A proposito del G8, con un po’ più di pacatezza, si può fare un utile e più calmo ragionamento.
Non mi dilungo sulla questione violenza perché è lapalissiano che nello scontro a caldo la violenza è “normale”; voglio dire semplicemente che nel corpo a corpo (se con una azione intelligente mediativa non lo si è potuto evitare) i colpi vanno e vengono. Mi sono trovato negli anni ’60 e ’70 in queste situazioni e la violenza, come c’è stata allora, ci sarà sempre in casi specifici. Dall’alba dei secoli l’uomo è fatto così e non cambierà mai. Certo è che se invece il dialogo e la cultura etica escono allo scoperto magari qualche indecenza può essere evitata.
Certamente la violenza più bieca e orrenda è (come le indagini hanno accertato) stata perpetrata negli uffici di Polizia e nei reparti ove i manifestanti si trovavano dopo gli arresti subiti, cioè non a caldo. Su queste vergognose vicende non aggiungo altro se non che la magistratura, mi auguro, saprà fare giustizia piena sulle responsabilità perché rimango veramente stupìto che chi doveva evitare violenze posteriori ai fatti non ha fatto nulla perché ciò non accadesse.
Ma quello che mi ha sconcertato e offeso come cittadino ed ex poliziotto è il balletto indecente che ne è seguito da parte dei massimi vertici delle Forze dell’ordine. Sentite che capolavori di dignità e di correttezza istituzionale: il questore Colucci accusa tutti, La Barbera e gli 007.
De Gennaro scarica il questore e il prefetto di Genova.
Canterini, il comandante del Reparto Mobile di Roma accusa i Carabinieri.
Colucci scarica il Capo della Polizia: sapeva tutto.
La Barbera e Canterini si accusano a vicenda e non escludono di denunciarsi.
I dossier: disastro organizzativo.
Termino qui per il disagio che mi attanaglia. Potrei allungare la lista dello “scaricabarile”. Ma mi corre l’obbligo di pormi e porre una domanda: ma se i massimi responsabili dell’ordine e della sicurezza pubblica si accusano in questa maniera invereconda, il cittadino di chi si potrà fidare? Potrà fare un’unica constatazione: la poltrona è l’unica scelta fatta da parte di ognuno di questi personaggi di una tragica pagina della nostra storia: la dignità è un vocabolo a loro sconosciuto.
Angelo D’Orsi, studioso insigne, ha giustamente sottolineato il rischio di un ruolo extraistituzionale delle Forze dell’ordine che finisce per marginalizzare non solo il ruolo della magistratura ma anche degli stessi governi ed ha aggiunto riflessioni molto ponderate sui fatti accaduti. Per risposta, l’ex ministro dell’Interno Napolitano, ha detto: “nessun processo alla Polizia” e “mettere sul banco degli imputati la Polizia stessa sarebbe un grave errore”.
L’errore più grande è invece, secondo me, mantenere simili persone ai posti di comando e direzione nazionale quando si appalesa una grave mancanza etica e comportamentale a scapito della realtà oggettiva dei fatti in essere.
Naturalmente questo non vuol dire che alcuni di loro, in passato, non abbiano conseguito risultati molto importanti nel campo della lotta alla mafia e al narcotraffico, e che abbiano avuto un giusto riconoscimento di carriera; ma questo non è certamente un viatico per sempre e comunque permetta di agire senza responsabilità connesse con il quotidiano.
Oscar Wilde diceva: “la memoria è il diario che ciascuno porta sempre con sé”. Sarebbe grave perdere la memoria di cosa è stato il Movimento (poi sindacato dei poliziotti) che nella sua costituzione aveva messo come baluardo primario alcune parole incancellabili: “Etica, Diritto, Dovere, Libertà, Morale”.
Orlando Botti
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