Raimondo Usmiani, poliziotto in servizio a Cuneo, nel 1943, fece parte attiva della Resistenza segnalando ai partigiani operazioni dei “repubblichini”. È rimasto in servizio fino al 1965, anno della scomparsa a cinquantotto anni
Il 5 ottobre scorso si è tenuto a Cuneo un dibattito organizzato dal Siulp Piemonte e dall’Anpi, patrocinato dalla Regione Piemonte, dalla Provincia e dal Comune ospitanti.
La ragione di un tale interesse delle istituzioni era fondata sul tema del dibattito: “Raimondo Usmiani, un poliziotto, un uomo libero”, incentrato sulla figura di un uomo che, pur indossando l’uniforme della Polizia, decise di contribuire alla Resistenza ed alla lotta partigiana.
Un convegno voluto dal Siulp Piemonte, per il quale i valori di quella lotta sono patrimonio dello Stato e che nelle figure come quella di Usmiani trovano quella memoria storica troppo spesso offuscata dal revisionismo ed utile per ricordare invece ai giovani quali furono i sacrifici per ottenere la libertà dal dominio nazifascista.
Il materiale informativo fornito dall’Archivio storico della Resistenza di Cuneo e dal Centro studi e ricerche sulla Storia della Polizia di Stato diretto da Paolo Valer, è stato elaborato ed esposto dal professor Milo Julini dell’Università di Torino ed ha ben delineato l’alto profilo morale di Usmiani, che, in pieno regime fascista, si dimostrò attento tutore dei valori democratici pur esponendosi a notevoli rischi personali.
Durante il convegno ha particolarmente colpito per l’emozione trasmessa, la personale testimonianza di vita partigiana del vice presidente nazionale dell’Anpi sen. Alberto Cipellini. È quindi seguita la relazione del segretario generale piemontese del Siulp Gianclaudio Vianzone, che ha richiamato i valori unitari della Resistenza e la loro attualità, ribadendo la capacità di dire “no” alle pulsioni antidemocratiche ed a chi vuol sostenere i fronti antagonisti in piazza o fra le istituzioni onde acclamare metodi repressivi. Concetti che, con termini diversi ma omogenei, sono stati espressi nel corso del dibattito che ne è seguito dai segretari generali del Siulp di Torino e Novara, Eugenio Bravo e Tommaso Di Gaudio.
Ha concluso i lavori il segretario nazionale Siulp Luigi Notari che ha posto l’accento sul considerare normalità democratica, tutti quegli atti che la storia ha voluto bollare come eroici o - per chi ha un’altra opinione di ciò che è accaduto - sovversivi all’ordine costituito.
L’iniziativa per ricordare Usmiani sarà ripetuta in altre città del Piemonte.
G. P
Chi era Usmiani
Raimondo Usmiani, nato a Pola il 4 gennaio 1907 da Giuseppe e Irene Pasquali. Arruolato nel Corpo delle Guardie di P. S. il 10 gennaio 1929, sino al dicembre 1943 svolge diligentemente il suo lavoro di poliziotto, ma da quella data in avanti, mentre è in servizio alla questura di Cuneo, si trasforma in un prezioso strumento a favore della lotta partigiana.
In quella data infatti, conosce il comandante partigiano “Ezio” (Ermes Bazzanini) e successivamente inizia la sua collaborazione attraverso altri due partigiani “Cosimo Rubro” (Francesco Terrazzani) e certo “Carlone”.
Nel febbraio del 1944 entra in contatto con Maurizio Fogazzaro ed Ernesto Festucci e più tardi con Giuseppe Simeoni, tutti appartenenti al movimento patriottico e frequentanti l’ambiente antifascista cittadino. Su questi ultimi appoggia tutta la sua attività fornendo importanti e numerose informazioni di carattere politico e militare e segnalando le spie all’interno di tutto il movimento antifascista della provincia di Cuneo.
Nel giugno del 1944 collaborò con la banda partigiana di Andrea Spada unitamente ai colleghi Enzo Olivero e Oscar Gagarelli. Tra le attività più importanti è doveroso segnalare che il 21 luglio del 1944 venne incaricato di arrestare il prof. Meo esponente di spicco del movimento di liberazione, ma attraverso amici comuni lo fa fuggire con tutta la sua famiglia. Nel pomeriggio del 24 luglio dello stesso anno, avuto sentore che nella notte Forze di polizia nazi-fascista preparavano una retata, avvisò tempestivamente i suoi referenti, salvando così la vita a decine di persone.
Importantissima fu l’informazione che Usmiani fornì a Fogazzaro nel settembre del 1944, avvisandolo che, dalla questura “repubblichina” di Genova era partito l’ordine di arrestare il prof. Eugenio Togliatti, fratello del capo del Pci, che risiedeva a Fabrosa Soprana (Cn). Il professore fu avvisato da staffette partigiane e si mise in salvo con la famiglia. I fascisti volevano catturarlo per scambiarlo come ostaggio ed impedire la fucilazione da parte dei partigiani del questore “repubblichino” di Roma Caruso.
Nel febbraio del 1945 ricevette l’incarico, unitamente ad altri poliziotti fedeli alla causa della libertà, i fratelli Olivero ed altri, di impossessarsi delle armi e degli automezzi della questura e di arrestare i dirigenti “repubblichini” di quest’ultima; purtroppo venne scoperto e dovette fuggire.
Raimondo Usmiani si distinse per altre innumerevoli azioni di sostegno alla causa dei partigiani. Terminato il suo compito ritornò ad essere un valente poliziotto al servizio dei cittadini sino al 1965 anno della sua morte avvenuta all’ospedale di Cuneo a causa di una grave malattia.
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