La proposta contenuta in un disegno di legge (un anno di leva militare volontaria obbligatoria per poter accedere poi nella Polizia di Stato) ed annunciata in televisione dal sottosegretario alla Difesa, onorevole Salvatore Cicu, ha un chiaro intento di rimilitarizzazione a tutti gli effetti della Polizia di Stato.
Con questo d.d.l. sembra di rivivere l’era Badogliana allorquando le Guardie di Città si ritrovarono sul bavero, dalla sera al mattino, le stellette a cinque punte, segno inequivocabile di militarità. Per rendere l’allora struttura della pubblica sicurezza il più possibile militare, si fecero transitare in seno ad essa ufficiali e sottufficiali dall’Esercito Italiano e militari della ex Pai. Forse con questo disegno di legge si vuole ricreare tutto ciò?
Crediamo fermamente che una legge importante quale fu la 121/81, peraltro svuotata dei suoi contenuti per tre quarti, debba essere rivitalizzata e non sepolta completamente. Come la Difesa vuole un esercito professionale, così i cittadini italiani di contro vogliono altrettanto dalla Polizia, ed è al di fuori di ogni discussione che un servizio di natura civile debba avere a monte una preparazione militare.
La Polizia deve essere preparata su un terreno di sociologia e psicologia applicata, dello studio degli eventi e della criminologia, del modus operandi, della mediazione sociale e dei conflitti, dell’opera di prevenzione e non di repressione, questo è il poliziotto professionale e non quello che viene concepito nel d.d.l. in questione, che prima deve essere preparato a come si combatte e poi senza una preparazione specifica messo su strada al servizio della collettività. Abbiamo da sempre ripetuto e sostenuto che l’essere militare non è uguale all’essere poliziotto.
Cosa faranno tutti quei ragazzi che non amano la vita militare in quanto tale e magari vogliono rendersi più utili alla collettività fornendo un servizio di Polizia professionale e civile?
Questo d.d.l. ha più il sapore di una sorta di preselezione della specie perché dà la possibilità di osservare a monte chi sia “degno” di passare tra le fila della Polizia di Stato, non tralasciando, inoltre, che riduce lo spazio riservato alle donne e, dulcis in fundo, in un solo colpo si seppellisce definitivamente la legge 121/81. Ribadiamo che i valori della 121/81 debbano rimanere saldi e che l’accesso ai ruoli della Polizia di Stato debba rimane per pubblico concorso aperto ed accessibile a tutti i cittadini, stranieri compresi purché integrati.
Gianclaudio Vianzone Segr. Reg. Siulp - Piemonte
Massimiliano Valdannini Segr. Prov. Siulp - Roma
|