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marzo/2002 - Interviste
G8-Genova
E lo Stato diventa biscazziere
di Giada Valdannini

Innumerevoli polemiche hanno suscitato l’aperture di sale Bingo in tutta Italia (sulle quali l’Erario preleva una fetta di guadagni). La frenesia del gioco può provocare anche danni non indifferenti a livello psichico per i frequentatori della tombola elettronica

La nuova “febbre del sabato sera” dilaga in tutta la penisola: il Bingo ha conquistato gli italiani.
Con lustrini e paillettes, proprio come nello stile del famoso musical, ha preso piede nelle nostre città ma non invade piste da ballo e locali notturni, bensì confortevolissime sale ipertecnologiche.
Proprio come ogni fenomeno di costume che si rispetti, affonda le proprie radici nei desideri e nelle aspirazioni più profonde dell’audience.
Fare denaro in poco tempo e con poca fatica è una prospettiva innegabilmente attraente ma le pene da scontare per chi cede a tale debolezza potranno essere tali e tante da far rimpiangere ogni primitiva aspettativa.
Il Bingo è una tombola giocata su 90 numeri; le cartelle, del costo di 1,5 Euro ciascuna contengono 15 numeri, distribuiti su linee orizzontali composte da cinque numeri ciascuna e su nove colonne verticali. In questa tombola ultra moderna vengono premiate solo la cinquina e, appunto, il Bingo. Un lettore ottico fotografa i numeri incisi sulle palline che ruotano dentro una grande urna di vetro, sospinte da un getto d’aria. Questi numeri vengono poi proiettati sugli schermi luminosi e su ciascun tavolo, ove siedono i giocatori.
La percentuale degli incassi che spetta al vincitore della cinquina è l’8% delle giocate mentre il jackpot per il Bingo sarà pari al 50% delle giocate stesse. La restante parte sarà distribuita fra lo Stato ed i gestori.
Ciò significherà che se ad una giocata partecipano cento persone chi fa Bingo porterà a casa 77,47 euro mentre colui che fa Linea (cinquina) vincerà solo 12,39 euro. Il vero Bingo in realtà sarà per lo Stato che incasserà 30,99 euro a colpo e per i gestori che ogni 5 minuti si intascheranno quasi la stessa cifra.
Ora, svelata già la prima falla di questo post moderno panem et circenses sarà fin troppo facile evidenziare le mancanze di questo marchingegno mangia-soldi che immediatamente comincia a scricchiolare.
Fantasticheria di inzio secolo o semplice retaggio di una cultura ancestrale che mette al centro del vivere sociale lo zampino onnipresente della dea bendata?
Il Bingo deriva dal gioco del Lotto nato nel 1500 ma vede l’origine del nome dal Beano, gioco praticato agli inizi del Novecento negli Stati Uniti, dove un giocatore còlto dall’entusiasmo della vincita, gridò a gran voce “Bingo” e da quell’errore nacque la consuetudine di questo bizzarro termine.
Le previsioni comunicano che in Italia più del 20% degli avvezzi giocatori d’azzardo si sta riversando nelle sale Bingo.
Azzardo è proprio il termine adatto a fissare l’attenzione sull’acceso conflitto che vede schierati in campo religiosi e forze politiche delle più disparate tendenze. Buona parte dell’opinione pubblica si schiera contro la falsa e tendenziosa definizione che vuole il Bingo un innocuo diversivo alle fredde serate d’inverno. Il Bingo può diventare un elemento di “socializzazione alienante” ed alienata, uno specchietto per le allodole, una scintillante aspettativa ben presto tradita.
Le varie polemiche connaturate all’esplodere di questo nuovo evento, assurto all’onore delle cronache con il tourbillon di voci che circonda ogni “kolossal” americano non fermerà la vasta coalizione politica ed i vasti interessi celati dietro il nuovo gioco. Le nuove sale Bingo sorgono molto spesso in cinema dismessi, grandi auto-officine chiuse da tempo ma raramente in luoghi per tale scopo creati. La Cirsa, prima multinazionale al mondo impegnata nel business di questo popolare gioco d’azzardo dopo aver conquistato mezza Europa ora è giunta anche in Italia con slogan e dichiarazioni quantomeno opinabili.
Si vuole far passare il Bingo per un gioco di estrema socializzazione e le sale da Bingo luoghi in cui anche persone disagiate potranno incontrarsi trascorrendo i propri pomeriggi tra una giocata e l’altra. All’uscita di queste sale la sensazione che si percepisce è ben diversa! Le facce dei giocatori sono tutt’altro che rilassate, i volti molto spesso corrucciati ed i portafogli sicuramente più leggeri. Dopo aver fatto una bella fila all’ingresso arriva finalmente il proprio turno, ci si siede, si acquistano le cartelle dagli assistenti di sala e si spera in trepidante attesa il concretizzarsi dell’evento: la vittoria.
Ad un ritmo vorticoso la voce impostata scandisce dal microfono i tanto attesi numeri ed il dubbio si fa sempre più insistente nella remota parte ancora razionale del cervello di chi è in preda al gioco: “E se la dea Fortuna non mi baciasse?”. Come volevasi dimostrare la fortuna premia sempre il signore del tavolo accanto ma l’accanimento a questo punto diviene spietato. La saggezza popolare esprime con i modi di dire e con un pizzico di cinismo molto più di tortuose locuzioni moderne: “La fortuna è come un’anguilla... quando credi di averla presa sfugge” e così si passa un’intera serata a versare i soldi su un tavolo da gioco.
Le giocate durano una media di cinque minuti ed il silenzio è pressoché totale .Un boato da stadio interrompe la calma piatta ed applausi scroscianti invadono la sala mentre il vincitore inneggia ad una vittoria dal fiato corto e dal piccolo valore. Il jackpot non stravolge davvero la vita ma la vincita, qualora vi sia, è sicuramente immediata.
Se non ci troviamo di fronte ad una svolta epocale nelle abitudini degli italiani, scommettitori nel Dna, ci troviamo sicuramente di fronte ad un mutamento di costume: piccole scommesse per piccole vincite.
I vertici ecclesiastici tuonano dall’alto dei loro pulpiti: il Bingo è un fenomeno in bilico fra il semplice divertimento e la pericolosa assuefazione. Ora, pur contestando coloro che contro ogni novità ingaggerebbero una crociata, è opportuno rilevare quanti e quali danni uno “Stato biscazziere” possa arrecare ai propri cittadini se non criticamente tutelati.
Rolando De Luca, responsabile del centro terapia per ex giocatori d’azzardo a Campoformio, annuncia che l’ottanta per cento degli italiani ha contatti con il gioco e che c’è sempre alla fine chi ci rimette. Così, dopo le file per l’euro, le file per il Bingo, si rischia poi di far la fila dal dottore, da uno specialista ed il divanetto in stile centro benessere, situato all’ingresso delle sale Bingo, assomiglia sempre più al lettino dello psicoanalista!
Questo lotto alla velocità della luce può seriamente indurre a stati di ansia patologica. L’allarme viene lanciato dalla Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive. “La dipendenza dal Bingo – chiarisce il professor Guerreschi – provoca uno squilibrio della regolazione della biochimica cerebrale”.
In Spagna, a Barcellona, dove tale fenomeno ha fortemente attecchito è stato creato, un reparto ad hoc per le giocatrici incallite di Bingo, un dipartimento di psichiatria.
L’età media dei giocatori è inferiore ai sessant’anni e tutti sono esposti ai rischi di questo pseudo-gioco d’azzardo. Non parliamo poi dei minori, ammessi nelle Sale, purché accompagnati da un maggiorenne che può anche non essere un genitore.
Il sociologo Maurizio Fiasco, consulente della Commissione antimafia, si occupa da anni di decifrare il mondo del gioco d’azzardo e demolisce il mito del Bingo quale emblema di civiltà e progresso. Così, di apertura in apertura di sale Bingo una nuova leva di scommettitori compulsivi dilaga per le vie delle nostre città e se è vero che “la fortuna aiuta gli audaci”, perché l’audacia non si accompagna, però, con l’intelligenza?.

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