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novembre / dicembre/2002 - Interviste
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La difesa dei valori
di

Prima la famiglia e dopo la società mostrano all’essere umano, sin da quando è in grado di comprendere, modelli di vita e di comportamento; insegnano dei valori che noi assumiamo automaticamente come nostri e li riconosciamo come “naturali”; valori che ci dovrebbero accompagnare per tutta la nostra esistenza: l’onestà, la coerenza, la lotta per i propri diritti, il valore della famiglia, della vita umana e della dignità.
Nel crescere, la vita ci pone davanti ostacoli e problemi che spesso ci fanno dimenticare il suo vero senso.
La voglia di emergere di raggiungere i nostri obiettivi “costi quel che costi”, di affermarsi nel mondo del lavoro ed in genere davanti agli altri, sono convinzioni che ci conducono verso l’individualismo e, soprattutto ci portano a dimenticare che tocca a noi il compito di trasmettere e quindi di difendere quei valori originali.
L’individuo dimentica i suoi “doveri” verso il prossimo e la società ne subisce le conseguenze.
La società tenta di difendersi da questo “cancro” che le sta crescendo dentro e nascono le leggi contro gli abusi sessuali, in difesa dei fanciulli, a tutela della famiglia contro la violenza che fiorisce al suo stesso interno.
Noi che, come lavoratori di Polizia, siamo chiamati a far rispettare le leggi, non possiamo pretendere di fare bene il nostro lavoro se poi, per primi, non siamo fermamente convinti che difendere i diritti dei più deboli, degli sfruttati, delle vittime della violenza significa difendere il valore stesso della vita e di conseguenza difendere la società democratica.
Solo se crediamo inconcepibile violare i fanciulli, mancare di rispetto a chi è diverso da noi, o solo più debole, solo se abbiamo la capacità di farci coinvolgere emotivamente dal dolore degli altri e se possediamo la forza per combattere le ingiustizie, possiamo pensare di far parte della “schiera” di coloro che difendono i veri valori.
Solo un atteggiamento di comprensione, di apertura verso gli altri, di tolleranza nei confronti del mondo, unita alla sforzo fatto per ottenere che le leggi non siano solo un deterrente per chi delinque, ma soprattutto l’affermazione dei diritti, ci riporterà nella giusta direzione.
Se riusciamo a trasmettere agli altri i nostri valori potremo sperare che in futuro non debbano più esistere leggi simili perché vi sarà una società dove il rispetto dell’essere umano non sarà più messo in discussione.
L’affermazione e la difesa dei valori deve partire da ogni singolo individuo che quotidianamente, con il suo lavoro, attraverso i contatti sociali, le amicizie, gli incontri occasionali, la possibilità di parlare con i giovani, influenzerà anche quella parte di società che, per motivi egoistici, vuole rimanere costantemente indifferente.
In questo momento storico dove prevalgono, come detto prima falsi miti, egoismo, arroganza, violenza, l’azione del sindacato perderebbe significato se non prestasse la dovuta attenzione ai giovani, agli anziani, al mondo dell’emarginazione, all’immigrazione dei popoli ed alla disoccupazione.
La difesa dei valori deve passare attraverso l’impegno di chi dirige e che ha possibilità di stare di più insieme ai lavoratori nel loro ambiente di lavoro cosi da creare una capacità di comprendere maggiormente la condizione umana.
Per queste ragioni respingiamo ogni forma di violenza e soprattutto i suoi abusi perché, anche se è un concetto semplicistico, la violenza genera violenza.
Per converso abbiamo anche il dovere di far comprendere al cittadino che, in determinate situazioni, l’azione coercitiva delle Forze dell’ordine, seppure come estrema ratio, a volte può o deve essere necessaria per ristabilire la pacifica convivenza, modificata da comportamenti illeciti e ingiustificati.
Tuttavia, essa non dovrà mai perdere di vista la dignità delle persone, il rispetto del dissenso e la necessità che gli operatori di Polizia rimangano sempre fedeli al loro assoluto impegno di tutori della legalità.
Forte preoccupazione destano per noi le sempre crescenti manifestazioni di piazza che si concludono in modo cruento, segno tangibile di un clima e di una situazione complessiva d’intolleranza che rischia di degenerare, se non arginata con tempestive iniziative politiche e con tavoli di confronto da attuarsi in campi diversi da quello dell’impiego delle Forze dell’ordine.
In questo senso respingiamo i tentativi di crescente militarizzazione dell’ordine pubblico, quali emergono dai recenti provvedimenti legislativi che confermano la possibilità di utilizzo dell’Esercito per compiti di ordine pubblico e saremo sempre presenti, per contrastare chiunque possa pensare di attaccare la democrazia e l’ordinato vivere sociale.
Il sindacato deve ricostruire quei legami che la logica di mercato tende a dissolvere e deve continuare a mantenere rapporti con gli “altri lavoratori” che non sono poliziotti e che guardano a noi per ottenere solidarietà, sicurezza e legalità; mantenendo questo rapporto potremo continuare a condividere “il comune destino” della società.
È urgente recuperare l’impegno delle migliaia di operatori sociali che alimentano il legame di fiducia tra persone diverse; ecco il significato delle pubbliche manifestazioni a favore degli immigrati, degli emarginati, dei “nuovi poveri” che sopravvivono ai limiti della mera sussistenza, anziani e pensionati che ingrossano le mense cittadine, per non saltare il pranzo e pagare l’affitto, incrementano le fila dei cosiddetti “figli di un dio minore”.
Questi sono i nostri valori: non rappresentare solo noi stessi, ma ciò che possiamo offrire agli altri affinché il nostro servizio sia efficiente per il cittadino e per la sicurezza degli operatori stessi.
Segreteria provinciale Siulp - Asti

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