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marzo/2002 - Interviste
Pirati della strada
In loro c’è un lato antisociale
di Marco Cannavicci

Psicologicamente sono impulsivi, immaturi, irresponsabili ed incoscienti. La memoria del loro gesto è debole e non ha sensi di colpa per ciò che hanno commesso, ed è difficile che dopo si costituiscano

Automobilisti incoscienti ci sono sempre stati, ce ne siamo più volte accorti in questi anni, ma non abbiamo dato loro un peso rilevante così come adesso. Se ne è parlato anche nel precedente numero di questa rivista. Forse l’incoscienza alla guida è un comportamento nato con la stessa automobile ed il traffico nevrotico delle nostre strade, forse i redattori della cronaca li hanno finora depennati come fatti giornalisticamente poco interessanti, forse per queste o per altre ragioni ancora, ma uno dei fenomeni attuali di cui oggi si parla di più nuovo non è. Oggi i media hanno riscoperto un classico: il pirata della strada. In pratica quell’automobilista incosciente che dopo aver provocato un grave incidente, anche mortale, scappa e fa perdere le proprie tracce.
La fenomenologia del pirata della strada si ricollega psicologicamente ad una personalità dalle caratteristiche peculiari e che noi incontriamo spesso non solo sulla strada, ma in tutti i contesti relazionali in cui emergono i comportamenti antisociali.
Avere nella propria personalità dei tratti antisociali non vuol dire essere un malato psichiatrico né vuol dire essere un criminale: le personalità antisociali sono delle persone apparentemente “normali” e che, ad esempio, prendono spesso delle multe per la ripetuta violazione del codice della strada, che evadono le tasse di poco o di tanto, che non pagano i propri debiti, che non passano gli alimenti all’ex moglie, che si assentano dal lavoro in modo ingiustificato, che bruciano lo stipendio con il gioco d’azzardo e che compiono molte altre cose ancora al punto da dimostrare il loro assente o carente rispetto per il prossimo, anche per i familiari, e per le regole sociali.
Nel pirata della strada preesistono quindi delle caratteristiche psicologiche che ne predispongono le reazioni emotive e comportamentali nei momenti critici in modo negativo, come ad esempio con la fuga, lo scappare nelle situazioni difficili.
La fuga tuttavia non è il solo comportamento negativo che compare nelle situazioni di un incidente stradale: una personalità antisociale, pur avendo torto, potrebbe reagire in modo aggressivo al punto da arrivare alle mani, usare il coltello, usare la pistola. Insomma l’antisociale non scappa sempre, qualche volte attacca e aggredisce.
Il loro schema comportamentale è quindi di: a) guidare con scarso rispetto per le regole, prima dell’incidente, in modo da provocare per imprudenza ed inosservanza delle norme, un incidente che coinvolga altre persone, facendo loro del male, anche uccidendoli; b) assente empatia per il prossimo, durante l’evento dell’incidente, tale da non fermarsi a soccorrere persone che si sono fatte male, che stanno soffrendo e che sono in pericolo di vita; c) assenza del senso della responsabilità delle proprie azioni, subito dopo aver provocato l’incidente, per scappare, dileguandosi e prendendo tutte le precauzioni per non essere individuato.
Scappando, spesso riescono a farla franca e non vengono quindi chiamati a rispondere del proprio gesto di fronte alla giustizia e alla legge. In questo modo si gratifica e si rinforza la loro personalità antisociale, pensando che hanno fatto bene a scappare, che sono stati molto furbi e che nessuno riesce ad incastrarli. Così come sono giunti al gesto della pirateria stradale attraverso precedenti, sempre maggiori e riusciti atti antisociali, attraverso lo scappare ed il farla franca dalle responsabilità di un incidente stradale si predispongono a futuri e più gravi atti antisociali.
I soggetti con questo disturbo sono definiti dei “ribelli” fin dall’infanzia e dall’adolescenza, spesso aggressivi nei confronti dei coetanei e degli adulti, impulsivi e spesso bugiardi, possono commettere atti di microcriminalità, minacce fisiche o a scopo sessuale, senza alcuna forma di rimorso o senso di colpa.
Una volta adulti continueranno a sfruttare ed utilizzare gli altri, sia attraverso attività illegali, sia attraverso unioni sessuali e familiari, di cui non assumono responsabilità, causando notevoli sofferenze a chi vive vicino loro.
Sono instabili ed insofferenti verso tutto ciò che è abitudinario e che richiede uno sforzo prolungato per essere conseguito. Di conseguenza sono assai instabili nella vita matrimoniale e lavorativa, perseguono sovente vie illegali per procurarsi con facilità di che vivere e spesso incorrono nell’abuso di droghe, per rompere la monotonia o raggiungere il grado di stimolazione fisica che è loro necessario.
La personalità antisociale è quindi a rischio sia per l’uso di droghe che per le condotte illecite e sanzionabili dal codice penale.
È diffusa nel sesso maschile e rappresenta un esempio clinico d’impulsività patologica, cioè dell’agire sempre per il loro immediato vantaggio senza tener conto delle successive conseguenze.
Il curriculum antisociale delle persone “normali” è una costante progressione d’atti con sempre maggiori gradi di gravità e conseguente fuga da ogni forma di responsabilità o “conto da pagare”. Come abbiamo detto, gli antisociali non pagano mai il loro conto, o lo fanno pagare a qualcun altro (di solito al genitore, che copre ogni loro bravata).
In auto il lato antisociale delle persone si esprime facilmente con una guida spericolata, con l’atteggiamento sprezzante di non rispettare alcuna regola, i diritti e la sicurezza degli altri automobilisti o dei pedoni, anche quando si tratta di bambini. Questo significa alta velocità, mancato rispetto delle precedenze, guidare contromano, telefonare guidando e rimanere indifferenti rispetto alle strisce pedonali.
Emerge quindi il tratto dominante della loro irresponsabilità e dunque della loro immaturità, non sul versante intellettivo (di solito sono persone sveglie e pronte) ma su quello affettivo ed emotivo.
È appunto questa loro immaturità affettiva che non permette una corretta gestione delle emozioni, della rabbia, della paura, dello stress e della tensione emotiva.
Quanto più la persona è giovane tanto più è forte la sua immaturità affettiva: questo dovrebbe far riflettere sulla ventilata ipotesi di abbassare l’età per il conseguimento della patente di guida a 16 anni.
A 16 anni la miscela adolescenziale d’immaturità, frequente uso di sostanze stupefacenti, frequente uso d’alcolici, ricerca continua di forti emozioni, bisogno di ribellione e trasgressione, renderebbe altissima la probabilità di commettere gravi incidenti stradali con il successivo impulso di scappare via. Questo è già in parte visibile sulle strade delle nostre città attraverso l’osservazione di come gli adolescenti si comportano sulla strada guidando il loro motorino: lo fanno come se si trovassero dentro un videogioco in cui si fa di tutto, si cade, ci si rialza e si continua.
In più è visibilissimo come l’uso del motorino in città consenta ogni trasgressione del codice della strada e delle norme di sicurezza: andare contromano, passare con il rosso, invadere la corsia opposta, attraversare le isole pedonali solo per citare qualche esempio.
Se chi guida il motorino si permette questo comportamento spesso lo fa con la complicità del permissivismo delle Forze di polizia, che raramente intervengono. L’adolescente abituato a muoversi nel traffico in questo modo con il motorino, trasferirà questo comportamento alla macchina, comportandosi allo stesso modo.
Mentre per il giovane la macchina potrebbe essere vista come uno strumento di ribellione e di ricerca di forti emozioni, forse anche di continue sfide, per le persone d’età più avanti negli anni, la macchina potrebbe avere un ruolo di compenso alle frustrazioni ed alle insoddisfazioni sessuali. È dimostrato da vari studi psicologici che la macchina “grande e potente” potrebbe essere una “protesi” sessuale per chi soffre d’impotenza o non riesce a stabilire adeguati rapporti con le donne.
Essendo l’auto una protesi per la propria debolezza ed il guidare un sostitutivo dell’atto sessuale, non può essere accettato che ci si possa sbagliare e commettere un incidente, crollerebbero tutte le proiezioni di compenso alle proprie frustrazioni. Quindi si scappa via non accettando l’incidente non per gli effetti negativi sull’assicurazione o per le responsabilità penali, ma per gli effetti distruttivi sul proprio narcisismo e sulla maschera sessuale che è stata costruita.
In questi casi troviamo una pericolosa sovrapposizione del giovane immaturo e dell’adulto impotente con la personalità antisociale per le caratteristiche di labilità emotiva, scarso rispetto delle regole e mancanza del senso di responsabilità.
In più si osserva nel comportamento del pirata della strada un’assenza della percezione del pericolo e del rischio che si corre con l’alta velocità e la guida spericolata. Rischio non solo per sé, ma per il prossimo. Si osserva quasi un disprezzo per la vita altrui, posta in una posizione subalterna al proprio piacere.
Non sempre il pirata della strada riesce a farla franca, spesso qualcuno riesce a prendere la targa ed è possibile risalire al proprietario o al conducente. In questi casi, secondo le notizie riportate dalla stampa, ci si è trovati di fronte a persone giovani, spesso in stato d’ebbrezza alcolica o in una fase d’effetto di sostanze stupefacenti, spesso al ritorno da discoteche o reduci da altre bravate con gli amici, spesso con i documenti non in regola o in assenza di patente.
L’identikit che viene fuori dal confronto di vari pirati della strada ci mostra un soggetto giovane, di 18-25 anni, non sposato, alla guida di macchine nuove o potenti, spesso del genitore, con buona disponibilità economica effettuando regolarmente un lavoro, e che al momento dell’incidente tornavano a casa dopo una serata in birreria o in discoteca e che ancora sono sottoposti agli effetti degli alcolici o delle sostanze stupefacenti.
Psicologicamente sono impulsivi, immaturi, irresponsabili ed incoscienti. Viste le condizioni dell’incidente non hanno una buona percezione degli eventi e quindi la memoria del loro gesto è debole, non hanno sensi di colpa, non hanno rimorsi e quindi è impensabile che leggendo sul giornale degli effetti del loro gesto si possano pentire e costituirsi.



BOX

Ecco, in sintesi lo schema comportamentale del pirata della strada

a. Prima dell’incidente
- scarso rispetto per le regole del Codice della strada
- assenza di prudenza nella condotta di guida
- scarsa percezione del rischio
- sopravvalutazione di sé e delle proprie prestazioni
- impulsività motoria e cognitiva durante la guida

b. Durante l’incidente
- assenza d’empatia per le sofferenze della vittima
- scarsa percezione del pericolo di vita della vittima
- impulsività motoria e cognitiva tendente alla fuga

c. Dopo l’incidente
- assenza di rimorso e senso di colpa
- irresponsabilità
- non accettazione delle conseguenze dei propri atti

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