Piazza del Popolo a Pesaro, ore 9, di fronte all’ingresso dell’Ufficio Immigrazione: la solita folla di persone si accalca, alcune donne hanno in braccio dei bambini piccoli, una persona si regge in piedi con delle stampelle. Appena si apre l’ingresso dell’Ufficio Immigrazione subito si scatena il finimondo: spinte, urla, strattoni, i due poliziotti all’ingresso rischiano di essere travolti. Vengono chiamati rinforzi, ma solo dopo una decina di minuti, a fatica, la situazione torna sotto controllo.
Momenti come questo si ripetono da tempo, quasi ogni giorno.
È un problema grave, di ordine pubblico, che per giunta si verifica di fronte alla questura e che non può più essere trascurato ma deve essere affrontato, non solo dai responsabili della sicurezza ma anche dalle istituzioni amministrative e dalle associazioni sociali della Provincia.
Scene come quella descritta sono inaccettabili per una società che si considera civile. La maggior parte dei cittadini stranieri che si presentano in questura sono persone che da anni vivono nella nostra Provincia, che hanno i figli che frequentano le scuole insieme ai nostri figli, e che devono semplicemente richiedere un foglio di carta, il permesso di soggiorno, per poter lavorare e soggiornare. non sono certo clandestini o malviventi.
Nei giorni scorsi, per evitare di aspettare ore ed ore in piedi di fronte all’ingresso, i cittadini stranieri si erano organizzati redigendo una lista nella quale i primi arrivati inserivano i loro nomi. La lista veniva quindi consegnata, al momento dell’apertura, all’Ufficio Immigrazione. Altri cittadini stranieri, senza scupoli e probabilmente facenti parte di qualche organizzazione criminale, si sono inseriti in questo contesto, stracciando le liste originarie e redigendone altre contenenti i nomi dei loro “protetti”. In pratica violenze e soprusi perpetrati di fronte alla questura, che nessuno aveva il coraggio di denunciare e che hanno anche coinvolto cittadini italiani.
Il “gioco” è stato scoperto e, sicuramente, non si ripeterà più, ma è evidente quanto sia necessario trovare un sistema che permetta di gestire al meglio la richiesta e l’afflusso dei cittadini stranieri.
Quando una operazione di polizia va a buon fine immediatamente la questura convoca una conferenza stampa per comunicare la notizia: l’opinione pubblica deve sapere che la Polizia c’è, si impegna, è brava e professionalmente all’altezza, è in grado di lavorare e garantire sicurezza.
Ad ogni ricorrenza, ad ogni festa, si snocciolano dati, statistiche, cifre dei risultati ottenuti e delle persone arrestate: cittadini state tranquilli, siete adeguatamente protetti.
Come in tante altre situazioni della nostra vita sociale si mostra solo il lato positivo della medaglia.
A denunciare il diffuso malessere e malcontento del personale, i turni massacranti, le ferie ed i riposi negati, gli straordinari effettuati drasticamente tagliati, la mancanza delle divise, la scarsezza dei mezzi, l’inagibilità delle strutture, spesso sono soltanto i sindacati, che rischiano di passare per cronici contestatori e talvolta sono anche presi di mira con delle interpellanze parlamentari.
Manca il personale ma il lavoro è in continuo aumento e certe emergenze, come quella degli stranieri, sono veramente arrivate al limite.
Le risorse economiche per organizzare le feste della Polizia non mancano mai, ma nessuno dice che il ministero dell’Interno ha praticamente tagliato tutti i fondi per la manutenzione e la riparazione degli autoveicoli della Polizia di Stato. Nel 2003 “non può essere aperta alcuna commessa priva della necessaria copertura finanziaria”. I fondi stanziati non sono neanche sufficienti a saldare i fornitori in relazione all’esercizio finanziario 2002.
A tutt’oggi ben venticinque vetture d’istituto necessitano di riparazioni o manutenzione, delle quali otto assegnate ai commissariati di Fano ed Urbino e dodici alla Squadra Volanti.
Queste autovetture dovranno essere tutte fermate. Il fatto che alcune continuino a circolare pone a grave rischio la sicurezza dei poliziotti che le utilizzano e di tutti i cittadini che circolano sulle strade. Qualche giorno fa pioveva e una di queste auto aveva un tergicristalli non funzionante. Il collega di turno, per poter vedere, ogni tanto si sporgeva e con un fazzoletto asciugava il parabrezza.
Saranno contenti tutti coloro che richiedono a gran voce nuovi poliziotti di quartiere: tra un po’ non ci saranno più Volanti ma solo pattuglie appiedate. Le scarpe non hanno bisogno di eseguire tagliandi o riparazioni meccaniche.
Anche queste sono storie di Polizia che, unitamente ai successi e ai risultati positivi, meritano di essere raccontate. Se non altro c’è sempre la speranza che qualcosa cambi e che finalmente intorno alla sicurezza cessi la demagogia.
Marco Lanzi
Segr. prov. Siulp - Pesaro-Urbino
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