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marzo/2002 - Interviste
Prostituzione
Donne come merce
di Silvia Ragni

La maggior parte delle ragazze (soprattutto giovanissime) proviene dai paesi dell’Est europeo, quasi sempre clandestine, intrappolate in un “giro” che le smista in Italia ma anche all’estero

Prendiamo a prestito dall’ “Universo del corpo”, -Enciclopedia italiana Treccani- (ed. 2000), la definizione che viene data al termine “prostituzione”: con il termine prostituzione si definisce l’attività abituale e professionale di chi offre prestazioni sessuali a scopo di lucro. Si tratta di un fenomeno antico, ma che ha avuto cambiamenti interessanti dal punto di vista sociologico, semiologico, psicodinamico, fenomenologico, e della psicologia sociale, giungendo ad interessare l’ambito della psicopatologia”.
La definizione è dello psichiatra Adolfo Petiziol, che abbiamo intervistato in queste pagine e con il quale focalizzeremo alcuni aspetti di questo fenomeno, antico, forse come l’uomo.
Fenomeno che in questi ultimi tempi è tornato a far parlare in modo più animato di sé: ha fatto cronaca la visita di don Benzi a Berlusconi, insieme a due prostitute straniere, a cui il premier, salutandole, ha regalato 5 milioni di lire ciascuna. Don Benzi, lo ricordiamo, è quel sacerdote che da anni si batte per riscattare le ragazze di strada.
La sua proposta è di stabilire per decreto che consumare rapporti sessuali con prostitute straniere diventi reato.
A questi ultimi avvenimenti sono seguiti commenti di politici, gruppi umanitari, perfino di attrici... insomma ognuno, secondo il suo punto di vista, ha cercato una soluzione a questo problema. Già, per chi è il problema? Più che altro di tipo estetico, a sentire il capo di governo, che ha ripetuto ai giornalisti di “voler ripulire le strade”: il problema sembrerebbe soprattutto per le famiglie che, passeggiando, assistono per le strade ad uno spettacolo poco educativo. Anche “passeggiando” per le reti televisive non ci si educa molto in questi ultimi tempi e i genitori, oltre che allo “slalom” tra le vie della propria città sono costretti a volte a zapping continui per evitare ai propri figli scene e situazioni poco adatte a loro.
Il problema non sarà neanche per i clienti delle prostitute, visto l’affollamento di automobili intorno alle ragazze di colore che passeggiano per le strade italiane (si calcolano almeno 9 milioni di clienti).
Forse i veri problemi sono proprio di queste ragazze, clandestine, intrappolate in un giro di delinquenza organizzata che le “smista” come merce sul territorio nazionale e internazionale secondo una logica commerciale. Niente da spartire con quel fenomeno di una volta in cui era coinvolta una prostituta e il suo protettore: una figura con una carica di “affettività”, se pur distorta, per la donna che riceveva da questi, oltre che lo sfruttamento, una sorta di protezione dal mondo. Ma prima di entrare maggiormente in questi aspetti, che tratteremo nell’intervista, vediamo alcuni dati in cifra sulla attuale situazione italiana.
In Italia le prostitute sono circa 70.000, di cui circa la metà immigrate e di queste quasi il 40% minorenni. Quando si parla di prostituzione si pensa sempre alle donne, ma in realtà queste sono il 94,2 %, mentre il 5% sono transessuali e lo 0,8 travestiti.
Per quanto riguarda la “distribuzione” e la concentrazione delle prostitute, i dati dicono che il 65% lavora in strada, il 29,1% in albergo e l’1,3% in casa.
Con queste cifre non ci si può neanche stupire del “fatturato”: 92 milioni 962mila 242 euro al mese.
Cosa dice la legge? In parlamento sono depositate sette proposte di legge; tutte mirano a modificare la legge Merlin che nel 1958 dispose l’abolizione delle 560 case di tolleranza. Questo intervento tolse allo stato il controllo/gestione della prostituzione. Da allora è reato il favoreggiamento e lo sfruttamento.
Di fronte ad un fenomeno di così vasta portata è interessante una riflessione, che al di là dei luoghi comuni o delle soluzioni ideali, sottolinei alcuni aspetti di questo lato neanche troppo oscuro della nostra società.
Per questo parliamo con il prof. Adolfo Petiziol, che da più di 40 anni si interessa alla prostituzione sotto vari profili, fino a quello psicopatologico. Nel 1962 i suoi studi lo portarono anche alla pubblicazione di un libro sull’argomento.
Professor Petiziol, può brevemente tracciare un’evoluzione di questo fenomeno di cui si ha traccia esplicita già nella antica Roma, sottolineando quegli aspetti che meno sono messi in luce tradizionalmente?
La prostituzione non è mai stata trattata in modo scientifico: negli anni ’50 sono stato per così dire l’“eminenza grigia della Merlin e allora avevamo sottoposto a dei test in clinica universitaria le prostitute. Poi ne ho seguite anche alcune in carcere.
C’è la prostituta occasionale, che lo fa per ragioni contingenti, il più delle volte economiche, sociali, (favorite dall’ambiente, la famiglia, la miseria), o per caratteristiche di personalità: credulità, suggestionabilità, distorta proiezione per il futuro. Nelle professioniste, tuttavia, sono riscontrabili motivazioni più complesse e profonde, come sentimento di colpa, desiderio di ottenere passivamente affetto e sostegno, reazioni aggressive rivolte sotto forma di disprezzo verso se stesse attraverso reazioni autopunitive. Queste stesse caratteristiche le ritroviamo in soggetti affetti da depressione, o da nevrosi d’angoscia.
La prostituzione, oggi è cambiata molto. Prendiamo il rapporto triangolare che la caratterizza: la prostituta, il suo protettore e il cliente. Il protettore è cambiato: un tempo era quasi una figura romantica, in quanto, oltre allo sfruttamento, manifestava quasi un’affettività per la “sua”donna, con un istinto di proprietà e di possesso. Detentore del potere, ma anche con una funzione protettiva, otteneva che la donna gli si affezionasse in un modo tutto particolare.
In questi ultimi anni è intervenuto, nelle nostre società, il movimento femminista che ha riscattato la donna dal giogo maschile. Anche in modo scorretto in alcuni casi. Io sostengo sempre che la donna è andata un po’ troppo avanti, è diventata anche castrante nei confronti dell’uomo. La donna dovrebbe mantenersi comunque femmina e l’uomo maschio. La congiunzione poi è perfetta.
Nell’ambito di questo stravolgimento di ruoli anche la prostituta è cambiata: si è disancorata dal protettore e ha cominciato a lavorare in proprio. Si è andato affermando un ruolo femminile più attivo, in cui è lei a scegliere i tempi, i luoghi, e remunerazione, gestendo in maniera diretta e personale la sua attività e mettendo in crisi l’antica equazione: virilità-attività/femminilità-passività.
La prostituta tradizionale era classificata come masochista, oggi è invece sadica: ha incorporato il sadismo, che era la caratteristica del protettore, perché si è emancipata da lui. Il masochismo è passato dalla prostituta al cliente, che è un soggetto passivo, immaturo.
Finora abbiamo parlato di prostituzione italiana: di prostitute che lavorano nella propria casa e si gestiscono autonomamente e anonimamente il proprio lavoro. Altra cosa è la prostituzione straniera sulle strade: il magnaccia di oggi è un delinquente, che si serve di queste donne per avere guadagno. Ne organizza il reclutamento, le costringe con false promesse, coercizioni, brutalità diverse ad entrare nel giro della prostituzione e, senza esercitare nessuna funzione protettiva né avendo funzione affettiva, sfrutta i proventi del loro mestiere.
È un tipo di prostituzione collegata al giro criminale.
Prima ha accennato alle caratteristiche del cliente. Che dire di lui?
Ci sono tante persone con problemi, che trovano anche solo momentaneamente una persona che gli dà una soddisfazione immediata.
Una volta alcuni aspetti erano differenti però: i clienti sposati raccontavano i loro segreti alle prostitute, che avevano una funzione anche emotiva in questo senso. Gli uomini sposati - e questo vale per qualsiasi epoca - tendono a scindere i due aspetti: la affettività con la moglie e la sessualità con la prostituta, alla quale si può chiedere tutto.
In generale ci sono persone che hanno sentimenti di inferiorità, persone impotenti, che provano ad andare con la prostituta, perché l’impotenza da questa è accettata, da un’altra persona no. Ci sono poi quelli che vogliono una riprova della loro sessualità. In fondo una funzione la prostituta ce l’ha: una funzione distorta ovviamente, in quanto una persona matura, “normale”, ricerca un rapporto d’amore normale.
Nel caso della prostituzione parliamo di persone immature, che mantengono alta la richiesta di persone che si prestino a questo mestiere. L’uomo non è maturo come si potrebbe pensare. Anzi, lo è meno di un tempo. Come dicevamo prima, l’uomo si è molto addolcito, è più femminile, mentre la donna si è mascolinizzata.
Veniamo all’aspetto della retribuzione versata alla prostituta: rappresenta il mezzo per escludere qualsiasi responsabilità, “io ti pago, zitta”, e forse serve anche per tacitare il senso di colpa. È un mondo complessissimo, che non è mai stato affrontato secondo i vari aspetti che coinvolge. Altro aspetto che coinvolge la prostituzione è l’anonimato che caratterizza i protagonisti; è un rapporto limitato nel tempo, non ha condizione affettiva, permette un’inclinazione alla passività.
Per quanto riguarda il fenomeno nella sua complessità, non dico che ci sia una inclinazione nella prostituta: non ci si nasce, ci si diventa. Ma a parità di condizioni, perché una ragazza ci diventa e un’altra no? Una mentalità infantile si compatta con l’attività criminale del delinquente. Nessuna straniera viene qua per fare la prostituta, probabilmente lo faceva già nel suo paese. È una che viene sfruttata sapendo di essere sfruttata.
Esiste anche la prostituzione maschile?
Certo che esiste. Per ora è sommersa. È per lo più di tipo omosessuale, a volte nella forma del travestitismo. Oppure è rivolto ad una clientela femminile. Dipende sempre dall’emancipazione femminile. Quest’ultima forma di prostituzione mette in luce come donne e uomini egualmente possano comprare e vendere il proprio corpo.
Il fatto che la donna decida di scegliersi un partner pagando la sua prestazione può essere interpretato in diversi modi: si potrebbe parlare di mutamento antropologico, di emancipazione, dell’affermare con gesti estremi la parità. In ogni caso non sono aspetti correlabili fra di loro. In generale le richieste provengono da donne di mezza età, interessanti, con personalità contorte. Si sconvolgono antichi canoni, si intravede una ribellione: “io posso comprarmi anche il sesso”, ma si evidenzia anche una serie di problemi connessi alla passività femminile, di cui è stata fatta tradizionalmente simbolo la donna. Per quanto riguarda la motivazione: il desiderio nascosto (che appare in molti sogni) di qualsiasi donna di scegliere, piuttosto che essere scelta, di essere desiderata da molti uomini, di avere un potere. Interpretare insomma il ruolo della prostituta. È un sogno segreto, fantastico, come quello dell’uomo di avere l’harem.
E per quanto riguarda il prostituto?
Non certamente solo l’avidità o il bisogno di denaro, come non lo è per la prostituzione femminile, spinge l’uomo a questa pratica. Nella vita di tutti i giorni il prostituto può lavorare, fare un mestiere qualsiasi. Si potrebbe ipotizzare un bisogno di continua verifica della propria sessualità, del bisogno di rompere regole, realizzare rappresentazioni mentali. È un fenomeno troppo recente, manca di dati per poter essere trattato scientificamente.
Venendo alla attuale situazione italiana, esiste secondo lei una soluzione al problema di oggi?
Inutile dire che la prostituzione c’è sempre stata. Che sia opportuno togliere le ragazze dalle strade, mi sembra un decoro, ma non per il fatto che siano sotto gli occhi delle famiglie. Io ritengo però che il problema sessuale sia una questione personale, che non dovrebbe interessare lo Stato. Lo Stato dovrebbe regolarizzare l’aspetto pubblico, poi ognuno dovrebbe poter fare quello che vuole a casa propria. Non tornerei alle case chiuse: prima della legge Merlin, era lo Stato ad essere “lenone”.
Che pensa della Germania che lo scorso anno ha legalizzato la prostituzione, equiparando le prostitute a libere professioniste?
In quel senso mi pare corretto: io faccio una prestazione e consegno la mia ricevuta, come altre professioni, ricevendo il compenso. È discutibile il fatto di trovare in ogni città delle strade, delle zone. Affascina in un certo modo, perché gli uomini possono andare lì, come in nord Europa, ma non ne sono convinto. Non esiste una soluzione ideale, una soluzione parziale potrebbe essere anche creare una zona delle prostitute, ma verrebbe sicuramente movimentata da quelle straniere. Quelle italiane lavorano in casa, hanno paura delle strade e non ci vanno.
La prostituzione non si può neanche combattere: c’è perché ci sono dei soggetti immaturi che ne hanno bisogno. È la domanda che fa l’offerta, non è in sé la prostituta. Se io apro un supermercato e non viene nessun cliente, chiudo. Anche il fatto di multare il cliente, è una violazione della libertà: se io voglio andare con la prostituta, io posso andare, se non do scandalo, non comprometto nessuno. Il problema è lo sfruttamento, che è un’altra cosa. Quando è uscito il mio libro “La prostituta”, sono stato minacciato e ho vissuto in albergo per alcuni giorni scortato dalla Polizia. Ed erano gli anni ’60…


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La situazione in Europa

Germania: la prostituzione è legale dallo scorso anno. È stata così regolarizzata la posizione di oltre 400.000 donne che la praticano. Equiparata a qualsiasi altra professionista, la prostituta ha diritto alla mutua, la pensione, il sussidio di disoccupazione e naturalmente paga le tasse.
Grazie a questa nuova posizione può perseguire in giudizio i clienti inadempienti al pagamento, firmare contratti di lavoro, scegliersi i clienti. Anche il favoreggiamento non è punibile.

Gran Bretagna: prostituirsi non è illegale, ma lo sono l’adescamento, il favoreggiamento, lo sfruttamento. Le prostitute lavorano soprattutto in case private e locali. È diffusissima la forma di pubblicizzazione dell’attività attraverso volantini affissi ovunque. Questo fatto ha infastidito molto l’opinione pubblica ed ha costretto il governo a prendere provvedimenti. È stata così introdotta una legge che prevede fino a 6 mesi di detenzione per chi ricorre a questa forma di pubblicità.

Olanda: è il paese che storicamente in Europa ha diffuso con maggior libertà questo fenomeno. Legale fin dall’epoca di Napoleone, la prostituzione impiega dalle 20.000 alle 30.000 donne, che sono tenute al pagamento delle tasse, ma non a controlli sanitari obbligatori. Sono impiegate in locali chiusi ormai equiparati a esercizi commerciali. Vi possono lavorare solo persone maggiorenni, e non extracomunitarie irregolari.
Nel paese esistono anche undici zone periferiche all’aperto destinate alla prostituzione, mentre chi esercita nei marciapiedi o fuori di queste zone può essere arrestata.

Belgio: è legale dal 1948, ma viene perseguita se turba l’ordine pubblico. Le prostitute belghe sono lavoratrici autonome di fronte al fisco, non hanno però tutela sanitaria.
Lo sfruttamento è perseguito per legge ed è punibile qualsiasi rapporto sessuale con una persona di meno di 14 anni.

Spagna: è legale, anche se con certi vincoli. Dichiarati fuori legge nel 1956, gli antichi bordelli sono diventati “clubs”. La prostituzione è praticata sia in strada che al chiuso; perseguibile l’adescamento.

Francia: con la legge Richard le case di tolleranza sono state chiuse nel 1946. Il governo non intende riaprirle nella convinzione che la prostituzione rappresenti una forma di violenza nei confronti della donna. Il governo però fa pagare le tasse a chi vende il proprio corpo.
Dal 1960 non esistono più schedature e controlli medici sulle prostitute. La Polizia non può vietare la prostituzione in strada, ma regolamentarla se avviene in determinati luoghi, come nelle vicinanze di una scuola. Lo sfruttamento è reato.

Irlanda: è reato. Sono vietate le case chiuse. Sanzioni per clienti e prostitute.

Italia: non è illegale prostituirsi, lo è lo sfruttamento della prostituzione e l’adescamento. Ci sono sette proposte di legge in Parlamento; tutte mirano a modificare la legge Merlin del ’58, che dispose l’abolizione della case chiuse. L’elemento comune delle proposte è la condanna dello sfruttamento e della prostituzione coatta.
La proposta di don Benzi, risaltata dal suo recente incontro con Berlusconi, è di vietare i rapporti con donne straniere che si prostituiscono per strada.
S. R.



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Scheda su Adolfo Petiziol

Il professor Adolfo Petiziol è docente di psichiatria, specialista in neuropsichiatria, tra i suoi numerosi incarichi in questi anni: direttore di dipartimento di salute mentale, direttore dell’Ospedale Umberto I° di Roma, presidente eletto della Società europea di psichiatria sociale.

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