Pubblichiamo qui di seguito il documento che nove deputati dei Democratici di Sinistra hanno presentato alla Camera al fine di stimolare il governo ad una azione più decisa nei confronti di tutte le forme criminali che colpiscono i cittadini
Premesso che: - negli ultimi anni, è cresciuta la domanda di sicurezza dei cittadini, causata in parte dall’andamento dei dati relativi alla criminalità ma, soprattutto legata ad una percezione diffusa di esposizione al crimine, dalla paura di subire imprevedibili, casuali, episodi di violenza. Questa percezione interessa maggiormente le persone socialmente deboli che sentono di non essere in grado di opporre una resistenza adeguata in caso di aggressione, le persone meno abbienti che non hanno i mezzi per assicurarsi o proteggere il proprio spazio di vita e per le quali i danni arrecabili rappresentano una irrimediabile perdita, le persone che vivono in contesti urbani degradati o a forte disagio sociale;
- le cronache locali riportano quotidianamente le notizie di episodi di criminalità predatoria, manipolatoria, violenta, mafiosa ..., che, nonostante non trovino il risalto giornalistico che avevano nel passato, confermano l’attualità di un fenomeno delinquenziale complesso, in grado di integrare la criminalità diffusa dentro organizzazioni strutturate, di coniugare l’attività delle mafie straniere con quella delle mafie italiane, ora attraverso la divisione di affari e territori, ora nella collusione in operazioni tese a procurare ingenti illeciti guadagni;
- anche se oggi i mezzi di stampa e le reti televisive non affrontano più il tema della criminalità, gli indici di delittuosità continuano ad essere sostenuti dalla consistenza numerica di alcune fattispecie criminose. Nelle città del Nord, in particolare, sta avendo recente e forte espansione il fenomeno delle rapine nelle case e nelle ville, con un aumento di più del 42% delle aggressioni specialmente nel territorio lombardo;
- la criminalità mafiosa continua a costituire un pericolo serio per la nostra democrazia, un vincolo strutturale per l’autosviluppo del Mezzogiorno, una presenza invasiva in tante aree del centro-nord, una sfida vera e drammatica nel contesto della globalizzazione;
- la criminalità mafiosa internazionale e le nuove mafie costituiscono un pericolo costante e crescente per la sicurezza di tutti i cittadini: attraverso lo sfruttamento di altri esseri umani, fino a vere e proprie forme di schiavitù; il commercio di armi e droga svolto a livello internazionale; il riciclaggio degli ingentissimi proventi attraverso canali che finiscono per inquinare anche l’economia sana;
- i fatti recenti di terrorismo internazionale e nazionale hanno dimostrato ulteriormente la attitudine silenziosa delle reti criminali ad organizzarsi e a promuovere le proprie azioni, e hanno reso evidente la necessità di dare ai cittadini una risposta complessiva, l’insufficienza di una politica di contrasto al crimine tesa a privilegiare soltanto una o più direzioni dell’intervento pubblico, rivolte ad alcuni e non ad altri fenomeni devianti;
- in particolare, l’attentato terroristico dell’11 settembre scorso, ha evidenziato la necessità di prevenire e di reprimere ogni possibile radicamento, sviluppo, organizzazione o collegamento sul territorio nazionale di associazioni criminali che agiscono in ambito internazionale;
- il recente barbaro omicidio del professor Marco Biagi, - privo della necessaria scorta che pure era stata richiesta - ad opera di un gruppo di terroristi, ha riportato all’attualità l’esistenza di trame sovversive ed antidemocratiche violente tese a lacerare le istituzioni, a ricercare consenso seminando terrore e colpendo figure significative del confronto politico e sociale, e ha rinnovato la capacità di impatto di questi possibili episodi nella vita ordinaria dei cittadini, preoccupati di poter essere nuovamente coinvolti in un clima di tensione;
- il progressivo aumento dei flussi di immigrazione verso il nostro Paese ha comportato un interesse sempre maggiore della criminalità organizzata internazionale e transnazionale nella gestione e nella organizzazione del traffico degli esseri umani, favorendo l’immigrazione clandestina e lo sfruttamento sessuale e del lavoro forzato degli immigrati, in particolare di donne e bambini;
- l’utilizzo delle conoscenze, delle strutture, delle rotte e delle relazioni criminali impiegate nello svolgimento di altre attività illecite, come il traffico di droga, delle armi dei tabacchi, ha permesso ad organizzazioni criminali transnazionali di creare reti di fornitura di servizi illeciti (trasporto, falsificazione di documenti, alloggi...) e di inserirsi all’interno dei flussi migratori, sfruttando il bisogno e la speranza di cambiamento di molte persone;
- il fenomeno dell’immigrazione alimenta l’insicurezza dei cittadini, preoccupati del coinvolgimento degli immigrati nelle reti criminali e del loro disadattamento, causato soprattutto dalla condizione di clandestinità nella quale molte persone vivono, dalla loro precarietà - mancanza di documentazione, di un lavoro regolare, di una casa, della famiglia - e dalla ricattabilità che subiscono per risarcire il debito accumulato nei confronti dei trafficanti, fenomeni rispetto ai quali, le previsioni normative che si vogliono introdurre con la proposta Bossi-Fini non offrono risposte adeguate;
- una moderna politica della sicurezza richiede un complesso di misure che realizzino l’integrazione dell’attività di ordine e sicurezza pubblica, preventiva e repressiva con l’efficienza e l’efficacia dell’azione giudiziaria ed un piano di interventi sociali utili a contrastare, insieme al crimine, le sue cause - condizioni di miseria, emarginazione, degrado urbano, tossicodipendenza, sfruttamento - nonché tesi a realizzare la vivibilità degli spazi urbani, la qualità delle relazioni sociali e interpersonali e a dare sostegno alle vittime dei reati;
- la domanda di sicurezza dei singoli cittadini e della collettività individua nell’attività delle Forze di polizia uno dei suoi maggiori fattori di rassicurazione e queste Forze devono essere messe in grado, oltre che di pretendere il rispetto della legge, di mantenere e di far crescere il rapporto di fiducia con tutta la società civile e di sostenere le sfide attuali tramite l’aggiornamento della organizzazione e delle tradizionali strategie di controllo del territorio, una migliore formazione e qualificazione professionale ed il riconoscimento della funzione affidata;
- da tempo, è maturata negli amministratori delle città la consapevolezza di dover assumere le problematiche legate alla sicurezza urbana - degrado, delinquenza, disordine sociale, mancanza di senso civico, violenza urbana - come uno dei temi centrali del governo locale, da svolgere con competenze distinte da quelle dello Stato. Questo impegno ha portato alla costituzione, nel 1998 del Forum italiano per la sicurezza urbana, sezione nazionale dell’omonimo Forum europeo;
- dal 1998 ad oggi, a partire dalle città di Modena e Napoli, in oltre sessanta comuni italiani sono stati conclusi protocolli per la sicurezza tra sindaci e prefetti, per sperimentare forme nuove di relazione ed iniziative concordate per un governo complessivo della sicurezza nella città. Anche gran parte delle Regioni hanno approvato o stanno discutendo accordi o provvedimenti legislativi in materia di sicurezza, in riferimento a documenti approvati dalla Conferenza dei presidenti delle Regioni.
Considerato che: è necessario procedere alla istituzione, mediante modifica regolamentare, di una Commissione interni, al fine di individuare in tale ambito, una sede legislativa specifica per i temi inerenti le politiche per la sicurezza;
impegna il governo: - a ricercare nuove intese, in ambito europeo e tra gli Stati interessati, che rafforzino la condivisione delle iniziative di contrasto al terrorismo e alla criminalità internazionale e transnazionale, rafforzando la comune attività di intelligence e di perfezionamento degli strumenti operativi e la determinazione a superare le differenze tra le normative statali anticrimine, fattore di debolezza nella lotta contro le economie illegali e la penetrazione ed il radicamento delle organizzazioni;
- ad istituire presso la Direzione nazionale Antimafia una apposita sezione specializzata per il coordinamento per la lotta al terrorismo nazionale e internazionale, con l’assegnazione alla stessa sezione di un potere di proposta agli organi territorialmente competenti (questore o procuratore della Repubblica);
- a richiedere ai partner europei di mantenere nell’agenda comune l’impegno prioritario sulle questioni dell’immigrazione illegale e della tratta di esseri umani, anche dando seguito alle linee di lavoro descritte nel documento conclusivo della riunione del Consiglio europeo di Tampere. In particolare, ad operare per la definizione, in ambito europeo, di regole condivise in materia di ammissione, soggiorno ed integrazione degli immigrati; per la comprensione del problema delle frontiere esterne in un dovere comune di vigilanza rivolta non solo contro il traffico illegale di persone, ma anche contro il traffico di armi, tabacco e droga; per l’impiego di risorse in un piano di cooperazione tecnico-finanziaria, verso i paesi dell’area balcanica e del bacino del Mediterraneo;
- a proseguire l’azione diretta di confronto e di cooperazione bilaterale con i paesi dai quali ha origine il fenomeno migratorio e il traffico clandestino di persone, per favorire, anche all’interno di quei paesi, migliori processi normativi e di controllo delle azioni illecite di reclutamento e di imbarco, negoziando anche ulteriori accordi di riammissione;
- a favorire una corretta e ampia applicazione dell’art. 18 della legge 286 del 1998 e a sostenere i progetti di sostegno delle vittime di sfruttamento e di tratta, le quali hanno consentito, sinora, con la loro collaborazione, di individuare e perseguire numerosi trafficanti e pericolose organizzazioni criminali;
- ad effettuare un rapido riordino della materia delle misure di prevenzione personali e patrimoniali e l’emanazione di un apposito Testo unico tenendo conto dei contributi derivanti dal lavoro svolto dalla Commissione per la ricognizione ed il riordino della normativa di contrasto della criminalità organizzata, presieduta dal professor Giovanni Fiandaca;
- a garantire, attraverso misure urgenti, la piena efficacia della legge 310 del 1993 (cosiddetta legge Mancino) per la mappa dei movimenti della proprietà e dell’economia, a cominciare da un adeguato trattamento informatico dei dati raccolti e da una razionale elaborazione delle informazioni che da essi derivano;
- a potenziare la Direzione nazionale Antimafia con l’assegnazione di un potere di proposta agli organi territorialmente competenti (questore o procuratore della Repubblica) di applicazione di misure di prevenzione di carattere patrimoniale, quando l’accumulazione di proventi illeciti avviene in un contesto nazionale ed internazionale;
- a potenziare le Direzioni distrettuali Antimafia con la possibilità di promuovere direttamente le misure di prevenzione patrimoniale, e con il superamento del vincolo di otto anni come tempo massimo di permanenza dei magistrati nelle procure antimafia; un sostanziale potenziamento della struttura di questi uffici, anche attraverso la sperimentazione di nuove professionalità;
- a promuovere una rivisitazione del sistema degli appalti che porti ad una drastica riduzione del numero delle stazioni appaltanti presenti sul territorio, fino ad arrivare ad una stazione unica appaltante per ogni provincia;
- a sostenere la organizzazione della rete di sicurezza nelle regioni meridionali, mediante l’implementazione del programma operativo nazionale volto a realizzare il progetto sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno, per liberarne le potenzialità di cambiamento, nel quadro dell’integrazione economica europea, messe a rischio dalla distrazione degli investimenti verso aree del Paese più competitive e non mortificate dai costi dell’illegalità;
- ad assicurare l’efficacia e l’efficienza dell’azione giudiziaria, impegnata a dover garantire, in tempi certi e rapidi, l’accertamento dei reati e la punizione dei responsabili, mediante la copertura degli organici del personale ausiliario e, soprattutto, mediante l’immissione a ruolo di nuovi magistrati, fortemente pregiudicata dalla decisione di dilazionare di un anno l’espletamento di un nuovo concorso;
- a dare attuazione alla riforma costituzionale del titolo V della Costituzione, confermata con successivo referendum, che ha stabilito la competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di ordine pubblico e sicurezza e delle forme di coordinamento tra Stato e Regioni nella stessa materia, conferendo alle Regioni la competenza esclusiva in materia di Polizia amministrativa locale;
- a rafforzare gli strumenti di collaborazione istituzionale e di cooperazione tecnica tra organi dello Stato ed amministrazioni degli enti territoriali, anche promuovendo ed estendendo gli strumenti contrattuali con i sindaci, i presidenti di Regione e delle Province, per il governo complessivo della sicurezza delle città;
- a realizzare forme di partenariato per un piano integrato di sicurezza della comunità, coinvolgendo, a fianco delle Forze dell’ordine e dei Comuni, delle Province e delle Regioni, le istituzioni comunitarie, le organizzazioni degli imprenditori, le organizzazioni sindacali e le realtà associazionistiche operanti sul territorio, chiamati ad agire - tramite ambiti complementari di intervento e per quanto di rispettiva competenza - per migliorare le condizioni sociali di sicurezza;
- a promuovere, valorizzare e sostenere progetti decentrati di solidarietà e di sicurezza sociale, di mediazione dei conflitti, di soccorso e sostegno alle vittime di reati. In questo ambito, a dare nuovo impulso alla legge 44/99 favorendone la più ampia conoscenza e garantendo l’accesso, secondo criteri di trasparenza e di pubblicità - agli strumenti disposti in favore delle vittime del racket e dell’usura;
- a prevedere apposite agevolazioni - anche incrementando ed estendendo a nuovi destinatari quelle già previste dal collegato alla legge Finanziaria per il 1998 e dalla legge 448 del 2001 - in favore dei commercianti, con particolare riguardo alle categorie più esposte alla criminalità predatoria, al fine di consentire loro di ricorrere a strumentazioni di protezione - casseforti, porte blindate...- o a personale o a sistemi di vigilanza - telecamere, teleallarme, collegamento a centrali... - utili a prevenire aggressioni criminali;
- ad attuare il modello di prossimità nella complessiva pianificazione dell’azione di Polizia, realizzando nel territorio un decentramento dei servizi ed una presenza visibile di Forze di polizia capaci di essere vicine alle esigenze della comunità. A tal fine a disporre una formazione permanente e adeguata degli operatori, tesa a far acquisire una rinnovata mentalità di approccio e di comunicazione con i cittadini, conoscerne le esigenze specifiche, i disagi, a sviluppare collaborazione con gli attori istituzionali e non, ad individuare forme di prevenzione di episodi di criminalità o di inciviltà;
- ad estendere il sistema della raccolta delle denunce a domicilio - già introdotto con il cosiddetto pacchetto sicurezza e già in atto per gli ultrasessantacinquenni e i portatori di handicap - includendo tra i potenziali utenti i degenti negli ospedali, nelle case di cura o riposo, le persone impedite temporaneamente per motivi fisici o per situazioni di oggettiva difficoltà, le vittime di reati che meritano particolare riservatezza;
- ad incrementare la diffusione e la conoscenza dei servizi di rapporto con il pubblico - uffici per le relazioni, numeri telefonici, siti web, prenotazioni di appuntamenti per la trattazione di pratiche - al fine di consentire maggiore fruibilità di informazioni e di accesso ai procedimenti, alle competenze specifiche ed anche alle sedi ed agli uffici locali;
- ad adottare una moderna pianificazione della distribuzione territoriale delle Forze di polizia, premessa indispensabile per l’efficacia di qualsiasi dispositivo di contrasto del crimine, in considerazione dei mutamenti sociali ed economici intervenuti, attuando la riorganizzazione dell’Amministrazione della pubblica sicurezza, prevista dalla legge 78 del 2000, una razionale dislocazione dei presidi, l’incremento dei modelli operativi - presidi mobili di quartiere, già stabiliti con la legge 128 del 2001 - ed il ricorso a sistemi tecnologici sensibili e di monitoraggio;
- a rafforzare il coordinamento e la compartecipazione nell’attuazione delle politiche della sicurezza tra le Forze di polizia, in conformità a quanto disposto nella legge 121/81 in riferimento al ruolo del Dipartimento di pubblica sicurezza e delle autorità locali di pubblica sicurezza, garantendo: l’impiego di direttive per la realizzazione di piani coordinati tra le diverse Polizie per il controllo del territorio - affidati dalla legge 128 del 2001 agli uffici provinciali delle Forze di polizia - il rafforzamento delle funzioni del centro elaborazione dati del Dipartimento della pubblica sicurezza mediante la confluenza allo stesso centro di tutte le informazioni acquisite dalle diverse Forze di polizia; il completamento della unificazione delle centrali operative, con moduli appropriati, per migliorare l’unità nella direzione degli interventi, realizzare una buona economia delle risorse, impedire duplicazioni e possibili conflitti tra le Forze di polizia; la valorizzazione e la migliore definizione dei compiti delle cinque Forze di polizia nazionali;
- ad assicurare ai funzionari responsabili dei servizi e dei settori dell’ordine pubblico e della sicurezza pubblica la disponibilità della Forza pubblica nei servizi di ordine pubblico;
- a provvedere, anche al fine di realizzare un più efficace controllo del territorio secondo il modello di “Polizia di prossimità”, all’incremento del personale delle Forze di polizia, nell’ordine di 5.000 nuove unità per la Polizia di Stato - anche utilizzando in parte la graduatoria relativa all’ultimo concorso per 750 posti - 5.000 per l’Arma dei Carabinieri - anche tenendo conto del processo di riforma della leva, 2.000 per la Guardia di Finanza e 2.000 per la Polizia Penitenziaria;
- a reperire le risorse necessarie per l’esercizio, nei termini stabiliti, della delega data con legge 86/2001, relativamente alla riparametrazione degli stipendi del personale non dirigente delle Forze di polizia e delle Forze Armate;
- a completare il riordino delle carriere delle Forze di polizia, prevedendo interventi normativi per la creazione di un ruolo unico delle funzioni esecutive e l’adeguamento per i direttivi ed i dirigenti al modello già realizzato per il personale direttivo e dirigente di prefettura, consentendo, così, una valorizzazione del titolo di studio posseduto dai direttivi ed una ulteriore possibilità di carriera per il personale appartenente al ruolo degli ispettori;
- a prevenire interventi normativi ed economici in favore dei Dirigenti delle Forze di polizia, necessari per superare la maggiore sperequazione economica che hanno subìto, con la ultima legge Finanziaria, rispetto ad altre figure dirigenziali, disponendo anche gli strumenti per avviarne la contrattualizzazione;
- a prevedere, in favore degli operatori delle Forze di polizia, forme di assicurazione per i danni cagionati a causa del servizio, rafforzando gli stanziamenti a tal fine disposti nella legge Finanziaria per il 2002;
- a definire un codice di comportamento del personale delle Forze di polizia, al fine di esaltarne il carattere di servizio all’ordine democratico e di fare emergere nel rapporto con i cittadini i valori di tolleranza, umanità, imparzialità, rispetto della persona;
- a disporre adeguati stanziamenti, anche legati al programma di dismissione degli immobili degli enti previdenziali, per il reperimento e l’edificazione di nuovi alloggi da destinare alle Forze di polizia e alle Forze Armate;
- a sostenere con riconoscimenti economici e giuridici le competenze richieste alle Polizie locali per il concorso alla sicurezza pubblica, alla attività di Polizia giudiziaria e di Polizia Stradale, collaborando, per questi profili, all’opera di formazione professionale svolta dalle Regioni ed individuando sedi tecniche e istituzionali di definizione dei compiti loro assegnati in concorso con le Forze di polizia;
- a favorire una riforma del settore della vigilanza privata, promuovendo un corretto svolgimento delle attività delle imprese, in ordine al fine proprio di vigilanza e custodia di beni mobili ed immobili, attraverso interventi di verifica delle irregolarità e delle omissioni e riconoscendo alle guardie particolari giurate una specifica qualifica e una appropriata formazione professionale.
Firmata dagli onorevoli Marcella Lucidi, Marco Minniti, Luciano Violante, Anna Finocchiaro, Carlo Leoni, Giuseppe Lumia, Elena Montecchi, Piero Ruzzante, Beatrice Magnolfi.
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