I membri del “Comitato per il rilancio dei valori della Riforma” sono vicini a tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato e vivono con loro l’amarezza, la tensione e il disagio del momento attuale, molto difficile per le vicende che vedono protagonisti i colleghi della questura di Napoli, e che hanno suscitato, per la loro gravità, enorme interesse in tutta l’opinione pubblica, con prese di posizione di associazioni e partiti politici.
Ravvisano la necessità di una riflessione attenta e di una obiettiva analisi, che coinvolga tutte le forze politiche e sociali, senza le pericolose contrapposizioni che già si intravedono tra gruppi e schieramenti di tendenza diversa, per evitare che la Polizia di Stato e le Forze dell’ordine si trovino - loro malgrado - schierate con una parte, piuttosto che con un’altra, o - peggio ancora - si trovino divise al loro interno.
Uno dei principi per i quali ci si è strenuamente battuti, nel lungo percorso che ha portato all’approvazione della legge di riforma (votata dalla stragrande maggioranza dei parlamentari) è stato quello di garantire al Paese una Polizia civile, democratica, professionalmente preparata, al servizio della collettività, per la difesa dei diritti di ciascuno. Per questo si è lavorato; per questo bisogna ancora lavorare con grande impegno e ferma volontà, contando sulla convinta partecipazione di tutti i lavoratori della Polizia che quotidianamente compiono il proprio dovere, nonostante disagi e carenze.
Il problema non riguarda, quindi, i tutori dell’ordine, ma piuttosto la gestione dell’ordine pubblico, la conoscenza approfondita delle situazioni, la capacità di prevenire, la professionalità nel tutelare il diritto alle manifestazioni e alle lecite proteste.
Sarebbe davvero preoccupante se l’azione di piccoli gruppi di provocatori incontrollati e violenti avesse come conseguenza una reazione tale da condizionare la libertà di movimento e di partecipazione di tante masse pacifiche.
Né è da mettere in discussione il rapporto tra le Forze di polizia e la magistratura avendo ciascuno organismo precisi compiti e relative responsabilità in campi diversi; si ritiene, in proposito, strumentale e dannoso un sostegno “di parte”, avendo la Polizia di Stato scelto una linea di condotta molto precisa e attenta a sostenere solo e soprattutto il rispetto della legalità.
Quello che si chiede e si deve pretendere è che siano attivati tutti i meccanismi per un giudizio sereno e, soprattutto, celere, nei confronti di tutti, in quanto troppe volte si sono verificati casi di cittadini comuni, ma anche di appartenenti alle Forze dell’ordine dati in pasto all’opinione pubblica, con denunzie e sospetti infamanti, riconosciuti innocenti solo a distanza di anni, con danni materiali e morali irreparabili.
La contrapposizione con la magistratura non riguarda, quindi, le Forze dell’ordine e sbaglia chi crede di poterle coinvolgere in discutibili questioni.
Le manifestazioni di solidarietà pervenute in gran numero hanno, in qualche modo, lenito l’amarezza, anche se a volte hanno destato perplessità, provenendo da persone che hanno sempre ostacolato il processo di riforma e, di conseguenza, lo sforzo dei lavoratori di Polizia per essere con i cittadini, tra i cittadini, nei momenti più significativi della vita della Repubblica.
Sarebbe davvero negativo registrare ancora strumentalizzazioni e giudizi che già hanno prodotto danni: il discredito delle Forze dell’ordine non resta fine a se stesso ma porta conseguenze a tutta la comunità, in quanto tende a minare un organismo, che è l’unico valido baluardo contro l’illecito.
Altrettanto inutile, se non nociva, sarebbe una solidarietà finalizzata alla difesa e all’arroccamento: se si vuole davvero valorizzare e sostenere la Polizia di Stato bisogna esserle vicino con i fatti, operando nel concreto, perché, non si incrini, ma si intensifichi quotidianamente quel rapporto di collaborazione, di intesa e di stima tra i suoi operatori e i cittadini tutti, non per favorire i poliziotti, ma per assicurare a tutti un servizio finalizzato alla sicurezza e al rispetto dei diritti di ciascuno, in uno stato libero e democratico.
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