Il costo della vita, come confermato dall’Istat, ha subito una preoccupante impennata, superiore alla media europea di mezzo punto
È stato confermato dall’Istat: l’inflazione è al 2,6%. Cagliari la regione più cara. I consumatori si organizzano.
La media in Europa è del 2,1%. In Italia del 2,6%. Questi i dati, secondo l’Istat, sull’aumento dei prezzi. Con i suoi sei decimi d’aumento (rispetto al 2% di un anno fa) l’Italia si colloca al fianco dei paesi piccoli o medi che registrano i maggiori rincari, come l’Irlanda (+4,5%), la Spagna (+3,7%), la Grecia e il Portogallo (+3,8% per entrambi). Non così le altre nazioni europee: la Germania, pur scontando una difficile situazione economica, riesce a fermarsi all’1%, così come la Gran Bretagna. Controllano bene l’aumento dei prezzi anche Belgio e Francia, rispettivamente all’1,3% e all’1,8%. Il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, in merito al problema dei rincari, ha dichiarato: “L’inflazione va tenuta sotto controllo, al fine di garantire la competività. Quando si ha una stessa moneta è chiaro che un’inflazione più elevata della media fa perdere competività al Paese. Questo vale sia per l’Italia sia per qualsiasi paese europeo che abbia un’inflazione superiore alla media dell’economia comunitaria”.
Tra le diverse città quella dove il caro-vita ha segnato il maggior livello è stata Cagliari con un’inflazione al 3,3% e Trieste e Trento (3,1%). La più virtuosa è stata, invece, Campobasso con un’inflazione di appena l’1,6%. Una delle conseguenze più gravi è che si resta al di sopra di quel 2% indicato dalla Bce come soglia invalicabile e leggermente al di sopra di quel 2,2% indicato nell’ultimo Dpef (quella programmata per quest’anno è dell’1,7%). Ma il ministro delle Attività Produttive, Marzano non si dichiara preoccupato: “Anzi, quel dato mi spinge a dire che l’inflazione è sotto controllo. Un tasso al 2,4% in un paese che ancora ricorda un’inflazione addirittura a due cifre, non è assolutamente un dato preoccupante. Anzi, direi che ci spinge a dire che l’inflazione è sotto controllo”. Dal canto suo, Fassino, segretario dei Ds, risponde che sono sconcertanti le reazioni del governo di fronte agli andamenti dell’economia: “Tutti i ministri, a partire dal Presidente del Consiglio e da Tremonti, minimizzano”. Per il presidente dell’Istat Luigi Biggeri la crescita del costo della vita è significativa quindi - ha detto- “bisogna fare attenzione”.
Il balzo che ha portato il tasso di inflazione al 2,6% si deve soprattutto agli aumenti nel comparto istruzione, che rispetto ad un anno fa fanno registrare un +3,7%, e nei settori alberghieri e della ristorazione in genere (+4,8%), negli alimentari (+3,1%); crescono anche mobili, articoli e servizi per la casa (+1,8%), servizi sanitari e spese per la salute (+1,3%) e abitazione, acqua, elettricità e combustibili (1,1%). Unico dato in controtendenza - ma questo è un trend in atto ormai da molti mesi - è quello delle comunicazioni, i cui costi rispetto al settembre del 2001 sono scesi di quasi un punto percentuale (-0.9%).
Il 12 settembre scorso si è tenuto in tutta Italia lo sciopero della spesa organizzato dall’Intesa dei Consumatori. Secondo i dati forniti dai sostenitori un cittadino su due avrebbe partecipato. Le grandi distribuzioni (Gs e Coop) smentiscono, mentre la Confesercenti parla di dati un po’ sovrastimati. Sta di fatto che è stata sicuramente una forma di protesta efficace. Efficace perché se ne sono occupati giornali, televisioni e radio.
Per arginare il problema, dal 21 settembre al 30 novembre di quest’anno più di 120 supermercati e 42 mercati rionali, a Roma, hanno esposto il marchio anti-inflazione “Romaspendebene”. Il sindaco, Walter Veltroni, si è impegnato, attraverso questa operazione, a calmierare i prezzi di grande distribuzione. Questo è il risultato dell’accordo siglato dal Comune con le associazioni di commercianti, produttori e grossisti e individua un paniere di prodotti che i negozianti si impegnano a non aumentare. L’adesione dei mercati e dei negozi è stata compatta. Il presidente della Confcommercio, Cesare Pambianchi, auspica che il mercato risponda alla sforzo. Infatti, secondo Confcommercio e Confesercenti c’è stata una notevole contrazione dei consumi, che si è fatta sentire soprattutto nel settore dell’abbigliamento, dove la flessione è calcolata fra il 10% e il 20%. Ci si augura che questa iniziativa venga introdotta anche in altre città.
Su “L’Espresso” del 3 ottobre, in un articolo di Giuseppe Nicotri, è stato intervistato l’avvocato Carlo Rienzi, leader del Codacons, organizzazione che si occupa della difesa degli utenti e dei consumatori. Rienzi ha spiegato: “Tra il 4 e il 5 settembre abbiamo fatto un esperimento interessante. Abbiamo rilevato i prezzi di 23 generi in sette diverse città, Catania, Bari, L’Aquila, Torino, Roma, Milano e Firenze, scegliendo per ognuna un supermercato, un discount, un negozio a conduzione più o meno familiare e un mercato rionale, presi nella stessa zona”. Conclusione? “Conclusione, la logica dei prezzi e delle loro variazioni è incomprensibile, se non pazzesca. E non sempre il supermercato fa da argine all’orgia dei listini dei produttori”. Il paniere Codacons comprendeva prosciutto crudo, caffè, mortadella, burro, mozzarella, rotoli di carta per la cucina e di carta igienica, detersivo per i piatti, ammorbidente, sgrassatore, sapone liquido, pane all’olio, pomodori, dentifricio, zucchine, latte, biscotti semplici, spaghetti, zucchero, shampoo, pannolini e acqua minerale. Insomma, un campionario di tutto rispetto.
A. C.
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