Ho conosciuto Francesco Forleo circa vent’anni orsono. Eravamo in epoca calda per il terrorismo e Forleo, giovane ufficiale di Pubblica Sicurezza, prestava servizio a Genova. Erano i tempi degli attentati terroristici, il giudice Coco, il sindacalista Rossa, il Segretario regionale democristiano gambizzato dalle Brigate Rosse. Erano tempi duri per tutti e sicuramente durissimi per le Forze di polizia.
Avevo fondato, assieme ad altri colleghi il “Coordinamento dei Finanzieri Democratici”, un gruppo di militari della Guardia di Finanza che rivendicava il diritto alla sindacalizzazione delle Forze di polizia ed auspicava la smilitarizzazione della Guardia di Finanza.
Facevamo i carbonari; parlare di smilitarizzazione e sindacalizzazione delle Forze di polizia era in quel periodo veramente una fuga in avanti. Eravamo considerati dei sovversivi ed eravamo tenuti sotto mira dai servizi di informazione.
Nel corso delle prime riunioni del Coordinamento venni a conoscenza che anche in Polizia c’era fermento e si iniziava a parlare di sindacalizzazione.
Eravamo, se non vado errato nel 1976, insieme ad altri tre colleghi, Beniamino Zagari, Oreste De Fortunatis e Emidio Celani, dovevamo incontrare tre appartenenti alla Pubblica Sicurezza.
Come in un film di spionaggio, alla spicciolata, e con la paura di essere seguiti, percorremmo via Assarotti per raggiungere l’abitazione di un ufficiale della Pubblica Sicurezza. In casa c’erano tre persone: Forleo, il generale della Polizia Felsani ed il dottor Minerva, funzionario di Pubblica Sicurezza.
Eravamo tesi, non sapevamo se fidarci o meno ma, preso il coraggio a due mani, iniziammo a parlare della smilitarizzazione e della sindacalizzazione, argomenti che ci trovavano pienamente coinvolti.
La fiducia fu subito reciproca; appartenenti a due Corpi separati dello Stato stavano dando inizio ad un dibattito che man mano ha coinvolto il Paese ed ha portato alla riforma della Pubblica Sicurezza, purtroppo non a quella della Guardia di Finanza.
Iniziare un percorso di quel tipo significava assumersi delle grosse responsabilità e Forleo, unitamente agli altri non si è sicuramente defilato ma s’è assunto le proprie. Da allora la strada di Forleo e la mia si sono incontrate, incrociate e scontrate, nel bene e nel male, per molte volte.
Nell’arco di un ventennio di acqua sotto i ponti ne è passata molta e Forleo dal 1981 al 1987 è stato Segretario nazionale del primo sindacato di Polizia, il Siulp, dal 1987 per ben due volte è stato eletto deputato, indipendente nelle liste del Partito Comunista e, finita la sua avventura politica rientrato in Polizia, quella Polizia che in prima persona ha contribuito a portare alla riforma.
Quello che ho scritto fino ad ora non vuole essere la celebrazione di Forleo, è solo un brevissimo spaccato dell’uomo che è stato pronto, anzi prontissimo ad assumersi le sue responsabilità.
È storia d’oggi, quella riportata su tutta la stampa nazionale, la questione del questore di Milano giustiziere di un contrabbandiere quasi a sangue freddo ed in una escalation di violenza che ha tentato di scaricarsi delle sue responsabilità.
Non sono certo io in grado di dire qualche cosa sui recenti fatti, la Giustizia spero che riesca a ricondurre alla verità vera. Mi permetto solamente di dire che il Forleo descritto sui giornali non credo di averlo mai conosciuto.
Luigi Francesco Traverso
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