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febbraio/2004 - Interviste
Carabinieri
Tutto nuovo il calendario dell’Arma
di Ettore Gerardi

Edizione tutta nuova, per il 2004, del “Calendario dell’Arma dei Carabinieri”, edito dall’Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri.
Il Calendario si fregia di composizioni pittoriche di grande suggestione, opera esclusiva di Giorgio Bartoli, Antonella Cappuccio, Bruno d’Arcevia e Vittoria Scialoja. I testi sono di Paolo Di Paolo. Uno scritto del Comandate dell’Arma, generale di Corpo d’Armata Guido Bellini, ripercorre i 190 anni di vita dell’Istituzione.
Il generale Bellini, sottolinea che, con questa edizione, il Calendario riprende la tradizionale linea documentale per proporre alcuni momenti salienti della storia dell’Arma. Nei circa due secoli di vita dei Carabinieri - scrive ancora il Comandante generale - l’Arma è stata partecipe di tutti i mutamenti del Paese, anche quelli a forte connotazione riformatrice, restando sempre fedele alle istrituzioni ed all’autorità costituita, quale insostituibile presidio “alla conservazione della pubblica e privata sicurezza”, come si legge nelle Regie Patenti del luglio 1814, quando Vittorio Emanuele I volle dotare il Regno Sardo Piemontese di una istituzione “colle speciali prerogative, attribuzioni ed incombenze analoghe al fine che ci siamo proposti per sempre più contribuire alla maggiore felicità dello Stato che non può andare disgiunta dalla protezione e difesa dei buoni”.
In questi 190 anni di vita, quanti hanno indossato la divisa da carabiniere? “Un calcolo - conclude il generale Bellini nel suo scritto - certamente molto complesso, ma possiamo comunque affermare che sono stati veramente tanti e che l’affluenza degli italiani nelle file dell’Arma è stata in crescita costante: 803 nel 1814, circa 112mila oggi. Forse non vi è famiglia italiana che non vanti con orgoglio di avere avuto o di avere oggi un parente carabiniere. In ciò possiamo trovare le tracce evidenti dell’intenso legame affettivo che unisce l’Arma al resto del Paese, legame che si sostanzia certamente nella condivisione forte e sentita dei valori a cui si ispira una collettività ordinata e giusta. I carabinieri impersonano, all’interno della nostra società, tali valori ed i cittadini onesti si riconoscono in essi in modo spontaneo e convinto. A tutti l’augurio per un 2004 prospero e felice”.
Oltre alle suggestive illustrazioni, il calendario dell’Arma, è suddiviso in 19 decenni, a partire dall’anno di istituzione dei Carabinieri Reali, con testi tratti dai giornali dell’epoca, e dai bollettini militari.
Ed eccoci alla nascita degli “Allievi Carabinieri” e alla emanazione del “Regolamento generale del Corpo dei Carabinieri Reali” (1822).
E poi - 1834 - l’adozione del pennacchio sulla “lucerna” nei colori tradizionali rosso e turchino; la nomina a Comandante generale dei Carabinieri del Maggiore generale marchese Michele Taffini D’Acceglio.
Nel 1836 si evidenzia la lettera di sovrana soddisfazione per l’opera dei Carabinieri in occasione dello straripamento di un fiume.
1848: dopo Goito ecco la gloriosa e storica carica dei Carabinieri a cavallo contro gli austriaci a Pastrengo. L’anno successivo, dopo la conclusione della guerra con l’Austria, i Carabinieri giungono nei ducati di Parma e Piacenza per garantire l’ordine, dopo che quelle popolazioni avevano chiesto l’annessione al Regno di Piemonte.
1861: vengono istituite le Legioni dei Carabinieri che diventano “prima Arma dell’esercito”. La sua forza verrà ad essere così determinata: 503 ufficiali, 17.958 sottufficiali e militari di truppa. Saranno altresì istituiti dei nuovi Comandi denominati Legioni. Queste saranno 14 e verrano indicate con un numero progressivo, nell’ordine seguente: 1^ Torino, 2^ Genova, 3^ Cagliari, 4^ Milano, 5^ Bologna, 6^ Firenze, 7^ Napoli, 8^ Chieti, 9^ Bari, 10^ Salerno, 11^ Catanzaro, 12^ Palermo, 13^ Ancona, 14^ Allievi.
Altra importante innovazione prevista per l’Arma dei Carabinieri è l’istituzione del “Comitato”, organo collegiale che sostituirà il Comando generale. Il 18 marzo dello stesso anno nasce il Regno d’Italia, con Vittorio Emanuele II primo Re.
1870: i Carabinieri partecipano alla campagna militare che riporta Roma a Capitale del Regno: 150 carabinieri costituiscono il Nucleo di polizia militare; un Reparto di carabinieri entra a Roma e si installa in piazza del Popolo, nella caserma occupata fino a quel momento dalla Gendarmeria Pontificia.
1872: nasce il “giornale illustrato” dedicato alla vita dell’Arma e prende il nome di “Il Carabiniere”.
1892: si spegne a 52 anni il capitano dei Carabinieri Chiaffredo Bergia, l’ufficiale dei Carabinieri decorato di medaglia d’oro al valor militare: il suo nome è legato alle più ardimentose imprese condotte nell’Italia centro-meridionale per debellare il brigantaggio postunitario. Era nato in provincia di Saluzzo nel 1840 e fu allievo nel 1861.
1894: il Re d’Italia Umberto I concede la bandiera nazionale alla Legione Allievi Carabinieri sul piazzale del Macao, a Roma.
1911: si conclude a Viterbo il processo del secolo, quello contro la Camorra napoletana, conosciuto come “il processo Cuocolo”. Alla sconfitta dell’onorata società ha contribuito in maniera determinante il capitano dei Carabinieri Fabbroni, coadiuvato dal maresciallo Farris.
1915: Prima Guerra Mondiale. Sul Podgora si immola il Reggimento Carabinieri mobilitato: il combattimento è costato al Reparto, in poche ore di scontri violentissimi con le truppe austriache, 53 morti, 143 feriti e 10 dispersi.
1920: la bandiera del Corpo, nel corso di una cerimona all’Altare della Patria, viene decorata con la medaglia d’oro al valor militare.
1928: il maestro Cirenei, direttore della banda dei Carabinieri, compone la mardia d’ordinanza del Corpo cui viene dato il nome fatidico di “La fedelissima”.
1941: “Gli indomiti Reparti di Culqualber-Fercaber (fronte africano), dopo aver continuato a combattere anche con le baionette e le bombe a mano, sono stati infine sopraffatti dalla schiacciante superiorità numerica avversaria. Nell’epica difesa si è gloriosamente distinto, simbolo del valore dei Reparti nazionali, il Battaglione Carabinieri, il quale esaurite le munizioni, ha rinnovato sino all’ultimo i suoi travolgenti contrattacchi all’arma bianca. Quasi tutti i carabinieri sono caduti”.
La battaglia di Culqualber era iniziata nel mese di settembre, quando il I° Gruppo Carabinieri mobilitato era stato destinato dal generale Nasi a rinforzare le posizioni italiane. Al Reparto, articolato su due Compagnie comandate dal maggiore Alfredo Serranti, erano stati assegnati il “Costone dei Roccioni” e il “Costone del km 39”, aspre località che si protendevano con ciglioni a strapiombo sul teatro delle operazioni. Vani erano risultati i numerosi attacchi portati dal nemico alle posizioni italiane, che hanno retto validamente la valanga avversaria, forte di uomini e mezzi. Privi di viveri, di acqua e di munizioni, i Carabinieri non hanno ceduto un solo palmo di terreno. È stato necessario attaccare le loro posizioni con l’azione congiunta di aerei, carri armati e truppe di colore. L’immane superiorità dell’avversario ha infine avuto ragione dei nostri militari il 21 novembre: i Carabinieri si sono tutti immolati pur di non arrendersi.
1943: settembre; nei pressi di Palidoro (Roma) il vicebrigadiere dei Carabinieri Salvo D’Acquisto si dichiara responsabile di un atto di guerriglia nei confronti delle truppe naziste, per salvare la vita di 22 cittadini innocenti che stavano per essere fucilati per rappresaglia. D’Acquisto viene fucilato immediatamente dai tedeschi. La figura del vicebrigadiere rappresenta il simbolo dell’eroismo dei Carabinieri “usi a obbedir tacendo e tacendo morir”. Per D’Acquisto è in corso il processo canonico di beatificazione.
Il resto è storia di oggi.
Ma due eventi hanno meritato una citazione sul calendario dell’Arma: nel 2000 le donne fanno il loro ingresso nell’Arma come “allieve” carabinieri. Nello stesso anno (legge 30 marzo, n. 78) l’Arma dei Carabinieri viene elevata al rango di Quarta Forza armata dell’Esercito Italiano.
E. G.

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