home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 14:44

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
maggio/2002 - Interviste
Festa della Polizia
1852-2002 un cammino non sempre facile
di

Nasce nel 1852 il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza: il primo atto concreto con cui si dà inizio ad un lunghissimo processo di rinnovamento e di riforme, che arriva a compimento, assai più di un secolo dopo, quando la legge di riforma del 1981 avvia l’era della “121”. In questo lungo periodo di luci e ombre, i valori fondanti dell’Istituzione mantengono sempre la loro vitalità e sono fortemente motivanti per il personale e per la società civile che ha un ruolo decisivo nei progressi della Polizia.
Nella riforma del 1981, e nella sua ventennale attuazione, ritroviamo i due principi cardine che hanno un costante riferimento con tutta la storia della Pubblica Sicurezza: la direzione unitaria delle Forze di polizia e la vicinanza della Polizia ai cittadini.
Il primo punto è motivo centrale delle raccomandazioni impartite dal ministro dell’Interno Ricasoli, nel 1867, quando i poteri della Pubblica Sicurezza sono estesi in tutte le province del Regno d’Italia. La circolare Ricasoli esplicita così l’esigenza di una guida unitaria nel campo della sicurezza: “La sola autorità che sopraintende alla Pubblica Sicurezza è il ministro dell’Interno sotto la cui responsabilità, la dirigono nelle province e nei circondari i prefetti, i sottoprefetti e i questori”.
La riforma del 1981 riafferma la fondamentale direttrice risorgimentale del sistema sicurezza: il ministro dell’Interno è Autorità nazionale di Pubblica Sicurezza, ha l’alta direzione dei servizi di ordine e sicurezza pubblica, coordina i compiti e le attività delle Forze di polizia, adotta i provvedimenti per l’ordine e la sicurezza pubblica, avvalendosi dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza; nell’ambito dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza è istituito il Dipartimento della Pubblica Sicurezza - alla cui guida è preposto il Capo della Polizia - direttore generale della Pubblica Sicurezza, che prevede all’attuazione della politica dell’ordine e della sicurezza pubblica, al coordinamento tecnico operativo delle Forze di polizia, alla direzione e amministrazione della Polizia di Stato, alla direzione e gestione dei supporti tecnici, anche per le esigenze generali del ministero dell’Interno, dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Il secondo punto elettivo del processo di riforma, la vicinanza della Polizia ai cittadini, è l’asse lungo il quale si sviluppa la capacità dell’Istituzione di provvedere alla sicurezza dei cittadini nelle più diverse situazioni, che vanno dalla lotta alla criminalità, al soccorso pubblico. È un valore che si concreta non solo negli intenti, ma nella qualità professionale e in momenti formativi di forte spessore. Anche questo è un cammino di lunga durata.
Cento anni fa, nel 1901, nasce la Scuola Superiore di Polizia Scientifica che allinea l’Italia con gli altri Paesi civili nell’approfondimento delle tecniche di indagine criminale. La capacità investigativa è un supporto decisivo per dare più certezza al lavoro della Polizia e per dare ai cittadini la fiducia di essere ben tutelati.
Nello stesso periodo l’attenzione delle autorità di Pubblica Sicurezza si rivolge al progresso della civiltà delle comunicazioni che incide sulla qualità della vita di milioni di cittadini.
Nel 1907 nascono i commissariati compartimentali della Polizia ai quali viene affidato il compito di vigilare sui treni. È l’inizio delle Specialità, proiettate su tutti gli scenari dell’evoluzione sociale ed economica: motorizzazione, ferrovie, poste, frontiere, luoghi d’incontro di milioni di persone. Il bisogno di sicurezza in questi luoghi è il presupposto del corretto vivere civile. Dopo la seconda guerra mondiale le Specialità si sono consolidate e rinnovate assumendo come riferimento statuale la Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, che ne ha valorizzato il patrimonio unico di conoscenze tecniche e di esperienze operative. Le recenti direttive del Capo della Polizia, prevedono per queste Specialità un progetto formativo che rafforza il parametro della qualità e della razionalità dell’impiego.
Uno degli aspetti più significativi del rapporto tra la Polizia e i cittadini è lo spirito di solidarietà, vissuto come un dovere morale: in ogni situazione di emergenza, anche nelle ore più drammatiche, come è avvenuto durante la seconda guerra mondiale, gli uomini della Pubblica Sicurezza rimangono al loro posto per aiutare chi è più esposto al pericolo. Il sacrificio del commissario Giovanni Palatucci, che affronta a Fiume rischi mortali per salvare gli ebrei, e paga il suo coraggio con la deportazione e la morte a Dachau, è radicato in una profonda consapevolezza delle ragioni dell’Istituzione e dei suoi rapporti con i cittadini. Ai tanti amici che lo esortano a lasciare Fiume e a mettersi in salvo, Palatucci risponde: “Non posso lasciare Fiume perché sono rimasto solo a proteggere gli ebrei”. Al di sopra di tutto per lui, poliziotto, come per tanti altri poliziotti rimasti ai loro posti, nonostante che lo Stato fosse in dissoluzione, c’era il diritto alla vita di persone innocenti, da qualsiasi parte provenisse il pericolo. Una scelta coerente col principio che la Polizia, in ogni circostanza, ha il dovere di soccorrere i cittadini esposti a gravi minacce.
Il merito della riforma non è di aver inventato una nuova Polizia ma di aver espresso in un sistema unitario le esigenze e i valori che sono alla base della Pubblica Sicurezza, che ne sono i principi costitutivi. È questa la svolta che ha dato un’immagine nuova alla Polizia, quella della Polizia di Stato, una Polizia civile profondamente motivata dai principi costituzionali e da una lunga, travagliata, crescita storica. Il primo effetto della riforma è stato di uniformare lo stato del personale riportando nell’ambito dell’ordinamento civile le Guardie di Pubblica Sicurezza che erano state militarizzate nel 1943, e riconoscendo alle donne la parità di funzioni. Dalla base fino ai piani alti, dai livelli centrali a quelli periferici, l’architettura del sistema sicurezza progettato dalla riforma, è indirizzata a creare una cornice entro la quale è possibile programmare, con una razionale gestione delle risorse, la complessa strategia operativa delle Forze di polizia. Il punto di arrivo della riforma, dopo venti anni, dopo una vastissima produzione di norme delegate che hanno svecchiato profondamente tutti i rami dell’Amministrazione, hanno rinnovato le strutture investigative, hanno creato nuovi profili professionali, come quelli degli ispettori, e una nuova professionalità nelle strutture centrali, nelle questure, nei commissariati, nelle Specialità, nei rapporti tra le Forze di polizia, nella collaborazione internazionale, non è, e non può essere, un punto limite, una sbarra di confine. L’orizzonte della sicurezza muta in continuazione, presenta sempre nuovi scenari. Il punto più forte della “121”, è nella semplificazione degli strumenti che permettono di valutare i fenomeni nuovi e di prefigurare le risposte compatibili, attraverso continui aggiornamenti coordinati tra le Forze di polizia.
Recenti modifiche normative hanno ribadito la centralità del Dipartimento della Pubblica Sicurezza creando ancor più uno stretto raccordo con il ministro dell’Interno laddove la norma recita che il ministro esercita le sue funzioni mediante il Dipartimento della Pubblica Sicurezza.
L’urgenza di realizzare la massima coesione di energie e di saperi, per far fronte agli impegni comunitari (Europol, trattato di Schengen, trattato di Amsterdam, piano di Vienna, accordi di Tampere) ha contribuito a determinare la svolta con cui sono stati ridisegnati i compiti degli Uffici centrali e periferici di investigazione e i nuovi profili organizzativi e funzionali delle strutture del coordinamento e della pianificazione. Da anni le Forze di polizia lavorano insieme in una pluralità di strutture di coordinamento a livello nazionale e internazionale.
È una realtà in crescita che si consolida sempre più e contribuisce in misura determinante al miglioramento della qualità e della flessibilità delle attività operative.

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari