home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 14:45

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
novembre / dicembre/2002 - Interviste
Polizia/Professionalità
Il problema è per chi resta
di Giuseppe De Matteis

Trovo che sul problema della cosiddetta “fuga dei cervelli” della Polizia di Stato si sia scritta qualche pagina di letteratura e neanche tanto buona.
Che un malumore esista nel ruolo dei funzionari (ma non solo; il problema riguarda anche gli ispettori, i sovrintendenti e gli agenti) è un dato assolutamente incontestabile; mai come oggi il poliziotto, avvalendosi anche di una conoscienza sindacale molto più evoluta rispetto a qualche anno fa, si pone dei dubbi. Sulla propria professione innanzitutto; molti entrano in Polizia convinti di entrare al servizio della collettività, per combattere il crimine, per aiutare i cittadini. Si ritrovano poi con il casco ed il manganello allo stadio a menar botte ai sedicenni, o a fare gli autisti del vecchio dirigente in odore di pensionamento o peggio a piantonare la casa dell’onorevole o della fidanzata del potente di turno. Il dubbio alla fine viene. Sulla propria professionalità in secondo luogo. Ricordo ancora oggi il fortissimo impatto che ebbi quando, quasi venti anni fa, fui adibito al mio primo servizio di Polizia: uscivo da una scuola in cui mi insegnavano a fare il poliziotto, entravo in una realtà fortemente burocratizzata, eccessivamente paralizzata da un gruppo dirigente che, soprattutto nelle realtà operative, tendeva a conservare lo status quo; e ricordo soprattutto in carenza cronica di mezzi e di risorse oggi solo in piccola parte superata.
Quando si è costretti a scortare una personalità a rischio con una Fiat Duna che ha 200mila chilometri sul groppone, il dubbio viene. Sulle proprie condizioni retributive, per terza ma non per ultima cosa.
Basta un esempio clamoroso: il questore di Roma guadagna meno del conducente in un mezzo pubblico. Nulla togliendo al conducente, si dovrebbe fare qualcosa per il questore. E questo è un motivo che ha priorità assoluta; per chi voglia intervenire “davvero” sulla demotivazione dei funzionari. Occorre assolutamente procedere alla contrattualizzazione della dirigenza della Polizia di Stato e rivedere i meccanismi retributivi dei direttivi.
Si preferisce invece, anche strumentalmente, scrivere pagine di pessima letteratura: persino L’Espresso fa nomi “eccellenti” di funzionari fuggiti ai più sconosciuti, facendo intendere che i migliori vanno e i peggiori restano.
Altri gonfiano clamorosamente i numeri delle fughe (si parla di mille funzionari in esodo) quando il dato reale ad oggi ammonta a 135 unità.
Trascurando tra l’altro il fatto che secondo l’ultima riforma (d.l. 334/2000) in dieci anni il numero dei direttivi deve essere ridotto di mille unità per far posto al ruolo direttivo speciale.
Il Siulp lotterà perché il problema venga affrontato nei suoi contenuti specifici, lasciando ad altri le velleità letterarie. Ad ognuno il suo mestiere.
Giuseppe De Matteis
Segretario Nazionale Siulp

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari