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febbraio/2002 - Interviste
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Un progetto ambizioso
di Antonio Costa

A meno di due anni da una scissione che poco aveva a che fare con gli interessi dei lavoratori, con l’approssimarsi del Congresso del Siulp ritengo sia giunto il momento, per tutti, di trarre un primo bilancio.
Per noi che, con grande sofferenza, decidemmo di non seguire i compagni della Cgil nel Silp, costituendo un’area di sinistra nel Siulp, si è trattato, per vari motivi, di un’esperienza esaltante. Eravamo considerati un branco di disperati, degli illusi che, senza un aggancio organico con alcuna Confederazione, avevano la velleità di continuare un’esperienza unitaria mantenendo salda la nostra identità e senza rinunciare ai valori di riferimento. Davanti a noi quasi tutte le porte della sinistra si sono chiuse, siamo stati considerati degli avversari, dei venduti, nella migliore delle ipotesi degli stupidi.
Oggi possiamo dirlo: è stata durissima, ma i fatti sembrano darci ragione. La nostra opposizione ostinata alla frammentazione, che non giova certo ai lavoratori, la nostra voglia di unitarietà, è stata premiata.
Ci apprestiamo ad un congresso vero, ma comunque vada abbiamo già vinto. Il Siulp non si affilierà alla Cisl e per statuto continuerà a guardare a Cgil, Cisl e Uil; il suo riferimento continuerà ad essere l’insieme del mondo confederale. Si tratta di una scelta unilaterale, resa possibile dalla tensione unitaria degli amici della Cisl, che ci auguriamo serva a vincere la cecità di Cgil e Uil riportandole a dialogare con il sindacato di Polizia di gran lunga più rappresentativo.
Con i colleghi che si riconoscono idealmente nella Cisl abbiamo instaurato un rapporto franco e leale, basato sul rispetto delle singole idealità e delle diversità.
Per la prima volta, a meno di improbabili sconvolgimenti dell’ultima ora, forse ci apprestiamo ad un congresso in cui il confronto sarà aspro e serrato sui contenuti e sulle politiche, ma non su quote e posti. Le aree si confronteranno sul da farsi ma non saranno eserciti in lotta l’uno contro l’altro non si sa per cosa se non per il potere del capo.
Ne siamo orgogliosi ma lo consideriamo solo un punto di partenza. Il nostro progetto, molto ambizioso, contiamo di realizzarlo ragionando per tappe.
La nostra prima esigenza era sopravvivere senza snaturarci e tantomeno mettendoci sul mercato. Si tratta della prima scommessa vinta. Non era scontato, tanti erano i nemici, sia all’interno (dove da non pochi eravamo a mala pena sopportati) che soprattutto all’esterno.
Innanzitutto i compagni del Silp. Considerando gli enormi mezzi politici ed organizzativi di cui hanno goduto, l’essersi posizionati non troppo oltre la soglia minima di rappresentatività dovrebbe indurli ad una attenta riflessione. Nei posti di lavoro hanno condotto una guerra senza quartiere ai nostri delegati di base. D’altra parte la stessa Cgil, tempo fa, ha diramato una nota alle sue strutture territoriali in cui si indicava nel Silp l’unico interlocutore. È stato perpetuato il vizio atavico della sinistra alla lotta fratricida, anziché ricercare le ragioni dell’unità per confrontarci, insieme e quindi più forti, con la controparte.
Non abbiamo mai risposto alle provocazioni perché altro è il nostro progetto. Non siamo interessati alla supremazia a sinistra, che pure, numeri alla mano potremmo rivendicare. Nel nostro orizzonte vi è il ricongiungimento con tutti coloro che hanno abbandonato il Siulp e non solo con loro.
Riteniamo fondamentale una nuova stagione sindacale, una stagione di lotta per la salvaguardia dei diritti primari del lavoratore, dal diritto ad una adeguata retribuzione al diritto ad una vecchiaia serena, da diritto alla salute al diritto al rispetto della dignità umana al diritto a vivere in una società più sicura e più giusta.
Per l’affermazione di tali diritti è necessaria una nuova coscienza sindacale, la fine della frammentazione e delle stupide rivalità fra le varie organizzazioni sindacali che hanno come unico risultato l’indebolimento dei lavoratori.
Lavoriamo per la costruzione di un grande sindacato unitario, democratico e pluralistico, che sappia essere la casa di tutti i lavoratori democratici, che metta al centro dell’iniziativa sindacale la tutela dei diritti e la salvaguardia dei bisogni, connesso al mondo confederale tutto, che sappia essere autorevole interlocutore delle istituzioni e sia aperto al mondo della società civile.
Forse a qualcuno può sembrare utopistico, ma abbiamo già dimostrato che le scommesse impossibili, con serietà e dignità, nel rispetto dei nostri e degli altrui ideali, siamo in grado di vincerle.
Antonio Costa

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