home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 14:45

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
gennaio/2004 - Interviste
Polizie europee - Germania
La prevenzione
di Thomas Gilly

Repressione e prevenzione sono le due funzioni strumentali del diritto penale. Per quanto riguarda la funzione preventiva, si distingue tra prevenzione generale e prevenzione speciale. Le sanzioni e le pene hanno una funzione di prevenzione generale. Infatti, da una parte, devono contribuire a che tutti i cittadini rispettino legge ed ordine pubblico, dall’altra, perseguono l’obiettivo di mettere in guardia l’uomo dalle proprie inclinazioni e di dissuadere i cittadini dal commettere reati.
Alla dissuasione come modo di prevenzione dalla recidiva si aggiunge, secondo la regola generale, la risocializzazione o il reinserimento sociale (prevenzione speciale). Infine le sanzioni e le pene sono ritenute in grado di dissuadere i potenziali criminali e di influenzare o di condurre la popolazione ad accettare il principio della pena e della legittimità del sistema penale
Prevenzione positiva e negativa. È attuata da norme giuridiche extrapenali. La legislazione sociale e, più in particolare, le norme che fanno parte integrante del principio dello Stato sociale svolgono una funzione di prevenzione generale e positiva. La prevenzione generale negativa è, al contrario, il supposto effetto reale della dissuasione ottenuto monetizzando la criminalizzazione.
Prevenzione speciale. È sinonimo di prevenzione individuale, o prevenzione personalizzata. La prevenzione speciale vede un significativo sviluppo in molti settori, in particolare nel diritto penale minorile e nelle disposizioni che riguardano recidivi, criminali di carriera o criminali psico-patologici professionali. Interessati sono ancora la classificazione del caso o la decisione di non proseguire nell’azione, la pronuncia di misure probatorie e l’insieme del dispositivo delle misure di sicurezza.
Ecco i principi che corrispondono esattamente a tre fasi diverse della realizzazione della prevenzione.
- Prevenzione primaria: riguarda le misure extrapenali, cioè socio-educative o politiche, di controllo sociale. Verte sulle origini e le cause primarie, quindi sociali, ambientali ed economiche, della devianza. Il processo di socializzazione per mezzo dell’integrazione o dell’assimilazione degli stranieri, le politiche del lavoro e dell’urbanizzazione, come anche le politiche di educazione nazionale sono sviluppate ed applicate a tali scopi.
Il risk-management costituisce la versione postmoderna della prevenzione primaria.
- Prevenzione secondaria: riguarda l’insieme di misure sviluppate allo scopo di impedire alle persone a rischio di commettere un reato di passare concretamente al fatto. Queste misure consistono nella manipolazione o nella limitazione di fatti, situazioni sociali o ambientali di tipo criminogeno, di occasioni favorevoli allo sviluppo ed alla manifestazione della devianza: risanamento di quartieri urbani degradati, politica della città, stage di autodifesa delle potenziali vittime, community policing, neighbourhood-watching, divieto di consumo di alcool nei luoghi pubblici, controllo del traffico.
La prevenzione secondaria è diretta alla superficie o alla manifestazione del crimine ed ha una fortissima connotazione dissuasiva. L’impatto della legge penale è molto più forte che per quel che concerne la prevenzione primaria (dove è eccezionale, se non inesistente). La ragione di ciò è che l’efficacia della prevenzione dei comportamenti potenzialmente devianti dipende dalla limitazione delle situazioni a rischio, limitazione operata in parte almeno dalle norme di diritto penale, e più in particolare dalle norme di procedura penale.
- Prevenzione terziaria: riguarda l’insieme di misure e sanzioni applicate al delinquente condannato, utilizzate allo scopo di impedire la commissione di un nuovo reato. [...]

Fondamenti legali della prevenzione
Nonostante i principi fondamentali siano gli stessi a livello globale (Stato federale e Stati regionali) ed a livello comunale, è comunque utile distinguere i due piani, se non altro per segnalare come l’antagonismo che si mantiene, per via soprattutto del sistema federale, tra prevenzione di Polizia (affare degli Stati regionali) e prevenzione comunale (assunta essenzialmente dalle Amministrazioni comunali dell’ordine) veda la Polizia nel ruolo di agente mediatore, con l’effetto in parte perverso che la nuova prevenzione, cioè quella comunale, rischia di essere sorpassata dalla concezione tradizionale, quindi di Polizia, della prevenzione. Questo sorpasso, riflesso sul piano linguistico nell’equivoco semantico della nozione “prevenzione comunale”, si traduce concretamente nel fatto che la prevenzione comunale resta per larga parte prevenzione di Polizia classica, attuata a livello comunale. Si ricorda poi che la struttura federale non è particolarmente favorevole allo sviluppo di una prevenzione comunale in senso stretto e che sono numerosi quei sindaci che esitano a farsi trascinare su questa via, per paura di vedersi attribuite competenze di Polizia che appartengono alla rete dei soli Stati regionali e di dovere affrontare problemi organizzativi e finanziari imprevedibili, come dimostrato chiaramente dal rapporto finale della sessione dell’8/11/1994 della Commissione dei sindaci e dal rapporto di chiusura delle giornate della federazione delle città e dei Comuni tedeschi. Nella pratica la Polizia assume generalmente la direzione della maggior parte dei progetti comunali di prevenzione, visto anche che in Germania la distinzione legislativa e concettuale tra i due compiti della Polizia, cioè l’azione contro i reati e il mantenimento dell’ordine, non esiste sul piano amministrativo o istituzionale.
Sulla base delle codificazioni del diritto di Polizia e delle leggi sull’ordine pubblico proprie degli Stati regionali, i poteri della Polizia superano di molto le attribuzioni della procedura penale esercitate nelle fasi di investigazione ed inchiesta. La Corte federale di Giustizia poi, con una decisione presa nel 1995, ha ammesso il principio che le informazioni ottenute nelle missioni di Polizia preventiva possano essere utilizzate nel contesto della procedura penale. Così la raccolta, l’analisi e la comunicazione di informazione (anche nominative), generalmente mediante video-sorveglianza, utilizzazione di strumenti elettronici, agenti sotto copertura, sorveglianza a vista per accertamento dell’identità, scambio di informazioni nominative tra i servizi, ecc., sono autorizzate ed applicate su larga scala senza che sia necessaria l’esistenza di un sospetto concreto.
La prevenzione della criminalità sviluppata al livello di città e Comuni è da sempre affidata alle competenze legali delle Amministrazioni comunali dell’ordine, affiancate dalla Polizia.
Ne segue che la base giuridica della prevenzione della criminalità, applicata allo spazio urbano o comunale, consiste essenzialmente in atti amministrativi.
Nuova è invece la costituzione di reti che associano, a livello di un determinato comune, l’insieme degli attori e delle istituzioni in grado di contribuire, attraverso le loro attività coordinative, alla prevenzione dei comportamenti devianti e criminali.
Reti di questo genere esistono e la costituzione di esse è prevista dalla legge, ma questo avviene soltanto per alcuni settori specifici, in particolare per le politiche di socializzazione e di protezione della gioventù. [...]

Le strutture del Bka
Nel 1994 è stato creato in seno all’Istituto di criminologia dell’Ufficio federale del crimine/della Polizia giudiziaria (Bka) nel gruppo “strategie criminali”, un servizio a parte, chiamato Prevenzione di Polizia della criminalità e relazioni pubbliche, che si dedica in particolare ai lavori nei seguenti settori:
- Servizio di informazione scientifica Prevenzione della criminalità (Pool di informazione Prevenzione). Il polo di informazione Prevenzione raggruppa dal novembre 1995, data della sua creazione, tutte le informazioni relative ad autori, attività, progetti e modelli di prevenzione nazionali ed internazionali. Il polo di informazione Prevenzione ha in particolare come obiettivo l’individuazione degli sviluppi, dei punti forti, ma anche delle mancanze esistenti nel settore della prevenzione della criminalità e la determinazione dei campi tematici importanti per la ricerca in materia di prevenzione, compreso il lancio e la realizzazione di progetti e ricerche, nonché la messa a disposizione di un forum di scambio di esperienze su scala nazionale ed internazionale tra Polizia e gli altri attori operanti nel settore della prevenzione della criminalità.
Il polo di informazione Prevenzione è costantemente aggiornato e i documenti selezionati sono pubblicati ogni anno sotto forma di documentazione di base intitolata “Raccolta dei progetti che riguardano i Lander e lo Stato”. [...]
- Progetti finalizzati alla prevenzione. Il gruppo di lavoro Progetti finalizzati alla prevenzione è stato creato nel 1998 allo scopo di potere reagire, rapidamente e con precisione, agli sviluppi prodottisi in seno alla società ed alla Polizia che incidono sulla prevenzione.
In particolare sono stati attuati fino ad oggi i seguenti progetti:Community policing (lavoro di Polizia vicino al cittadino e fondato su problemi specifici); Autori di delitti intensivi (1999). [...]

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari