Dopo molti anni di abbandono mi è capitato di rileggere Aristotele e le sue disquisizioni sull’etica e sulla politica. Nulla di più attuale.
Per una sorta di parallelismo, ho trasportato e rapportato quei concetti alla fase politica attuale e con attenzione al mondo sindacale della Polizia di Stato che sembra attraversato da pensieri che, come direbbe Altan, non sempre condivide.
Dopo le ultime manifestazioni di piazza scaturite spesso in scontri, con la tensione politica che sale, il confronto con l’ideologia neoliberista, la degenerazione del mercato globale, le speculazioni finanziarie e le tensioni sociali sull’artico 18, tutto ciò lascia presupporre un autunno molto caldo.
Dopo anni di relativa pace sociale, i poliziotti saranno chiamati a gestire le piazze ed i sindacalisti a dare pagelle su questo e quel movimento.
Abbiamo assistito alle recenti passerelle televisive dei nostri sindacalisti, ed è apparso uno spettacolo penoso, se si pensa che nessuno di costoro è riuscito a focalizzare ed interpretare questi nuovi movimenti. Ci si è limitati a svolgere, con piglio di azzeccagarbugli, la difesa d’ufficio del Dipartimento, trascinando l’intera categoria ad una difesa politica ad oltranza dell’esecutivo e del Dipartimento stesso, svuotando, di fatto, il concetto stesso di democrazia all’interno della Polizia di Stato.
In questo rincorrere, anzi scavalcare, il “moderatismo” la politica del Dipartimento, i sindacati, o correnti di essi, tradizionalmente più riformisti, non hanno certo espresso una posizione di avanzamento culturale rispetto agli arroccamenti aziendali assunti da tutto il panorama sindacale della Polizia di Stato.
Non è nella storia del Siulp, di un sindacato di ispirazione confederale, astrarsi da eventi e uomini.
Non è nella storia, rinchiuderci ad oltranza nel fortino del corporativismo.
Linfa vitale per un sindacato di ispirazione confederale è ripudiare il “Cesarismo” ed alimentare il dibattito interno al fine di allargare i propri orizzonti sindacali e politici.
È demagogico e pericoloso rapportarsi esclusivamente con la categoria tranciando relazioni con chi la categoria la considera come antagonista.
Compito del sindacato è anche la mediazione sociale, cercando di far coincidere gli interessi legittimi degli operatori con le altrui ragioni altrettanto legittime.
La crescita democratica di un sindacato di Polizia si misura anche dalla coscienza critica, dagli anticorpi antipopulisti che è riuscito a sviluppare e dalla completa autonomia dall’Amministrazione che sempre più spesso tenta, con abbracci morali, di usarci come proprio ufficio stampa.
La battaglia politico-sindacale si giocherà su questi temi ed è compito principale delle forze progressiste arginare questo modello culturale che avanza.
Le responsabilità che abbiamo nei confronti della categoria e del Paese sono immani, se non altro perché abbiamo creduto e fatto credere che il Siulp resta l’unico “soggetto politico”, in grado di interagire con i poliziotti e con la cosiddetta società civile.
La società civile è anche tutti quei movimenti democratici che da qualche tempo popolano le piazze italiane. Demonizzarli, come ho letto spesso, produrrà inevitabilmente una frattura che giocoforza ci relegherà ai margini della società.
Gianni Ciotti
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