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febbraio/2002 - Interviste
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Un carabiniere come me...
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L’articolo 29 della Costituzione così recita: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”.
Il Codice civile all’articolo 143 così si esprime: “Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri. Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione. Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia”. e, all’articolo 147: “Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli”.
Se questo è previsto dalla Costituzione Italiana, di conseguenza dovrebbe essere applicato; ed allora perché è proprio lo Stato a non applicarlo?
L’Arma dei Carabinieri è un’Istituzione comunque alle dipendenze dello Stato e perché nei regolamenti interni non viene tenuto conto della Costituzione Italiana e nemmeno del Codice civile? Forse perché i Carabinieri hanno solo dei doveri e non dei diritti?
Io sono un carabiniere che fa servizio da diversi anni in una regione d’Italia; per alcuni regolamenti interni, solo ed esclusivamente all’Arma, dobbiamo rimanere fuori dalle nostre Regioni d’origine per almeno otto anni, che poi si risolvono in almeno 10/12 anni considerando che gli anni di istruzione non contano. Però a mio parere queste regole dovrebbero essere modificate quando sono in contrasto con la Costituzione; infatti io ho moglie e una figlia, e vivo e lavoro in una Regione diversa da quella della famiglia, e quello che è più assurdo è che, attenendomi alle regole dell’Arma, nel settembre 2000 ho fatto la domanda di trasferimento per la Regione limitrofa alla mia d’origine e nel maggio 2001 mi è arrivata la risposta al mio traferimento e cioè: “Non trasferito per limite in uscita”.
In questo momento vorrei che qualcuno mi spiegasse cosa dovrebbe fare un carabiniere come me che si vede negati dei diritti previsti dalla Costituzione, dovrebbe forse congedarsi per poter vivere vicino alla propria famiglia, per potersi attenere agli articoli 143 - 147 del Codice civile, dovrei cercare un altro lavoro, magari vicino a casa, così, invece di buttare soldi in autostrada e gasolio, forse potrei far vivere meglio mia moglie e la mia creatura ed è quello che ora non posso fare perché devo fare i conti con 500 km di distanza tra me e loro. Negli articoli citati si prevede che anche il padre debba contribuire all’educazione dei propri figlie ed anche questo non è il mio caso perché io la mia famiglia la vedo due volte al mese mettendo assieme due riposi settimanali quindi per complessivi quattro giorni in un mese.
Ho pensato di far venire la mia famiglia a vivere nella regione dove lavoro, ma dovrei far lasciare il lavoro a mia moglie per poi cercarne un altro e sappiamo quanto è difficile in questi anni trovarlo. Inoltre io ho una casa di proprietà nella mia Regione d’origine dove vivono mia moglie e mia figlia e portarle via vorrebbe dire andare ad abitare in affitto e spendere almeno 800.000 lire al mese. Adesso non so che fare, visto che mi è stato negato dai Carabinieri e dallo Stato un mio diritto e di conseguenza è scattata in me una forma di malessere (penso giustificata); mi sento demotivato e non tutelato come tantissimi altri colleghi.
A lei mi rivolgo, caro Presidente della Repubblica, affinché possa intervenire per far finire queste ingiustizie che ogni giorno noi carabinieri subiamo, ben lieti di servire la Patria, ma una Patria che deve volerci bene perché noi per lei sacrifichiamo anche la nostra vita, se serve.
A lei mi rivolgo, caro Presidende del Consiglio, che in questi anni si è accorto che i Carabinieri sono demotivati; ma sappia che dipende anche da come veniamo trattati e viviamo all’interno dell’Istituzione. chiedo a lei di modernizzare anche l’Arma che non cammina coi tempi che viviamo.
Al Ministro della Difesa ed al Ministro dell’Interno dico: cercate di parificare, come regolamenti interni, le varie Forze di polizia; i Carabinieri non hanno sindacato e nessun organo tutela chi, come me, sta in mezzo alla strada, ma deve comunque e sempre tacere di fronte al grado più alto.
A lei mi rivolgo, comandante generale dell’Arma Siracusa sperando che possa leggere queste mie righe. Per me lei è un collega e come tale dovrebbe aiutarci come facciamo comunque e sempre tra di noi inferiori. Sappia che i suoi uomini rischiano la vita tutti i giorni per strada e chiedono soltanto di poter lavorare un po’ meglio e di vivere vicini alle loro famiglie, per non dovere sommare, ai già tanti problemi di chi fa questa scelta di vita, anche quelli familiari che portano allo stress psicologico con conseguente e naturale demotivazione e risultati che sappiamo ormai tutti: tantissimi divorzi e troppi suicidi.
Un Carabiniere

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