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gennaio/2004 - Interviste
Contributi
Mobilitiamoci per la mobilità
di Daniele Tissone

Siamo a tre anni dagli ultimi movimenti di massa del personale delle qualifiche degli agenti e assistenti, sovrintendenti ed ispettori della Polizia di Stato; in tutto questo lasso di tempo migliaia di persone hanno atteso, giorno dopo giorno, notizie in merito alla loro domanda di trasferimento. Per tutte queste persone mai una risposta certa ma solo evasivi commenti che rimandavano (e rimandano) la data in cui il Capo della Polizia firmerà l’atto con il quale Antonio partirà da Bari alla volta di Milano oppure quando Michela lascerà Genova per Trieste. Le speranze di elenchi scaturiti da pubbliche graduatorie, di punteggi che rappresentavano la sottoposizione a disagi o di anzianità che dimostravano la permanenza presso le sedi di appartenenza, sono svanite, allorquando, dopo che era già trascorso diverso tempo, si è compreso che si stava facendo una marcia indietro e con ciò veniva meno la speranza del riunirsi, in breve tempo, con il proprio nucleo familiare.
È veramente troppo il tempo trascorso dal 31 agosto del 2001, data in cui sono cambiate le “regole del gioco” che, ritornate le vecchie regole, segnano questo record negativo nella storia della mobilità della Polizia di Stato; si è chiuso, con questa pagina, anche l’anno 2003 senza una risposta certa da dare ad Antonio o a Michela quando partiranno, o se mai partiranno.
Inutile pensare, poi, a chi non potrà essere accontentato a breve, quale speranza prossima possiamo regalare a costoro. Sul piano dei diritti mi chiedo anche cosa rappresenti, allo stato, l’anzianità dei due anni per i Reparti disagiati oppure dei quattro per le altre sedi se non viene predisposto, al più presto, un piano di mobilità che consenta, in poco tempo, di accontentare il personale che ha prodotto le istanze in argomento.
Perché? Perché tutto questo tempo?
Non conoscendo le risposte faccio un semplice appello a coloro che hanno questa responsabilità dicendo loro che questa situazione, grave per le famiglie ed i singoli, compromette il rapporto di fiducia tra gli operatori ed il centro. Una maggiore sensibilità al problema sarebbe sicuramente apprezzata da parte di chi opera tutti i giorni per conto dei cittadini ed è orgoglioso di far parte della Polizia di Stato e che, per questo solo fatto, sopporta molteplici sacrifici ai quali non dovrebbero aggiungersi quelli della lunghissima attesa a cui la nostra Amministrazione li sta, ingiustamente, sottoponendo.

Segr. Prov. Silp-Cgil - Savona

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