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novembre / dicembre/2002 - Laboratorio
Laboratorio
Ritornano gli “illusionisti”
di Giovanni Sammito

Con la delega che l’attuale governo si è attribuito in materia previdenziale, com’era prevedibile, è tornato di stretta attualità il problema delle pensioni.
La materia, estremamente delicata per tutto il mondo del lavoro, è fonte di particolari apprensioni per gli operatori di Polizia che dalle ultime tre riforme si sono visti allungare la vita lavorativa mediamente di oltre un terzo.
Siamo a dieci anni dalla riforma Amato che nel 1992 eliminò le cosiddette pensioni baby (mitici 29 anni, 6 mesi e 1 giorno utili per andare in quiescenza) e a cinque da quella avviata nel 1997 dal governo Berlusconi e successivamente ripresa dal governo Prodi. Quest’ultima, in particolare, costò cara ai lavoratori ma anche, come si ricorderà, sia a Berlusconi che si vide contestato da oltre un milione di lavoratori in piazza tra cui il Siulp insieme a Cgil, Cisl e Uil, sia a Prodi che indusse ancora una volta il Siulp ad organizzare la marcia dei quarantamila poliziotti contro la sua riforma.
Dell’ultimo riordino - quello del governo Prodi - si disse: è una riforma “epocale” che inciderà in maniera strutturale su tutto il sistema e farà cessare finalmente il clima d’incertezza dei lavoratori rispetto alle pensioni del futuro.
Sulla base dei risultati scaturiti da questi primi cinque anni di sperimentazione sono in molti ad affermare che la riforma ha effettivamente funzionato e che, a parte qualche piccolo aggiustamento, non si ravvisa la necessità di un ulteriore intervento di natura organica. Ne è convinto anche qualche autorevole esponente governativo e soprattutto, questa volta in maniera unitaria, le tre confederazioni Cgil, Cisl e Uil e con loro quasi tutte le altre organizzazioni sindacali.
Naturalmente non mancano coloro che spingono nella direzione opposta così come non mancano nemmeno segnali premonitori in controtendenza. L’andamento del debito pubblico, la poco rassicurante performance sulla crescita economica del Paese, nonché le continue segnalazioni dell’Unione Europea, non inducono certo all’ottimismo.
Eppure in questo scenario d’imprevedibilità, in alcuni ambienti della Polizia di Stato, c’è chi indulge in ottimismi tanto sfrenati quanto ingiustificati.
Dopo le “bufale” sull’imminente riapertura di finestre, che avrebbero consentito d’uscire dal ciclo produttivo migliaia di colleghi nonostante la carenza dei requisiti previsti dall’attuale legislazione in materia previdenziale, ci tocca adesso disinnescare l’ultima che s’annuncia essere un’autentica bomba.
Pare, infatti, che, secondo alcuni ben informati sindacalisti, accreditati presso esponenti politici di rilievo dell’attuale governo, sarebbe in cantiere una norma ad hoc che consentirebbe la certificazione del diritto ad andare in pensione agli appartenenti alle Forze di polizia in possesso di 35 anni di servizio utile (non effettivo) a prescindere dall’età anagrafica”. Al momento, però, considerata la portata del rischio di fuga in massa dall’Amministrazione qualora trapelasse la notizia ancora del tutto riservata, sulla vicenda vigerebbe la più assoluta consegna del silenzio!
Siamo certi di trovarci di fronte agli stessi illusionisti che già in occasione del contratto di lavoro, prestando il fianco a politici interessati per motivi elettoralistici, illusero la categoria accreditando aumenti contrattuali quattro volte maggiori di quelli che, con non poche fatiche, le organizzazioni sindacali hanno saputo conquistare al tavolo delle trattative.
Chi ha gonfiato le aspettative rispetto al rinnovo contrattuale, strumento pur sempre fisiologicamente deputato ad attribuire miglioramenti economici, ha svelato scarsa autonomia o nella migliore delle ipotesi incompetenza e irresponsabilità.
Costoro, evidentemente ancora non paghi, tentando di far credere che un eventuale riordino delle pensioni, strumento che per sua natura e definizione produce tagli, possa rappresentare per il poliziotto un beneficio, delle due l’una: o agiscono per conto d’altri e non avvertono il senso del ridicolo, oppure hanno una scarsissima considerazione della capacità di discernimento dei colleghi.
Giovanni Sammito
Segr. Gen. Prov. Siulp - Gorizia

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