Le grandi città, è cosa nota, sono un amplificatore di quasi tutti i problemi urbani. Soprattutto per quanto riguarda la criminalità predatoria e quella organizzata, e - a causa dei noti fatti di New York nel settembre scorso - per l’emergenza del terrorismo, fenomeno del tutto imprevedibile che può colpire dove meno si pensa e nelle forme più inconsuete.
Roma, ovviamente, può considerarsi un obiettivo a rischio anche per la presenza del pontefice e di tutto ciò che gravita attorno al Vaticano.
Per questo le misure di prevenzione nell’Urbe hanno assunto e assumono caratteristiche particolarissime. Se n’è fatto garante il prefetto (da poco più di tre mesi nel suo incarico) che, come è illustrato in queste pagine, ha tracciato piani precisi per quanto riguarda la prevenzione e il contrasto del crimine. Del Mese, nel corso di un incontro con i giornalisti, ha tenuto a precisare che tranquillità non significa inazione, lasciando intendere che nulla è stato trascurato per garantire alla capitale italiana tutte quelle misure in grado di prevenire fatti delittuosi anche di carattere terroristico.
Per quanto riguarda la presenza dell’immigrazione clandestina, il prefetto di Roma ha dato dei segnali precisi sulle linee di azione: “Abbiamo avviato (ha spiegato Del Mese ai giornalisti) un grande lavoro di ricognizione. Stiamo esaminando caso per caso le varie situazioni, con operazioni mirate di polizia in modo da poter individuare quali siano i soggetti che hanno titolo a restare in Italia. Nelle ultime settimane c’è stato un aumento notevole di espulsioni nei confronti di clandestini. L’effettività dell’espulsione - spiega il prefetto - è legata al fatto che i destinatari vengano o meno riconosciuti come cittadini dal paese d’origine. Recenti accordi con Marocco, Tunisia e Albania hanno reso le espulsioni più facili. Con altre nazioni il ministro dell’Interno ha intavolato trattative”.
Intanto a Roma sono arrivati i soldati. Saranno meno di 500 e grazie al loro supporto si potrà vigilare su strutture fuori dell’area urbana, come aeroporti, antenne, ripetitori e acquedotti, sollevando le Forze dell’ordine tradizionali da questa supplenza e riportandole nel controllo del territorio.
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