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giugno/2002 - Interviste
Ordine Pubblico/Napoli
Ero presente in piazza”
di Eleonora Puntillo

Il Gip della città partenopea Nicola Quatrano (anche lui alla manifestazione del 17 marzo dello scorso anno) auspica una pacificazione fra magistrati e Forze dell’ordine. Gli “errori” commessi nel reprimere la manifestazione antiglobalizzazione

Nicola Quatrano, giudice per le indagini preliminari a Napoli, fino a due anni fa sostituto procuratore, è uno dei non pochi magistrati che erano presenti alla manifestazione del 17 marzo 2001. C’era andato perché al corteo partecipavano i due figli adolescenti con i quali del resto egli condivide i motivi della protesta giovanile, con manifestanti pacifici e gioiosi, e per giunta nettamente distanti, distinti e facilmente distinguibili da un gruppetto di violenti.
Dopo gli scontri, Quatrano e altri si fecero promotori di un appello pacato in cui si esprimeva il dissenso nei confronti di chi mostrava di non saper distinguere fra chi manifesta e chi viola la legge: già allora vi furono reazioni scomposte, come di “lesa maestà”, avallate non solo da rappresentanze sindacali dalle quali ci si aspettava un minimo di equilibrio, ma perfino dal ministro del governo di centro sinistra dell’epoca. E anche nel pieno delle furibonde polemiche seguite all’arresto di otto poliziotti, il magistrato preferisce i toni pacati pur riaffermando che il primato della legge uguale proprio per tutti senza distinzione di categoria, non può essere messo in discussione.
Che cosa pensa della protesta degli agenti di Ps alla notizia dell’arresto dei colleghi ?
Gli arresti hanno provocato un impatto comprensibilmente emotivo, e non vedo proprio per quale motivo dovrei disapprovare una manifestazione di disagio... se si rivendica il diritto di manifestare per tutti, sarebbe davvero assurdo proibirlo ai poliziotti. Ovviamente per loro ci sono dei regolamenti che vanno osservati; ma voglio anche dire che le loro manifestazioni - di protesta o di solidarietà che fossero - erano espressioni di disagio e di contrarietà a mio avviso assolutamente legittimi e rispettabili, mentre non è altrettanto rispettabile il tentativo di alcune forze politiche di cavalcare protesta e disagio. Non rispettabile neanche l’atteggiamento del governo che ha cercato di alimentare uno scontro istituzionale fra corpi dello Stato. Un governo che, invece di mediare, grida “viva i poliziotti... abbasso i magistrati” non svolge certo un ruolo di responsabilità istituzionale.
Perché era andato alla manifestazione?
Condivido i contenuti della protesta antiglobalizzazione, ero preoccupato per la tensione che si avvertiva, pensavo di intervenire nel caso che i miei figli fossero finiti in qualche situazione spiacevole. Ma me ne stavo il più possibile ai bordi, perché sono pur sempre un magistrato e avevo fatto quella scelta perché preoccupato, per motivi di opportunità. E, ripeto, sono per la libera manifestazione del pensiero per chiunque, sempre nei limiti della legge.
Ci racconti quello che ha visto, e, a quanto s’è letto, anche fotografato.
Subito dopo gli scontri e la enorme confusione provocata dalle cariche, ho fatto un gran giro fra tutti i “reduci”, ho visto ragazzi sanguinanti, spaventatissimi, e ho sentito subito parlare di pestaggi indiscriminati, e c’era il passaparola con l’avvertimento di non andare negli ospedali perché stavano portando via tutti quelli che andavano a medicarsi. Questo appena mezz’ora dopo gli scontri...! E infatti sulla via del ritorno a casa, che passa proprio davanti all’ospedale dei Pellegrini nel cuore del centro cittadino, ho visto un cordone di poliziotti schierati davanti all’ingresso, quindi varie auto della Polizia che ne uscivano a gran velocità portandosi via delle persone. Fra le molte persone per strada c’era sconcerto nel constatare che era vero quello che avevamo sentito dire, cioè che anche chi era rimasto coinvolto nelle cariche senza aver partecipato agli scontri, e anzi avendo cercato di evitarli, veniva prelevato dall’ospedale come un pericoloso delinquente da mettere al sicuro anche con le ferite ancora sanguinanti. Già l’indomani sui giornali c’erano gli echi della protesta, le testimonianze drammatiche di persone del tutto estranee alla manifestazione, andate all’ospedale per curarsi di qualche malanno o a trovare qualche parente, che erano state prelevate e portate via.
Che impressione ha riportato da quanto ha visto in piazza?
Sembrava che invece di colpire i violenti - un gruppo per niente cospicuo, fisicamente lontano dal corteo che s’era fermato, concluso, con la gran parte che se ne stava seduta nei giardinetti di piazza Municipio - ecco, nonostante questo grande spazio vuoto fra violenti e pacifici, nonostante si vedesse chiaramente che solo i violenti tentavano di sfondare il cordone che sbarrava la strada verso Palazzo Reale dove c’era il Global Forum, c’è stato un intervento di ordine pubblico francamente preoccupante. Che non s’è fermato ai violenti, non li ha ulteriormente isolati e bloccati come pure era possibile fare, ma s’è scatenato con cariche contro chi non c’entrava nulla. Col risultato di non fermare i violenti che se la sono squagliata facilmente. Insomma, c’era un vuoto visibile, un bel pezzo di strada vuota fra il gruppo dei provocatori e gli altri, il coinvolgimento della parte pacifica - la stragrande maggioranza - del corteo, era del tutto evitabile: non si doveva fare confusione fra chi manifesta pacificamente e chi viola la legge, ma questa confusione invece c’è stata. E quando abbiamo pubblicato quell’appello pacato per fare il punto proprio su questo concetto, ci sono state reazioni scomposte e irritate. La polemica, ribadisco, è assolutamente legittima, ma rimane la necessità di fare chiarezza. Ho lavorato per venti anni da Pubblico Ministero, conosco una Polizia fatta di persone che stimo profondamente, capaci di lavorare con spirito di sacrificio, con grande correttezza e onestà, mai sfiorate dalla stupida polemica che vuole contrapporre poliziotti a magistrati. Ma in occasione dei fatti di Napoli e poi anche di quelli di Genova, sembra che sia passato un dato culturale profondamente sbagliato e rischioso, e cioè che quei manifestanti fossero tutti teppisti e delinquenti; e a Napoli come a Genova, deve aver funzionato proprio questo assurdo pregiudizio, ossia che quei manifestanti meritassero un trattamento duro, come non si fa neanche con camorristi e scippatori. Sbagliato, sbagliatissimo, l’errore va corretto presto proprio nell’interesse della Polizia, della professionalità di funzionari e agenti che devono saper fare sempre l’elementare distinzione fra teppisti e gente non violenta. Sbagliato proprio dal punto di vista della Polizia: non si può certo tornare indietro agli anni Cinquanta, epoca della frattura ideologica fra una Polizia ancora fascista e la società civile. No, benché qualcuno lo voglia, non si può tornare indietro, la Polizia oggi è diversa, ci sono stati cambiamenti, anche culturali, assai profondi ed è stato costruito un rapporto corretto con i cittadini. Non bisogna assolutamente perderlo.
Si è cercato chi ha dato l’ordine di prelevare i feriti, e si parla di errori madornali dei vertici, qualcuno avrebbe impegnato nelle cariche gli uomini della Mobile e delle Volanti...
Sì, molti di noi hanno avuto l’impressione che sia stata in qualche modo scavalcata se non messa da parte proprio la struttura della Polizia che professionalmente si occupa dell’ordine pubblico, e che ha esperienza di simili eventi. Sto parlando della Digos, che negli ultimi anni ne ha controllati con successo e senza scontri, parecchi di cortei e manifestazioni in cui potevano agire dei provocatori. Le specializzazioni esistono, una cosa è inseguire e catturare scippatori, reagire e resistere all’assalto di familiari e complici dei mariuoli, neutralizzare e catturare i violenti magari armati, un’altra è controllare un corteo riuscendo a isolare e neutralizzare i provocatori. Ripeto: ho avuto anche io l’impressione che sia stato utilizzato - molto male per giunta, alla luce di dati sbagliati e di convinzioni stupide - personale che non aveva sufficiente esperienza nel settore dell’ordine pubblico, e che magari sa fare bene altre cose.
Ha saputo che anche nella Questura di Napoli qualcuno ha dissentito e tentato di dire la verità, come a Genova, e come tanto tempo fa quando furono indagati i poliziotti che avevano picchiato i sequestratori del generale Dozier?
Io non ho alcun ruolo in questa inchiesta, sono stato testimone dei fatti accaduti alla manifestazione e se mi venisse assegnato il procedimento dovrei astenermi. Ho sentito dire e ho letto di funzionari che, a differenza di altri, non hanno taciuto né ostacolato. Ho letto anche di un funzionario di Salerno che ha chiesto scusa al padre di una ragazza ferita a Napoli. E voglio ricordare che all’epoca del caso Dozier, un uomo come Sandro Pertini allora presidente della Repubblica, intervenne personalmente per ringraziare il Sostituto Procuratore e i poliziotti che avevano rivelato le torture inflitte ai sequestratori del generale americano, e denunciato i loro colleghi scorretti. Pertini affermò che lo Stato dimostra la sua autorevolezza anche facendo operazioni dolorose, mostrandosi capace di garantire libertà e integrità fisica anche ai propri nemici. E quelli che avevano sequestrato Dozier erano terroristi delle sanguinarie brigate rosse, non certo ragazzini con gli striscioni “no global”!

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