Il ricavato delle vendite del libro su Riccardo Ambrosini, curato dalla nostra casa editrice, verrà destinato alla struttura sanitaria cambogiana che opera nello stato asiatico da oltre sei anni
“Le parole di una vita” è il titolo del volume - pubblicato dalla nostra casa editrice - che raccoglie gli scritti di Riccardo Ambrosini sul ruolo e sulla funzione della Polizia in uno Stato democratico. Le sue parole hanno sottolineato momenti fondamentali nella storia del nostro Paese.
I suoi scritti erano rimasti sparsi nei suoi cassetti, erano apparsi sulle pagine dei giornali e per questo un gruppo di amici li ha voluti raccogliere in questo volume che vuole essere un tributo ad un uomo che ha lottato per gli altri, che ha messo in gioco tutto se stesso, per dare forza ai propri ideali.
Il nostro giornale ha deciso, sin dall’inizio, di devolvere ad Emergency il ricavato della vendita del volume su Ambrosini, perché si provveda ad alcune delle esigenze della struttura sanitaria, creata appunto da Emergency, in Cambogia (vedi box in queste pagine).
L’occasione ci appare propizia per far conoscere ai nostri lettori la storia di questo ospedale, creato sei anni addietro, per curare in particolare i fanciulli vittime della guerra.
Le conseguenze degli ultimi 30 anni di storia cambogiana sono un prodotto esemplare delle guerre contemporanee: si calcolano tra gli 8 e i 10 milioni di mine sparse su tutto il territorio (vale a dire una per ogni abitante, con la densità più alta della terra), concentrate in particolare nelle province occidentali, e senza mappatura. Il che vuol dire che non si sa dove sono. Un numero altissimo di profughi ha vagato per il paese e oltre i confini della Tailandia per tutti questi anni con la conseguente mancanza di un sistema economico e sociale stabile; la maggior parte delle terre coltivabili è minata. Le vittime civili di questa guerra subiranno almeno per un centinaio di anni le conseguenze di un conflitto che ha avuto fronti diversi ma ha risposto ad una stessa logica di distruzione.
Più di metà dell’economia cambogiana oggi è collegata alle attività delle organizzazioni umanitarie; le risorse tradizionali, come il taglio del legname e la coltivazione del riso, sono impraticabili per le condizioni del terreno e il governo fatica a trovare nuove vie di sviluppo.
Quando Emergency ha deciso di costruire un Centro chirurgico in Cambogia, alla fine del 1996, ha visitato un paese in cui il sistema sanitario era distrutto. La guerra aveva reso inagibili molti ospedali, in particolare nelle zone più colpite dallo scoppio delle mine e dalle epidemie.
Si pensa che siano state disseminate circa 5 milioni di mine solo sul confine con la Tailandia, vicino all’area abitata di Battambang. La necessità di reinsediamento e utilizzo dei terrenif agricoli per sostentare le famiglie hanno costretto la gente ad addentrarsi in aree densamente minate: nei periodi di flusso maggiore di profughi, il numero dei feriti da mina arriva a trecento al mese.
In un paese che ha uno dei rapporti più alti al mondo di amputati da mina per abitante (le stime parlano di uno su 236 persone) e che non possiede un sistema sanitario adeguato, è molto frequente incontrare casi di malattie e infezioni per le scarse cure prestate ai feriti e le condizioni igieniche disastrose nelle quali vive la maggior parte dei cambogiani.
A peggiorare la già difficile situazione anche la mancanza di un sistema di vaccinazioni: in Cambogia non si pratica nessun tipo di prevenzione dagli anni ’70, per cui malattie come la poliomielite colpiscono un numero molto alto di bambini, vittime in molti casi anche di epidemie di malaria e di tetano.
In Cambogia il livello dell’assistenza sanitaria è tra i più bassi dell’Asia: meno del 25% della popolazione ha accesso ai servizi sanitari e non c’è nessun sistema statale che garantisca la gratuità del servizio. Ogni anno la famiglia media cambogiana, con un’entrata tra 800 e 1.000 dollari, ne spende oltre 100 per spese mediche (dati 1997); si paga tutto, dal ricovero ai medicinali: l’ammissione in un ospedale costa 35.000 riel (10 dollari) e l’intervento chirurgico circa 100.000 riel (30 dollari), cioè mezzo stipendio; le famiglie devono inoltre farsi carico del cibo, dei medicinali e persino del sangue per i ricoverati.
Ad aggravare la situazione è anche la mancanza di personale specializzato: anche i medici e gli infermieri, infatti, rientrano nella categoria dei nemici del regine di Pol Pot, come tutti coloro che possedevano il “fatale privilegio” di avere delle conoscenze o contatti con il mondo oltre i confini cambogiani. Nel “dopo Pol Pot”, in tutta la Cambogia rimanevano solo 50 medici, che oltre a non poter coprire le necessità di cura, non potevano costituire una risorsa per la formazione di nuovi medici specializzati.
Ancora oggi la Cambogia conta un medico ogni 8.000 abitanti (in Italia ne abbiamo uno ogni 200) e non ci sono chirurghi specializzati. Il personale medico nazionale ha pochissime possibilità di migliorare le proprie conoscenze, sia per gli scarsi mezzi finanziari (i salari sono molto bassi), sia per l’enorme quantità di lavoro che deve svolgere ogni giorno, sia per la mancanza di formazione professionale e specializzata.
Nella regione occidentale di Battambang, una delle più minate e una delle più povere del paese, nel marzo 1997 Emergency inizia la costruzione del suo Centro chirurgico per vittime di guerra. L’ospedale, intitolato a Ilaria Alpi, giornalista italiana uccisa in Somalia, è operativo dal 25 luglio 1998. Quando è stata stipulata la convenzione con le autorità cambogiane, che fornivano il terreno per la struttura, si è previsto che l’ospedale venisse avviato e gestito da Emergency fino a che non fosse in grado di provvedere da sé alle sue attività: solo in quel momento il Centro, dotato di tutte le attrezzature e soprattutto di uno staff locale completamente autonomo, verrà consegnato alla Sanità statale.
Il complesso dell’ospedale, che può ospitare 80 pazienti, è costituito da diverse strutture, per un totale di 2.000 metri quadrati di area coperta. Nell’edificio principale sono ospitati il pronto soccorso, un ambulatorio, un laboratorio di analisi, una banca del sangue, la radiologia, due sale operatorie (una terza è in fase di allestimento), un reparto di terapia intensiva, tre reparti di degenza, la fisioterapia e una farmacia. Nell’ultima parte dell’edificio ci sono l’amministrazione, il magazzino e l’aula didattica. Infine, isolate dalla costruzione principale, la lavanderia e la cucina con la mensa. Recentemente si è aggiunta una piccola costruzione a fianco della struttura: è una scuola dove i bambini che sono ricoverati nel Centro, anche per periodi molto lunghi, imparano a leggere e scrivere e possono trascorrere giocando alcune ore della giornata.
La maggior parte delle attrezzature necessarie al funzionamento dell’ospedale, gli strumenti chirurgici, i medicinali e i materiali di consumo sono stati acquistati in Cambogia o nei paesi confinanti. Dall’Italia sono state fatte solo due spedizioni di materiale medico. L’acqua e l’elettricità sono fornite dai sistemi idrico ed elettrico cittadini, anche se è stato necessario installare un generatore autonomo, per supplire alle frequenti mancanze di energia elettrica, e un sistema di filtri per la depurazione dell’acqua.
La costruzione del centro è stata interamente sostenuta da donazioni private raccolte da Emergency in Italia e anche il suo mantenimento continua ad essere il frutto di campagne nazionali di raccolta fondi.
Attualmente lo staff medico di Battambang è così composto: 3 chirurghi, 6 anestesisti, 2 strumentisti, 10 infermieri di corsia, 4 tecnici di laboratorio, 2 tecnici di radiologia, 3 fisioterapisti. Come avviene negli altri ospedali che Emergency gestisce nelle zone di guerra, il personale di servizio che si occupa quotidianamente dei vari servizi è costituito per la maggior parte da amputati da mina o da donne che devono provvedere da sole al fabbisogno economico della propria famiglia (ad esempio vedove di guerra).
Per chi volesse aiutare concretamente Emergency ecco le indicazioni: - conto corrente bancario
- n. 713558 - Cab 01600 - Abi 5387 - Banca Popolare dell’Emilia Romagna, via Mengoni 2 - Milano;
- n. 67000 - Cab 1600 - Abi 5584 - Banca Popolare di Milano, piazza Meda - Milano.
Emergency è a via Bagutta 12 Milano - Tel. 02.76001104 - Fax 02.76003719 - E-mail: info@emergency.it - www.emergency.it
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Il libro di Ambrosini
Sono ancora disponibili copie del libro di Riccardo Ambrosini “Le parole di una vita”, pubblicato dalla nostra casa editrice, e il cui ricavato andrà a beneficio dell’iniziativa di Emergency in Cambogia.
Il libro si può richiedere versando e 10, comprensive di spese postali, su c/c postale n. 82112002 intestato a Dde srl - Via Vittorio Spinazzola, 40 - 00164 Roma o inviando un assegno non trasferibile.
Per accelerare la spedizione del volume, potete inviare un fax con ricevuta del versamento in conto corrente al n. 06.66151483.
Per informazioni telefonare allo 06.66154196 o all’indirizzo E-mail: polizia.democrazia@tin.it
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