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gennaio/2004 - Interviste
Vigilanza Privata
I risparmi sulla nostra pelle
di Fabrizio D’Alessio

Seguo con un certo interesse, e non potrebbe essere altrimenti essendo io una Guardia Particolare Giurata, l’evolversi dei vari tentativi di riforma legislativa della vigilanza privata.
Certo la materia è complessa, attiene a più Ministeri, investe competenze multiple che sfociano nei settori delicati, ma soprattutto sfiora interessi corposi, non soltanto imprenditoriali, causa primaria secondo il sottoscritto di mancata emancipazione della categoria.
Per queste ragioni, ma anche per altre più pratiche, ritengo che la legge che ci riguarda dovrebbe essere redatta con una collaborazione più ampia tra il legislatore e le parti in causa.
Ho invece la spiacevole impressione che la fine della scorsa legislatura, per noi Guardie Giurate, con il relativo affossamento della proposta di legge 301, primo firmatario on. Marcella Lucidi, sia stata l’ultima e definitiva possibilità, naturalmente persa, di riformare il settore in maniera non anacronisticamente punitiva nei nostri confronti.
Non ho certo i titoli necessari per una disamina critica delle proposte, pertanto la mia sarà soltanto una riflessione sull’impatto pratico che tali articoli di legge potrebbero avere sul nostro settore se approvati in toto.
La proposta di legge 2393 degli on.li Ascierto/La Russa e il disegno di legge 4209, altrimenti conosciuto come decreto Pisanu, sono i progetti che con ragionevole certezza potremmo vedere approvati.
Entrambi hanno un obiettivo non secondario: cambiare volto alla vigilanza privata, trasformarla da attività privata di mera prevenzione ad “attività di prevenzione e contrasto alla criminalità” sotto il controllo dello Stato.
Non è poco, anzi, è un completo stravolgimento giuridico e pratico non solo di tutto il settore.
Asciutta, diretta, e a tratti severa nei confronti dei “possidenti”, categoria rispolverata per l’occasione; contraddittoria in altri punti, non si capisce bene come si possano conciliare termini come: “ liberalizzare e al tempo stesso mantenere sotto controllo la concessione delle licenze e le attività svolte”.
La proposta di legge 2393 ha il pregio della chiarezza per quanto ci riguarda direttamente come Guardie:
1) incaricato di pubblico servizio nell’espletamento delle funzioni proprie della vigilanza;
2) ausiliario di pubblica sicurezza quando richiesto dalle Aurorità preposte;
3) articolo 5: vada per gli immancabili sgravi agli imprenditori, ma siamo noi guardie che da decenni e gratuitamente svolgiamo inevitabilmente servizio alla collettività, a volte in palese anche se muto contrasto con le nostre aziende che sopportano i costi di certi ritardi.
Sono i nostri colleghi quelli usurati, feriti, morti, non i nostri dirigenti o i proprietari di Istituti.
Forse sarebbe il caso di affrontarlo questo discorso compensativo, sarebbe vantaggioso per tutti.
La proposta di legge 301/Lucidi affronta con naturalezza la questione all’art. 10, cap 4, e risolverebbe in maniera pacifica e intelligente più di un problema del settore: il ricambio generazionale con giovani a più alta scolarizzazione, l’inadeguatezza di alcuni di noi, la possibilità di sanare finalmente un pregresso da parte dello Stato nei nostri confronti.
4) Art.7, cap. 3: stipendi adeguati: grazie onorevole, ma chi paga questo libro dei sogni?
5) Art 7, cap. 4 e cap. 15: finalmente era ora, un po’ di chiarezza e di tutela sul fatto che ci chiameranno “incaricati di pubblico servizio”.
6) Art. 8, cap 7: un po’ ambiguo non si capisce bene il senso o forse sarebbe il caso di spiegare meglio quali sono le possibili assunzioni da parte degli Istituti, di “altro tipo di personale”.
Devo ammettere, anche se sommessamente, che questa legge non sarebbe poi tanto male, almeno per quello che ci riguarda direttamente.
Molto di quello previsto è da noi già espletato, inutile ritornarci. La prima lettura da parte mia, l’estate scorsa, complice forse un testo rimaneggiato proveniente a sua volta da un testo rimaneggiato, mi indusse in ben altre considerazioni, con aggettivi tutt’altro che lusinghieri per la legge, il proponente, e la maggioranza di governo che lo aveva presentato.
Ritiro umilmente la prima e la seconda, mantengo caparbiamente la mia opinione sulla terza. Aggiungo, da cittadino, che l’articolo 1 della legge (Principi Generali) ha un incipit degno di ben altro contesto, per nobiltà di intenti.
Certo, se fossimo in un Paese normale!
E difatti non lo siamo un Paese normale, altrimenti non si capisce il senso di un disegno di legge (la 4209/Pisanu) ultraliberista, che ha bisogno della “novella legislativa” per le eventuali correzioni in corso d’opera.
Come a dire: vi racconto una parabola…
Cosa c’entra la sicurezza sussidiaria con i trasporti eccezionali?
C’è già la Polizia Stradale e con ben altra autorevolezza a svolgere tale servizio.
Con il recupero crediti? Da e per conto di chi? La Banca d’Italia? I nostri parlamentari conoscono il termine romanesco con cui vengono definiti impropriamente gli appartenenti a tale categoria?
E i poveri imprenditori del Nord, che non riescono a trovare personale per coprire i portierati? Costretti dalle circostanze ad assumere lavoratori extracomunitari?
Hanno già provato a pagare meglio i lavoratori di nazionalità italiana?
Si parla di “valorizzazione e implementazione delle professionalità” Ma quale professionalità si può invocare se ti mandano per 12 ore continuative su un piantonamento o portierato, e per di più in aperta competizione con altri lavoratori extracomunitari, perché è questo che succederà, altro che parabole.
Non è la prima volta che i nostri illuminati imprenditori tentano di sfondare il mercato con servizi a basso costo.
Tanto i risparmi li fanno sul nostro stipendio, incamerano pure gli incentivi o sgravi che dir si voglia, questo è per loro “valorizzare le professionalità”… verso il basso.
Mai una volta che si senta parlare che sò, di investire in professionalità più avanzate da appaltare a enti pubblici, a privati, formare il personale con qualifiche certe, spendibili sul mercato.
Eppure la soluzione ci sarebbe: attualmente la Guardia Particolare Giurata che si trova a svolgere un tipo di servizio più emancipato, se così si può chiamare, gode di un trattamento retributivo (quando gli è concesso) attraverso l’avanzamento di livello.
Tale avanzamento perdura anche venendo a cessare il servizio in questione, con costi di lunga durata che incidono sui conti dell’azienda.
Sarebbe sufficiente creare delle figure professionali aggiuntive all’interno della categoria, che permettano di affrontare tali situazioni con professionalità, responsabilità e retribuzioni ben definite, per la durata del contratto con l’utente.
Quanti colleghi più o meno giovani operano proficuamente nell’elettronica, nell’informatica, nell’implementazione delle Reti?
Perché prevedere una struttura esterna all’uopo?
Quanti, privatamente hanno raggiunto posizioni di rilievo nella cinofilia, nell’equitazione, nell’uso sportivo delle armi, tutte qualifiche che a ben vedere, sono da anni sussidiarie alla nostra professione.
Potrebbero tranquillamente farlo per la propria azienda, con reciproca soddisfazione mantenendo la propria qualifica e assicurando la necessaria riservatezza che solo un rapporto diretto e fidelizzato può assicurare.
Venendo a mancare questo per cessazione o altro, si tornerebbe a fare la Guardia Particolare Giurata senza oneri aggiuntivi.
Fine dei costi per le aziende, ricambio continuo del personale, stimolo alla formazione fra lo stesso.
Eppure non mancano strutture e personale nella Pubblica amministrazione che consentano questo salto qualitativo.
Possibile che non si possano fare accordi in tal senso?
Sarebbe nient’altro che un piccolo rimborso simbolico nei nostri confronti a fronte di tutti gli obblighi di legge che ci vengono imposti.
Inutile girarci attorno, è lo stato giuridico come categoria quello che ci manca.
Non è la possibilità o meno di chiedere i documenti al cittadino quello che ci occorre, il gesto di qualificarsi con un tesserino corrisponde ad altri incarichi, e non ci appartiene.
Noi siamo privati, abbiamo altre mansioni, e siamo anche pronti ad assumerne di nuove.
Non abbiamo timore del nuovo.
Abbiamo timore dell’uso spregiudicato che di queste proposte di legge potrebbero fare alcuni titolari di licenza, proposte calate in un ambiente ormai quasi del tutto normalizzato, con poco seguito sindacale e lo spettro della cassa integrazione dietro l’angolo, tutte problematiche estranee alla Pubblica amministrazione.
E basta con le imposizioni, i rinnovi e le scartoffie facilmente evitabili, i permessi bloccati per una semplice querela del vicino di casa, la dipendenza gerarchica da più istituzioni, per cui se ti sospendono non sai nemmeno da dove cominciare.
Al ministero dell’Interno sanno benissimo chi siamo.
Non vogliamo più essere cittadini di serie B.
Se faccio bene è un dovere, se sbaglio mi aspettano le aggravanti perché sono una Guardia Particolare Giurata.
Lusingati che lo Stato ci richieda finalmente e ufficialmente, ma non siamo noi che chiediamo di fare i vice-poliziotti.
Mi sia consentito di aggiungere una piccola nota personale: sono in servizio ormai dall’ottobre del 1976 in un’Istituto della Capitale, e pur non appartenendo, almeno anagraficamente, al gruppo degli anziani, sono ormai (per effetto del servizio militare e di altri impieghi pregressi), fra militare e qualcosina di pregresso, ad un terzo della mia vita. Nella peggiore delle ipotesi, visti i tentativi in atto sulle pensioni.
Questo per rimarcare che le nuove norme, se approvate, avrebbero comunque sul sottoscritto un impatto, almeno temporalmente, ridotto.
Ho avuto modo, da allora, di poter osservare e in qualche periodo anche da posizione privilegiata, l’evolversi della vigilanza privata, ma anche la continua crescita, professionale e democratica della Polizia di Stato.
Noi “privati”, negli ultimi quindici anni, siamo rimasti al palo per i motivi più svariati. E dove non c’è progresso inevitabilmente c’è regresso.
Ho avuto anche modo, e lo ho tutt’ora, di osservare alcuni giovani assunti nella nostra azienda (finalmente, era ora, profumo di uniformi nuove).
Beh, bisogna ammettere che sono veramente in gamba, motivati e agguerriti, molto ben preparati, sono stati selezionati bene.
Niente a che vedere con le selezioni di quasi trenta anni fà, nessuno me ne voglia per carità, ma è la realtà nuda e cruda.
Ebbene, io credo che lo Stato a buon diritto dovrebbe, anche se indirettamente, investire su questi giovani, non fosse altro che per interesse diretto.

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