Alla vigilia delle partite considerate a rischio del Cesena contro il Rimini e il Livorno, visti gli storici e gravi precedenti, prendendo spunto dalla lettera di uno dei tanti cittadini stanchi di subire, apparsa di recente anche su un quotidiano locale, iniziamo un viaggio nel mondo del cosiddetto “calcio malato”.
In tale contesto, come sindacato di Polizia maggiormente rappresentativo, riteniamo di doverci soffermare e sottolineare come le Forze dell’ordine sono sempre più strumento per sanare le turbative sociali, ed anche come sempre più sono chiamate a svolgere compiti che mettono seriamente in pericolo la loro e l’altrui incolumità (Genova docet...).
Ogni domenica - ma oramai anche in altri giorni - scattano i 90 minuti dedicati allo sport nazionale più seguito durante i quali la penisola viene assediata da 10.000 operatori addetti alla sicurezza con un costo, a carico di tutta la società, che si aggira attorno ai 2 miliardi, superando abbondantemente i 100 miliardi di lire annui.
Le città interessate da tali eventi si trasformano spesso, chi più e chi meno, in terreno di guerriglia urbana che normalmente lascia sulla propria scia danneggiamenti (treni, abitazioni, veicoli, ecc.), saccheggi (autogrill, bar, ecc.), senza che si riesca, il più delle volte, ad individuare gli autori materiali dei reati. Dopo il danno la beffa!!!
La regione Emilia-Romagna, con le sue 9 provincie, per quanto concerne i soli impegni calcistici, conta 3 squadre di serie A (Bologna, Parma, Piacenza); 1 in serie B (Modena); 4 in serie C (Cesena, Reggiana, Rimini, Spal) e 1 in Eccellenza (Ravenna). Inoltre è in una posizione importante per gli spostamenti sia per ferrovia che su gomma di molte frange ultras.
Il Siulp, da sempre contrario alla militarizzazione del territorio, è in forte dissenso con chi vuole ricondurre, a forza, ogni allarme sociale ad un problema di ordine pubblico. Crediamo invece che le Forze di polizia che svolgono questa delicata mansione, così come hanno costituito le “squadre tifoserie” presso tutte le questure d’Italia, debbano essere affiancate anche da un servizio di “vigilanza dello stadio” fornito dalle società sportive, supportate necessariamente da impianti tv a circuito chiuso.
Così come non deve essere solo il questore ad impedire l’accesso allo stadio ai violenti, ma le stesse società sportive hanno il dovere morale oltre che la responsabilità civile di rinunciare pubblicamente ed attivamente ai loro sostenitori più agguerriti, contribuendo in parte anche al pagamento delle spese sostenute dallo Stato, e cioè da tutti i cittadini, per ogni manifestazione sportiva.
Ugo Vandelli
Segr. Reg. Siulp - Emilia Romagna
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