandivano ogni tipo di attività stabilendo i giorni nei quali si indicevano riunioni o si fissavano termini.
Un tale aspetto ricorda, a ben vedere, i giorni fasti e quelli da evitare delle antiche usanze di Roma ed è forse collegabile anche alla durata ed alla temporaneità delle cariche; un esempio per tutti: i periodi di detenzione del potere degli antichi comandanti militari del periodo repubblicano che coincidevano con le campagne di guerra.
Il realismo doveva caratterizzare sensibilmente i nolesi, non mancano, infatti, nelle pagine dei testi di diritto, norme relative al commercio ed agli scambi che caratterizzano fortemente le culture marinaresche con i conseguenti debiti, fideiussioni e contratti.
Posto che “le liti prolungate nel tempo rischiano di divenire inestinguibili e costose”, in Noli era fissato inderogabilmente ad un solo anno il periodo, trascorso il quale, la lite veniva definitivamente cancellata.
Un ottimo principio che deve farci riflettere se pensiamo ai tempi della odierna giustizia.
Gli ulteriori rapporti civili tra parenti, soci, eredi, locatari e lavoratori venivano disciplinati da ulteriori norme mentre i malefici riscuotevano, per l’epoca, una certa popolarità.
Accusatori e delatori provetti sono costantemente all’opera ma, grazie al cielo, le condanne sono inferiori di numero rispetto alle loro denunce e ciò nonostante il possibile ricorso alla tortura.
Occhio per occhio, dente per dente: la legge del taglione prevedeva che, in caso di omicidio, il colpevole dovesse essere condannato alla pena capitale.
Chi stilava un documento falso doveva rinunciare, per amputazione, alla mano destra (... se era mancino a quella sinistra?).
La lingua cadeva altresì amputata nei casi di falsa testimonianza. Naso ed orecchie costituivano il prezzo per i ladruncoli, privi del danaro per pagare le multe loro inflitte in caso di condanna. A seconda dell’entità del furto la forca diveniva certezza. Anche negli statuti nolesi era possibile convertire le pene; il pagamento di denaro, in taluni casi, poteva prendere il posto di una sofferenza fisica e viceversa; si nota qui una certa influenza del Diritto imperiale e di quello della Chiesa, trattandosi di prassi già da tempo in uso nel resto d’Italia e d’Europa.
I piromani subivano il carcere mentre pare che, la moda del tempo, consistesse nel divertirsi a scagliare pietre o altri oggetti contundenti dalle torri e dalle case - noi ci accontentiamo, oggigiorno, dei vasi e dello stillicidio prodotto dai panni stesi ad asciugare. In Noli si poteva poi anche essere vittima di “gavettoni” se si passava troppo a ridosso delle case ma, ogni sabato, tutti a pulire e scopare davanti alla porta di casa oltre che nei vicoli e nei campi.
Che i netturbini non siano una invenzione di questa gente?
Categoria di lavoratori nata forse a seguito delle mance iniziali elargite per far eseguire ad altri certe operazioni di nettezza urbana?
In caso di pene che prevedevano il carcere per motivi civili spettava al creditore mantenere a vitto il debitore, se egli non se ne occupava per tre giorni, ed io aggiungo: “se quello era ancora vivo e vegeto dopo il forzato digiuno”, il debitore poteva lasciare il carcere indisturbato.
“È reato ingravidare la schiava altrui e, in tal caso, si deve versare un indennizzo al padrone della malcapitata”. E se ad ingravidarla era il padrone stesso?
Qualcuno mi aiuti. Cosa significa che non si poteva mai vendemmiare prima del tempo fissato dal Consiglio che era, in genere, il 10 settembre di ogni anno? Forse procedure collettive di lavorazione lo sconsigliavano, forse i contadini sbagliavano spesso e così si regolamentava il tutto per ottenere un miglior prodotto oppure, qualcuno, e ce ne sono tanti in giro, aveva voluto inserire quel capitolo per una sua fisima tutta personale?
I forestieri potevano divenire cittadini della Repubblica purché possedessero in essa dei beni. Gli stessi dovevano altresì dimorarvi per almeno sei mesi l’anno nonché erano tenuti a far circolare denaro nelle botteghe e attività di Noli. Le gabelle riguardavano ogni genere di compravendita a cominciare dalle case, fino alle terre ed al pescato. Chi pescava in Noli doveva pagare una imposta in base al quantitativo di pesce, erano esenti i pescatori con la canna i palamiti ed il bolentino, segno che, anche allora, queste tecniche erano considerate più motivo di passatempo che una maniera per guadagnarsi di che vivere.
Chissà se i pesci Sampietro, le orate o i branzini erano considerati al pari di acciughe, cefali e bughe.
Gli antichi testi fanno differenze solamente in relazione al prodotto fresco ed a quello salato, per cui siamo legittimati a pensarlo.
Chi importava formaggi, grano, legumi, nocciole, castagne o mandorle doveva pagare un’imposta come chi trattava carne aveva l’obbligo di sborsare del denaro.
Il mercato vinicolo non prevedeva una importazione eccessiva anzi, detta quantità, era stabilita per legge; chi vendeva tale prodotto era tenuto a pagare una tassa sui ricavi mentre pene severe venivano applicate a chi frodava la gabella e ciò riguardava tutti i prodotti.
L’esonero dall’esazione era fino a cento mine di tonnellaggio per ogni nave in caso di ancoraggio; in caso contrario si pagava 1 soldo ogni cento mine.
Armamento e modalità della pesca con l’indicazione dei luoghi, corada, galea e viale, erano totalmente regolamentati da una sorta di moderne ordinanze in perfetto stile Guardia costiera.
Anche i mugnai erano tenuti sotto controllo per evitare adulterazioni o frodi.
La storia si ricostruisce quindi anche attraverso la legislazione e per mezzo delle consuetudines locali che, spesso, ci vengono tramandate da chi ha dedicato il suo tempo a mettere per iscritto le usuali norme della convivenza civile.
Gli statuti nascono, generalmente, da un’evoluzione di testi giuridici anteriori e raccolgono, come nel nostro caso, norme spesso diversissime e talora contrastanti allo scopo di coordinarle in un’unica raccolta.
È il caso di Noli che mantiene per secoli la sua autonomia politico-amministrativa strappando la stessa ai marchesi di Finale durante il XII secolo e ciò fino al XVII secolo, periodo in cui viene infine incorporata nella Repubblica Ligure.
La sua storia è anche la nostra storia, essa difende le tradizioni e la libertà di un popolo che, pur con le sue contraddizioni e limiti ci dimostra in ben otto secoli consecutivi di vita, di aver saputo onorevolmente reggere il confronto con i tempi.
Ma, considerato che con il solo diritto non si campava allora né si campa oggi, riteniamo che sia principalmente grazie alla sua florida economia e saggia politica estera che una tale “Signora” abbia saputo conservare per così tanto tempo le sue grazie.
Cosa resta oggi di essa? Oltre alla sua bellissima città e alla sua storia, dei testi giuridici locali che racchiudono istantanee di vita e costumi che tramandiamo e ricordiamo, come adesso, anche in forma ironica ma sempre e comunque con rispettoso orgoglio.
Daniele Tissone
Silp-Cgil - Savona
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