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ottobre/2002 - Interviste
Attentati
Profilo psicologico di Unabomber
di Marco Cannavicci

Radiografia del terrorista solitario: personalità, motivazioni, storia, stile di vita. Quasi sempre si tratta di criminali che non commettono errori. Le strategie investigative

Quando l’atto criminale deriva da una condizione psicopatologica, da un alterato stato mentale, questo tende ad essere ripetuto, riprodotto, manifestato con periodicità ciclica, per la costanza mentale del movente. Di volta in volta, ad ogni ripetizione, il crimine viene via via migliorato e perfezionato. In questi casi si parla di “crimini seriali” ed i criminali seriali di cui ci si occupa con maggiore frequenza, secondo gli studi dell’Fbi, sono essenzialmente tre: il serial killer, il piromane ed il “bomber”.
Il criminale seriale che utilizza esplosivi, in Italia, finora lo abbiamo chiamato più familiarmente il “bombarolo”, ma, affascinati dalle storie dei precedenti “bomber” americani (vedi riquadro), l’aggettivo adottato dai media e dall’opinione pubblica per definire l’autore degli attentati esplosivi che si stanno manifestando nel nord-est italiano, è stato quello più esotico di “Unabomber”. Ed è di lui che ora ci occuperemo.
Il nostrano Unabomber inizia la propria attività nel 1994, anche se sono stati riferiti altri attentati simili negli anni precedenti, colpendo nelle province di Treviso e di Pordenone. Da allora, con periodica ciclicità, commette degli attentati con piccole cariche esplosive nascoste in piccoli oggetti-trappola e lasciati in luoghi pubblici, ferendo più o meno gravemente delle ignare e sfortunate persone. Ultimamente vittime dei suoi attentati sono stati anche dei bambini. Attualmente, secondo gli investigatori, sono oltre 30 gli attentati con esplosivi che vengono attribuiti ad Unabomber.
Dal 1994 si cerca di dare un volto ed un nome a questo attentatore, ma ogni indagine finora è approdata a nulla di concreto. Gli esperti americani dell’Fbi sono i primi ad affermare che le indagini su questo tipo di crimine sono per gli investigatori particolarmente difficili ed infruttuose. Adatte quindi per far vivere alle Forze di polizia delle brutte figure.
Proviamo ora a dare noi ad Unabomber una personalità, una motivazione, una storia, uno stile di vita, insomma proviamo a stilare il suo profilo psicologico. Analizziamo quindi, come farebbe un “profiler”, il suo modus operandi, la sua tecnica, la sua motivazione ed i suoi bisogni psicologici e cerchiamo quindi, per via deduttiva, di descrivere la sua personalità ed il suo stile di vita.
Il modus operandi - Il modus operandi è la tecnica con cui viene commesso un crimine ed ha lo scopo di assicurare il successo dell’azione e facilitare la protezione della propria identità. Dall’analisi delle dinamiche comportamentali sugli attentati, così come è stato possibile effettuarla sulla base degli articoli apparsi sui media, si deduce che la tecnica e lo stile criminale di Unabomber è pianificata con molta cura fin nei dettagli, con accurate ricognizioni nei luoghi in cui vuole colpire e con l’adozione di tutte le precauzioni possibili per non essere identificato.
Il suo modus operandi, l’ideazione e la realizzazione delle trappole esplosive, il modo con cui posiziona queste trappole ed il puntuale funzionamento di queste trappole - che sono sempre correttamente esplose - rivela una elevata e specifica competenza tecnica in chimica ed elettronica. Questa competenza tecnica sicuramente viene utilizzata, attualmente, in una professione specializzata molto attinente al lavoro richiesto per confezionare questi attentati (come ad esempio reperire il materiale indispensabile e come assemblarlo).
La pianificazione e l’organizzazione del crimine rivela una elevata intelligenza, con un ottimo controllo dell’umore e dell’emotività: nessuna impulsività, nessuna passionalità, è un soggetto anaffettivo.
Di norma, nei crimini seriali, il modus operandi evolve nel tempo e solo dopo molti episodi, per la perdita del controllo emotivo ed il contrarsi degli intervalli tra un episodio ed il successivo, questo inizia ad involvere, a peggiorare, e ciò lascia prevedere un imminente crollo psicologico dell’autore e quindi della vicinanza della sua identificazione e della cattura. Con il tempo il bisogno di colpire di nuovo diviene sempre più ravvicinato e non c’è abbastanza tempo per preparare e studiare il crimine con cura.
Per quanto riguarda lo stile criminale di Unabomber siamo ancora in una fase di evoluzione e di ottimo controllo emotivo, pur essendo già all’ottavo anno di delitti. Lo studio dei precedenti americani, sui testi dell’Fbi, segnala che un “bomber” si scompensa psicologicamente dopo molti anni, anche decenni, che commette pochissimi errori e che la sua cattura in genere è il frutto del lavoro investigativo e non dei fallimenti dell’attentatore.
La “firma” (i suoi bisogni psicologici) - Mentre il modus operandi cambia nel tempo, i suoi bisogni psicologici, cioè il suo movente, rimane costante. È per questa costanza che si definisce il movente psicologico come una individuale e personalissima “firma”.
Unabomber non trae alcun profitto dalle proprie azioni se non la possibilità di sfogare e di liberare una notevole dose di rabbia, di aggressività e di desiderio di vendetta. La sua è una violenza fredda e controllata. Questi suoi bisogni psicologici orientano lo status psicopatologico dell’autore sul versante dei disturbi deliranti di tipo paranoideo, rivendicativo e di allargata ostilità verso il prossimo. Fin dalla prima esplosione è deducibile la presenza di questi bisogni psicologici che si sono mantenuti stabili nel tempo e rappresentano il costante e permanente movente di ogni attentato.
Un paranoideo è un soggetto intelligente che odia, con freddezza ed intelligenza, tutto il suo prossimo. Le sue vittime non sono quindi selezionate ma scelte a caso perché, odiando tutti, è disponibile ed orientato a colpire chiunque. Ha colpito finora anziani, donne e bambini con freddo opportunismo secondo la collocazione più utile per la trappola che ha confezionato.
Il paranoideo odia il prossimo perché ne ha paura e vuole restituire agli altri le paure che lui vive o che ha vissuto. I suoi attentati mirano a creare paura nelle persone: paura di andare in spiaggia, paura di andare in un cimitero, paura di andare al supermercato, paura di andare alla festa del paese. Odia le persone e vuole allontanarle dai luoghi che frequenta, vuole essere solo e vuole esserlo in modo più accentuato quando le vie, i negozi e le spiagge si riempiono di persone sconosciute, di turisti, di troppi altri che mettono eccessivamente in tensione il suo sistema nervoso (come avviene d’estate e nei festivi). Odia le persone e colpisce nei luoghi pubblici dove si concentrano le persone, dove il prossimo si materializza nelle sue fantasie come gruppo di persone ostili e minacciose ed è lì che lui vuole colpire. Tanto più c’è affollamento tanto più cresce il suo bisogno di colpire l’estraneo e di creare il vuoto.
Il movente psicologico è quindi la ricerca di vendetta, di sofferenza e di terrore negli altri, mettendo loro paura ed allontanandoli. Insomma creare il vuoto nei luoghi che frequenta ed in cui non vuole vedere estranei.
Il profilo psicologico e sociale - Dall’analisi del modus operandi e dalla firma è possibile dedurre che Unabomber:
- è un soggetto maschile e che ha un’età di circa 35 anni; l’età è deducibile sulla base della psicopatologia paranoidea che alimenta gli attentati e che ha un esordio, nei maschi, intorno ai 20-25 anni, considerando che l’ideazione criminale precede di qualche anno il comportamento criminale e che sono già otto anni che produce attentati ecco che l’indicazione più probabile è sui 35 anni d’età (o poco più);
- ha una scolarità tecnica acquisita con un diploma specifico, utilizzato poi come prevalente attività lavorativa; brillante studente ma isolato, molto studioso, con ottimi voti, ha sempre studiato da solo, nessuna uscita con amici o ragazze, non ha mai copiato e non ha mai passato un compito; molto bravo sul lavoro, ma ancora solitario, forse è un capo, un dirigente; potrebbe aver affinato le sue conoscenze sugli esplosivi durante il servizio militare od il servizio come ausiliario nelle Forze di polizia (le precauzioni che adotta rivelano talvolta una conoscenza delle tecniche investigative); potrebbe essere abbonato a riviste militari o che si occupano d’armi;
- non vive alcun grado di socializzazione, non ha amici e non ha una ragazza; vive da solo, oppure è figlio unico con un genitore molto anziano (nel cimitero dove ha colpito potrebbe esserci la tomba di un suo genitore); vivendo da isolato nella sua stanza, studio o laboratorio, può organizzare, premeditare ed allestire le sue trappole senza destare sospetti o perplessità nelle persone che gli vivono accanto; odia il prossimo, non si fida di nessuno e nessuno conosce i suoi segreti;
- potrebbe avere dei precedenti penali legati a querele per offese, minacce, percosse, ingiurie arrecate ad altri; un paranoideo è un tipo aggressivo che litiga con i vicini, con i colleghi, con gli altri automobilisti per cui potrebbe essere stato denunciato o inizialmente avere lui denunciato i vicini, i colleghi e le altre persone (e non vedendosi creduto né preso in considerazione potrebbe aver preso in odio anche le Forze di polizia ed i magistrati);
- economicamente non ha problemi, sia perché è ben inserito nel mondo del lavoro per la sua bravura ed intelligenza, sia per la pensione che prendono i suoi anziani genitori (severi, esigenti, freddi, forse professori o militari in pensione); non fuma, non beve, sfoga i suoi desideri sessuali con le prostitute; si sposta guidando auto generalmente seminuove, di media cilindrata e di colore chiaro (tutti i criminali seriali si spostano mimetizzandosi con auto seminuove, di 5-8 anni, scegliendo l’utilitaria più venduta sul mercato e di colore chiaro, bianco, come fu a suo tempo in Italia con la “banda della Uno bianca”, l’auto con cui qualsiasi criminale passerebbe “inosservato”);
- ha una storia psichiatrica sconosciuta ai Centri di Igiene Mentale della su Asl di residenza, per cui potrebbe non aver avuto alcun contatto con medici o strutture ospedaliere e non aver mai iniziato un trattamento terapeutico; il paranoideo di norma viene portato all’attenzione di uno psichiatra dai familiari, o dai parenti, contro la propria volontà in quanto non ha alcuna consapevolezza di malattia e quindi non accetta né farmaci, né medici, né altre terapie;
- è un soggetto non solo molto intelligente, ma anche freddo, razionale, lucido, in grado di valutare e considerare, come farebbe un esperto giocatore di scacchi, tutti i dettagli del suo comportamento, degli ambienti in cui si muove e delle trappole che confeziona e che deposita, alla paranoia spesso si associa infatti l’ossessione per i dettagli; non cerca ammiratori, non cerca sfide, vuole mostrarsi superiore ma non rischia banalmente di tradirsi e di essere scoperto; legge sui giornali gli articoli che lo riguardano, probabilmente li colleziona, ma non si lascia condizionare da questi; sa aspettare, sa attendere il momento giusto, il luogo giusto, l’oggetto giusto e lo scenario più adatto; nessuna impulsività, nessuna emotività, nessun errore; un paranoideo le telecamere nascoste se le immagina già con la propria fantasia, non si farà mai riprendere da una “vera” telecamera di controllo perché nella sua scena del crimine ideale non ci sono telecamere;
- le sue residenze (abitative o di lavoro) si trovano nei pressi dei luoghi dove ha colpito la prima volta; quella estiva è a pochi chilometri dalla spiaggia dove esplose il primo ordigno in riva al mare, in provincia di Treviso, mentre quella invernale si trova a pochi chilometri dal luogo dove colpì per la prima volta in provincia di Pordenone; ogni criminale seriale inizia la sequenza dei suoi atti nel luogo a lui più familiare, quello da lui più frequentato, quello in cui si muove meglio ed in cui si sente più sicuro di sé; man mano che realizza con successo i suoi progetti si spinge in luoghi più distanti dalla sua residenza o dal suo luogo di lavoro, allargando progressivamente il raggio della sua azione.



BOX

“Mad-bomber” e “Unabomber”

Mad-bomber
Intorno agli anni ’50 era attivo a New York un terrorista definito dagli investigatori “mad-bomber” per aver causato 37 esplosioni in diversi punti della città. Gli investigatori interessarono del caso il dr. James Brussel, psichiatra, il quale dopo aver valutato le risultanze delle varie scene del crimine e gli scritti che venivano inviati alla Polizia, descrisse mad-bomber come un paranoico che odiava il padre, ossessionato dall’amore per la madre, di mezza età, straniero, single, che viveva con la madre e la sorella e che avrebbe indossato un gessato, doppio petto, abbottonato. Quando gli investigatori arrivarono a George Metesky, nel 1957, si accorsero che indossava un gessato doppio petto, che lo stava abbottonando e che tutte le caratteristiche che aveva individuato il dr. Brussel erano giuste. Tranne per il fatto che viveva con una zia e la sorella e non con la madre e la sorella.

Unabomber
L’appellativo di Unabomber deriva dal soprannome dato negli Stati Uniti al professor Theodor John Kaczynski che dal 1978 al 1995 ha mutilato una ventina di persone e ne ha uccise 3 mandando pacchi bomba per posta. Denunciato dai familiari, è stato condannato a 4 ergastoli.

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