È stata presentata al Senato una proposta di legge per inquadrare (a determinate condizioni) nel ruolo dei Commissari, il personale in possesso di lauree specifiche. L’iniziativa, se approvata, servirebbe a rivitalizzare la Polizia di Stato
Nei primi giorni dello scorso mese di luglio il senatore Maurizio Eufemi - presidente del gruppo parlamentare Ccd-Cdu - ha presentato al Senato una proposta di legge avente ad oggetto l’inquadramento nel ruolo dei Commissari della Polizia di Stato del personale in possesso di laurea in Giurisprudenza o Scienze politiche, mediante concorso interno, per titoli e corso di formazione professionale.
L’iniziativa assunta recepisce le diverse istanze ed esigenze che provengono dall’interno della Polizia di Stato e se accolte tenderebbero a migliorare qualitativamente il servizio che l’istituzione è chiamata a svolgere nell’interesse della collettività. I funzionari di Polizia nella storia della Repubblica sono stati sempre reclutati fra laureati in discipline giuridiche, previo superamento di pubblico concorso.
Con l’avvento della riforma - legge 121/81 - per effetto dell’istituzione del ruolo unico, entrarono a farvi parte anche alcuni ex ufficiali non muniti del diploma di laurea specifica. Si deve osservare, alla luce dell’esperienze del periodo post riforma, che nonostante alcuni degli ex ufficiali del disciolto Corpo delle Guardie di P. S. non fossero in possesso della laurea richiesta per l’accesso nella carriera direttiva o dirigenziale, per effetto dell’esperienza pregressa, hanno dimostrato, e continuano a farlo, di saper guidare anche bene le attività istituzionali.
Come è noto, il susseguirsi di produzione normativa, come effetto di una ormai storica sentenza della Corte Costituzionale del 1990 a favore di un drappello di sottufficiali dell’Arma, diede origine a diverse trasformazioni che per alcuni versi hanno stravolto l’assetto della legge di riforma.
Esemplificando, il legislatore della legge di riforma (121/81) aveva istituito la nuova figura dell’Ispettore di Polizia sulla scia di quello americano, che avrebbe dovuto svolgere prettamente attività investigativa; ora, però, per effetto del riordino delle carriere avvenuto nel 1995, il ruolo di detta categoria professionale è stato relegato alle ordinarie funzioni, una volta attribuite all’ex sottufficiale.
Di recente la riforma che ha interessato il personale dei ruoli direttivi e dirigenziali della Polizia di Stato (legge 53/2000) ha dato facoltà a commissari, vicequestori e dirigenti di transitare in altre Amministrazioni pubbliche. Molti fra questi che hanno manifestato di aderire a tale forma di mobilità, ora sono in attesa di effettuarne il passaggio. Anche se, allo stato, non è dato quantificare il numero preciso di dirigenti e direttivi intenzionati ad emigrare verso altri lidi, tuttavia sembra che le defezioni siano in numero rilevante e non facilmente rimpiazzabili, quantomeno a breve scadenza.
Se venisse approvata la proposta di legge n. 1565 presentata dal senatore Eufemi non solo si supererebbero le implicite difficoltà alle quali la Pubblica amministrazione è destinata a far fronte per effetto delle “vacanze” determinatesi nei ruoli dei direttivi e dirigenziali, ma si avrebbe l’opportunità di valorizzare i titoli posseduti dal personale interno nonché le maturate esperienze professionali.
Attualmente nella Polizia di Stato oltre tremila dipendenti, con diversi anni di servizio attivo, sono in possesso di laurea e aspettano una congeniale sistemazione interna. L’auspicio che la proposta del senatore Eufemi divenga legge dello Stato causa fibrillazione in diversi soggetti che, attraverso la promulgazione di tale atto, si vedrebbero riconoscere una legittima aspettativa.
L’immissione in ruolo di personale laureato con pregresse esperienze professionali, oltre che gratificare l’impegno dei singoli operatori interessati, darebbe all’attività istituzionale un apporto e fattibilità maggiore in termini di concretezza.
La scelta di optare per il reclutamento interno, oltre a recepire il criterio di progressione di carriera dalla base, previsto dalla legge 121/81, alla luce della legge che consente il passaggio in altre Amministrazioni dei commissari e dirigenti, sembra un passaggio obbligato che l’Amministrazione della Polizia di Stato dovrebbe compiere a breve scadenza, pena rilevanti conseguenze sul piano della gestione, come ad esempio le mancanze di titolari presso alcuni commissari di Ps, ovvero Uffici di particolare valore istituzionale ai quali è preposta da sempre gente avente qualifica direttiva o dirigenziale.
L’approvazione della proposta di legge presentata dal senatore Eufemi avrebbe l’effetto immediato di un bando di concorso pubblico interno alla Polizia di Stato.
Non può sfuggire a nessuno il fatto che molti degli operatori in attesa della legge attualmente già svolgono funzioni che sono pari a quelle che vengono svolte dagli stessi funzionari. Invero, a tutti gli ispettori superiori il decreto legislativo 197/95 (“Riordino”) ha attribuito la qualifica di sostituto ufficiale di Ps, di fatto per effetto del conferimento di detta qualifica aggiuntiva buona parte della direzione dei servizi di ordine pubblico è affidata agli ispettori.
Ed ancora, la legge 78/2000 che ha delegato il governo ad emanare il nuovo regolamento per l’accesso alla qualifica iniziale del ruolo dei commissari ha previsto per la formazione un corso della durata di 24 mesi; ciò significherebbe dover aspettare per la copertura della “vacanza” determinatasi per effetto del passaggio di dirigenti e direttivi in altre Amministrazioni, almeno tre anni, a partire dal prossimo 1˚ gennaio 2003, atteso il fatto che il bando e le procedure concorsuali non si concluderebbero prima di un anno. Un periodo molto lungo, nelle previsioni, quello delle selezioni e della formazione di nuovi quadri, se si considera la frequenza del corso e l’espletamento dei concorsi: ciò non gioverebbe certamente al servizio pubblico.
Viceversa, le selezioni interne per titoli e colloquio, così come anni addietro è avvenuto per il personale dell’ex Polizia femminile, consentirebbe allo Stato di economizzare in termini di spesa, atteso che per i candidati sarebbe sufficiente, come contenuto nella proposta di legge presentata dal senator Eufemi, un corso di formazione di breve durata, e di avere l’istituzione a breve scadenza funzionari con pregresse esperienze professionali impiegabili autonomamente sin dall’atto di nomina.
In quasi tutte le Amministrazioni, al personale munito di laurea, ormai da anni viene offerta la possibilità di carriera in verticale, anche perché ciò depone soprattutto a favore dell’interesse pubblico.
Il governo in carica, d’altronde, sembra avere intrapreso una politica economica di contenimento della spesa pubblica e di tagli in quei settori ove si riscontrano inutili spese; la scelta che il legislatore oggi è chiamato a fare sarebbe in sintonia con tali orientamenti.
|