Dov’è finito il giornalismo d’inchiesta, quello di cui si occupavano professionisti dell’informazione che conoscevano tutti gli atti, erano presenti ai processi, parlavano con le parti? Quelli che cercavano di dare un’informazione obiettiva e non caricavano i loro articoli di inutile sensazionalismo.
Per fortuna abbiamo ancora qualche “Pistarolo”, il cui capostipite fu Marco Nozza, che mette la sua conoscenza a nostra disposizione, scrivendo dei saggi che chiunque dovrebbe leggere, per sapere come si è costruita la recente storia italiana.
Parliamo di Daniele Biacchessi e di due suoi libri in particolare: Il paese della vergogna, (ed. Chiarelettere 2007, pag. 200, e 9,50) e Ombre nere, (ed. Mursia 2002, pag. 200, e 14,30).
Ombre nere è la ricostruzione degli attentati di matrice nera, iniziando dalla madre delle stragi italiane, quella di piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Atti giudiziari e piccole storie private che si intrecciano nella ricostruzione degli anni che vanno dal 1969 al 2000, anno dell’attentato alla sede romana del quotidiano il Manifesto.
Il lavoro fatto da Biacchessi nel corso degli anni, l’ha portato a sentire la necessità di coinvolgere un pubblico più ampio, perché ritiene che certi fatti debbano essere conosciuti da tutti. E’ così che ha iniziato a girare i teatri italiani, insieme al sassofonista Michele Fusiello, a cui si è aggiunto il pianista Gaetano Liguori.
Con l’apporto della musica Jazz, immagini video e i testi lo stesso Biacchessi legge, sono nati gli spettacoli “La storia e la memoria, Fausto e Iaio”, “Storie d’Italia” e “Quel giorno a Cinisi”.
Un teatro narrativo civile, come lo definisce lo stesso autore, voluto per non dimenticare quella che Biacchessi definisce “l’Italia delle verità negate”.
Il successo e soprattutto l’importanza dei suoi spettacoli ha fatto sì che “Chiarelettere” proponesse al giornalista di pubblicare i testi dei suoi reading teatrali, rivedendoli e ampliandoli con interviste. Così è nato il libro Il paese della vergogna.
“La memoria è il filo conduttore che mette insieme i testi degli spettacoli, quelli rivisti e pubblicati in questo libro che intende ricostruire in presa diretta, attraverso storie e personaggi, l’Italia delle verità negate”, questo scrive nella prefazione del libro Daniele Biacchessi, proseguendo che il suo obiettivo è di raccontare storie dimenticate, ma che condizionano ancora la politica del nostro Paese.
Sono due libri che vanno non solo letti, ma anche assimilati, dando atto a questo giornalista dell’importanza del suo impegno.
_________________________________________
Due libri che vanno letti
Daniele Biacchessi, qual è il lavoro che viene fatto in questi spettacoli teatrali?
Lavoro su testo, immagini e musica. La musica che più si adatta penso sia quella jazz, in particolare quella degli anni ’50, ’60, alla Miles Davis, per intenderci.
Sento la necessità di tenere viva la memoria, per me è importante, dato il silenzio dell’informazione sulle stragi nazifasciste. La mia è un’operazione di studio degli atti processuali e di informazioni assunte “consumando le suole delle scarpe”.
Con lo spettacolo “Quel giorno a Cinisi”, dove per la prima volta collaborano sia Gaetano Liguori che Michele Fusiello, abbiamo fatto oltre 300 repliche in giro per l’Italia.
Ti piace essere definito un nuovo cantastorie?
Mi hanno più volte definito così e in effetti penso che sia appropriata.
Sto constatando che tanti linguaggi sul palco arricchiscono e creano un maggiore impatto. Faccio sperimentazione e l’unione con il jazz mi dà la possibilità di lavorare in modo più libero.
Quanto ti ha influenzato il modo di fare giornalismo di Marco Nozza?
Io sono un pistarolo. Nozza, Stajano, Bocca sono i miei maestri, hanno influenzato il mio modo di narrare la cronaca.
Nel 1995 ho cercato di raccontarla facendo sempre riferimento ai fatti, attraverso la ricerca e lo studio delle fonti primarie.
(Intervista a cura di Simona Mammano)
|