Si tratta di una nuova forma di persecuzione, cioè la sistematica violazione della libertà personale attraverso telefonate, lettere anonime, pedinamenti, minacce, aggressioni
“Rita ha trent’anni, lavora come impiegata. È una normale serata di novembre, la sera in cui Rita s’imbatte in quello che, in seguito, diverrà il suo stalker. Decide di uscire con un gruppo d’amici e di passare la serata in uno dei tanti locali romani. Tra questi suoi amici s’intravedono visi nuovi. Tra questi, un ragazzo rimane colpito dalla sua bellezza e alla fine della serata cerca in tutti i modi di avere il suo numero di telefono, tanto che un suo amico glielo fornisce. C’è da notare che il nostro amico stalker non ha mai provato a chiederlo direttamente a lei… così Luigi telefona a Rita chiedendole di uscire e per un breve periodo i due si frequentano, fino a quando Rita percepisce che qualcosa non va. Spesso, infatti, Luigi disdiceva all’ultimo un impegno preso con lei. Rita comincia a credere che il suo nuovo amico abbia già una ragazza e quindi decide di non frequentarlo più. Passano alcuni mesi e Rita comincia a ricevere alcune telefonate in forma anonima sul suo cellulare. Inizialmente pensa sia il solito scherzo telefonico per impressionare una ragazza, ma poi la storia si fa lunga e capisce che c’è qualcuno che vuole colpire proprio lei. Le telefonate avvenivano diverse volte al giorno disturbandola sia durante il lavoro sia nella sua normale vita sociale. Alle telefonate lei risponde sempre dicendo di non essere interessata ad incontrare questa persona e che ritiene i suoi messaggi alquanto volgari. Qualcosa però di questa voce anonima le è familiare, finché un giorno ascolta una frase che aveva già sentito dal ragazzo conosciuto quella sera al pub, ed improvvisamente capisce senza dubbi chi ormai da tanto tempo la sta tormentando. Nel frattempo Rita si è fidanzata e ad una di queste telefonate è il ragazzo a rispondere. Rita spera che questo possa aiutarla a liberarsi del suo stalker, ma non è così perché le telefonate continuano. Non sa proprio come deve comportarsi e comincia anche ad avere un certo timore. Decide quindi di provare ad agire con più fermezza e quando, in una delle solite telefonate, lei gli dice di averlo riconosciuto, di sapere chi è e di aver fatto una denuncia alla Polizia, solo allora Rita si libera del suo stalker”.
La storia narrata da Rita ci permette di introdurre una particolare forma di persecuzione: lo stalking, in altre parole una sistematica violazione della libertà personale il cui campionario comportamentale comprende: telefonate e lettere anonime, pedinamenti, minacce, aggressioni; una tipologia di comportamenti che spesso possono diventare ossessivi.
Spesso queste condotte agite dallo stalker (persecutore), arrecano notevoli danni alle proprie vittime. Possono, infatti, sconvolgere la loro vita familiare o lavorativa, spingerle in situazioni insostenibili ed in qualche caso anche ucciderle.
Per questo motivo è importante che la vittima assuma un atteggiamento fermo per non lasciare spazio ad equivoci e illusioni e non incoraggiare ed alimentare le speranze del persecutore, evitando anche discussioni e controargomentazioni che potrebbero innescare, il piacere della sfida.
È consigliabile denunciare immediatamente i fatti alle Forze dell’ordine fornendo se possibile indicazioni ed eventualmente una documentazione delle attività del persecutore quali: registrazioni telefoniche, lettere anonime per eventuali comparazioni grafiche, informazioni identificative come ad esempio, un’accurata descrizione del soggetto. Attivare un altro numero di telefono possibilmente privato; cercare di variare gli orari e gli itinerari che normalmente si percorrono per raggiungere ad esempio il posto di lavoro.
Gli stalker possono essere classificati in cinque categorie: il risentito, il respinto, il bisognoso d’affetto, l’erotomane, il corteggiatore incompetente, il predatore.
Il risentito persegue un piano punitivo e considera giustificato il proprio comportamento, da cui trae confortanti sensazioni di potere e di controllo, che hanno poi l’effetto di rinforzarlo inducendolo a continuare.
Il respinto inizia generalmente la persecuzione dopo che la partner, o il partner, lo ha lasciato o ha espresso il desiderio di concludere il rapporto. L’obiettivo esplicito può essere la vendetta oppure la riconciliazione. Questa forma di stalking è considerata una delle più persistenti. La persecuzione, infatti, viene vissuta come la continuazione della relazione, la cui perdita è percepita come troppo minacciosa. Ad essa sono legate emozioni e desideri irrisolti che risalgono molto spesso all’infanzia.
Il bisognoso d’affetto ricerca un rapporto intimo, d’amicizia o d’amore, con un partner idealizzato. La relazione che sogna dovrebbe risolvere un dilemma centrale della sua vita, quello della solitudine o della mancanza di una relazione fisica o emotiva con un’altra persona. Per mantenere nel tempo un attaccamento nei confronti di qualcuno che non risponde positivamente agli approcci, bisogna elaborarne continuamente i feedback, un’attività incessante nel bisognoso d’affetto.
L’erotomane non accetta l’evenienza di non essere ricambiato e ha bisogno di credere e, quindi, si convince che l’amore ci sia o che ci sarà al di là delle apparenze. Nel delirio erotomane quindi, qualsiasi tipo di risposta, compresi i maltrattamenti e gli insulti, viene letta come un segno di incoraggiamento. Per queste persone, l’amore non si fonda sulla comunicazione e sulla reciprocità, ma su una fissazione totalizzante.
Il corteggiatore incompetente non riesce ad entrare in sintonia con il partner desiderato, ma in questo caso il motivo è da ricercarsi nella sua incapacità nell’approcciare e nell’intrattenere dei rapporti interpersonali con persone dell’altro sesso. Il forte bisogno di possesso e di conquista, lo porta a vedere l’altro come un semplice oggetto, completamente insensibile dei suoi sentimenti.
Il predatore, il cui scopo è sempre quello di avere un rapporto sessuale con la vittima, prova soddisfazione e senso di potere nell’osservarla di nascosto, nel pianificare l’agguato senza lasciar trapelare in anticipo le proprie intenzioni. I predatori che sono sempre di sesso maschile, spesso vengono arrestati per molestie sessuali, ed alle volte per omicidio, costituiscono un piccolo ma pericoloso gruppo di persecutori che aggrediscono di sorpresa.
Chiunque quindi può essere uno stalker, qualcuno che si conosce bene, un conoscente occasionale o uno sconosciuto o come nella maggior parte dei casi un ex partner.
Da circa un anno un gruppo di psicologi, criminologi ed esperti della sicurezza dell’Aipc hanno realizzato il Centro Anti-Stalking. Il Centro ha monitorato il fenomeno realizzando una banca dati. Le informazioni inserite comprendono narrazioni delle vittime e notizie veicolate dai mass media.
Dal gennaio 2002 è stato attivato uno sportello di ascolto telefonico denominato Stop Persecuzione, è significativo segnalare che circa il 50% delle telefonate ricevute riguarda il fenomeno specifico. Il Centro ha inoltre strutturato una ricerca, le cui finalità sono: accertare la reale incidenza del fenomeno in Italia; tracciare un identikit psico-comportamentale dell’autore e della vittima; strutturare dei protocolli d’intervento.
Il 15 giugno 2002 in occasione del Seminario “Stalking: le dinamiche psico comportamentali”, saranno presentati i primi risultati della ricerca; oltre ai ricercatori del Centro Anti-Stalking dell’Aipc, interverranno alcuni docenti dalla facoltà di Psicologia 1ª e 2ª dell’Università di Roma “La Sapienza”.
BOX
Fenomeno allarmante
Vittime donne 86%, uomini 14%
Persecutori uomini 80%, donne 20%
identikit del persecutore ex partner 20%, conoscente 50%, sconosciuto 30%
tipologia dello stalking telefonate 72%, aggressione 4%, appostamenti e pedinamenti 24%
casi denunciati alle Forze dell’ordine 20%
disturbi psicologici dei perseguitati ansia, attacchi di panico, disturbi del sonno
Fonte: ricerca sullo stalking dell’Associazione italiana di psicologia e criminologia
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